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Lunedì 27 APRILE 2020
La Asl di Rieti avvia indagine sul personale per comprendere l’impatto dell’emergenza

Il progetto monitora tre diversi campi della professionalità di un individuo, campi che, spiega la Asl, “potrebbero essere indirettamente coinvolti nella genesi di un potenziale errore”: la gratificazione personale, le risorse emotive, e i processi di depersonalizzazione. L’obiettivo è valutare il coinvolgimento del professionista allo scopo di garantire elevati standard di sicurezza delle cure e contenere il rischio dell’errore.

La Direzione Aziendale della Asl di Rieti ha avviato, presso le strutture Covid S. Lucia di Rieti e ALCIM di Contigliano, allestite come strutture socio-sanitarie destinate all’assistenza per ospiti COVID, un progetto che ha come obiettivo quello di garantire elevati standard di sicurezza delle cure e contenere il rischio dell’errore (skill- and rule- based behaviour) correlato alla salvaguardia delle risorse emotive del personale sanitario destinato ad assistenza COVID-19.
 
Il progetto è curato dall’Unità operativa Risk Management diretta dal dottor Maurizo Musolino, in collaborazione con la dottoressa Serena Nobili. Attraverso i contatti telefonici e la valutazione mediante strumenti validati in letteratura, si presta attenzione al vissuto emotivo degli operatori, al fine di “potenziare i meccanismi della resilienza professionale, meccanismi fondamentali per affrontare l’emergenza in corso”. Diventa allora importante, spiega la Asl in una nota, “ascoltare il personale sanitario, monitorando i tre diversi campi della professionalità di un individuo, campi che potrebbero essere indirettamente coinvolti nella genesi di un potenziale errore”. Questi ambiti sono: la gratificazione personale, le risorse emotive, e i processi di depersonalizzazione.
 
Il progetto ha coinvolto tutti gli operatori delle strutture Covid, che, rifrisce la Asl, "hanno verbalizzato contenuti attestanti un vissuto, in parte di forte impatto emotivo, ma prevalentemente gratificante sul piano lavorativo. Riconoscono il valore professionale del proprio operato in cui si identificano come parte di un più ampio progetto assistenziale”.
 
Al termine del periodo emergenziale sarà possibile valutare quantitativamente “il trend degli indicatori osservati e qualitativamente l’investimento emotivo dei professionisti attivi nell’emergenza in atto”.

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