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Venerdì 24 APRILE 2020
Anche lo Smi contro la Risoluzione per il passaggio alla dipendenza di mmg e pediatri

“La montagna ha partorito il topolino, proprio quando eravamo tutti in attesa che si prendesse una decisione degna di tale nome, con i cittadini che vivono nel terrore di essere infettati dal Coronavirus e di non portare a casa la pelle”, commenta il segretario organizzativo regionale, Rocco Imerti. Che chiede un passo indietro sulla risoluzione: “Siamo molto preoccupati di quanto l’assistenza sanitaria quotidiana della popolazione ne risentirebbe”.

“Il Consiglio Regionale della Lombardia vuole che i medici di medicina generale diventino dipendenti? Se non fosse vero sarebbe difficile a credersi. La montagna ha partorito il topolino, proprio quando eravamo tutti in attesa che si prendesse una decisione degna di tale nome, con i cittadini che vivono nel terrore di essere infettati dal Coronavirus e di non portare a casa la pelle”. Questo il commento del segretario organizzativo regionale, Rocco Imerti, sulla risoluzione approvata in Consiglio per il passaggio dei mmg e pediatri alla dipendenza.
 
"Ormai - incalza Imerti - non contiamo più le vittime di questa sconcertante condotta, che non ha saputo arginare la diffusione del contagio per totale mancanza di programmazione; che non è stata in grado di acquistare e fornire al personale sanitario i Dispositivi di Protezione idonei a proteggere dall’infezione; che ha determinato l’esplosione dei decessi nelle RSA; che non ha consentito ai MMG di intraprendere una terapia adeguata che potesse ridurre gli accessi in ospedale; che ha inizialmente voluto escludere la medicina del territorio, creando una condizione divenuta ingestibile negli ospedali di tutte le provincie più colpite. Dopo tutto questo scempio, le uniche risposte sono state lo scaricabarile delle colpe e l’incensamento dell’operato della governance regionale”.
 
Il sindacalista chiarisce che “non ci interessano, come medici di medicina generale, gli eventuali vantaggi del passaggio alla dipendenza, ma siamo invece molto preoccupati di quanto l’assistenza sanitaria quotidiana della popolazione ne risentirebbe. Sarebbe certamente il modo più sicuro per “annientare” la Medicina Generale e la sua stessa essenza, ossia la capillarità territoriale e la possibilità di scelta del medico di fiducia, che verrebbero improvvisamente meno, spazzate via da questa incredibile trovata della Regione”.
 
Imerti si chiede, dunque, cosa ci sia dietro la proposta: “Distogliere l’attenzione dai problemi organizzativi venuti alla luce drammaticamente con l’emergenza Covid19? Punire i medici di medicina generale, non allineati, e non da ora, con la politica regionale? Imbavagliarli con un rapporto di lavoro ricattatorio che ne impedisca critiche e libere espressioni di pensiero? O forse tutte queste cose?”.

Il Sindacato Medici Italiani Regione Lombardia, per voce di Imerti, chiede “fortemente e fermamente” che “il Consiglio Regionale Lombardo si esprima immediatamente smentendo la risoluzione del 22 aprile 2020, sia per il significato politico di questo pronunciamento, sia per le implicazioni pratiche che una tale decisione comporterebbe”.
 
“Non siamo neanche sicuri - conclude Imerti - che siano state valutate appieno le conseguenze legali ed economiche di un cambiamento del genere, che anziché andare incontro alle problematiche emerse nella medicina territoriale, soprattutto nell’ultimo periodo, farebbe fare un salto indietro di decenni, scalfendo alle basi le fondamenta della medicina universalistica tanto decantata”.

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