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Giovedì 30 APRILE 2020
La sostenibilità riguarda anche i medici

Ricordo a tutti che all’origine della “questione medica” vi sono soprattutto problemi legati all’autonomia professionale, inficiata da un certo modo di intendere la sostenibilità, che senso ha ridefinire il medico se poi i problemi di sostenibilità non gli permetteranno di fare il medico?

Mi hanno molto colpito le file davanti al banco dei pegni a Torino. Un gran brutto segno. Mentre mi sono incazzato con Fitch che, pur nella tragedia che stiamo vivendo, declassa l’Italia a BBB-, un gradino sopra al «junk». Questi non hanno pietà per nessuno. Un brutto segno anche questo.
In futuro in sanità dopo il coronavirus oltre le ipoteche da pagare all’Europa a causa dell’allargamento del debito pubblico (QS, 27 aprile 2020) avremo a che fare probabilmente con la crescita della povertà.
 
La povertà come è noto a tutti non è mai andata d’accordo con la salute. Al contrario essa diventa la prima causa di malattia perché:
• fa ammalare le persone aumentando le diseguaglianze
• le obbliga se ammalate a rinunciare anche alle cure essenziali
• mette in competizione il reddito con la salute quindi la previdenza alla sanità.
 
Per noi sanità pubblica, debiti e povertà insieme, significano dopo il coronavirus, che se non facciamo un cambio di passo, con qualsiasi governo, sorci verdi.
 
Il nodo della sostenibilità
Per scongiurare i sorci verdi del dopo coronavirus ormai per me è sempre più chiaro che, nel futuro prossimo, il nodo da sciogliere, per noi della sanità, sarà quello della sostenibilità.
 
Sin dall’inizio, quattro anni fa per la precisione, ho sempre sostenuto che questo nodo fosse:
• la questione principale da affrontare con una riforma
• perché affrontato in modo sbagliato fosse responsabile di tante brutte cose (privatizzazione, diseguaglianze, conflitti tra operatori, tagli dei servizi, blocchi vari ecc)
 
Grazie al coronavirus, torna quindi alla ribalta una questione che, sin dagli anni 80, ha accompagnato la nostra difficile storia finanziaria e in nome della quale soprattutto a sinistra spesso si è scaduti nella contro riforma.
 
Quindi alla domanda che ho posto nel precedente articolo (QS, 27 aprile 2020) “perché dopo il coronavirus dovremmo fare una “quarta riforma?”, la mia risposta secca in ordine logico è:
• per riformare la vecchia politica di sostenibilità,
• per garantire con la sua riforma la sopravvivenza del nostro sistema pubblico.
 
La “quarta riforma”, non è altro che una proposta di riforma dell’idea classica, cioè compatibilista di sostenibilità (spesa/pil), al fine di scongiurare, prima di ogni altra cosa, il rischio di privatizzazione del sistema pubblico.
 
La privatizzazione è legata strettamente a due cose:
• all’andamento della spesa privata,
• al continuo contenimento della spesa pubblica.
 
E’ indubbio che la spesa privata è funzione di quella pubblica. Se i bisogni di salute sono coperti in modo soddisfacente dal pubblico il privato resta marginale e non serve pensare ad un sistema multi-pilastro come si è fatto sino ad ora o incentivare il ricorso al privato come questo governo sta ancora facendo
 
Il cambiamento circolare
Se la sostenibilità è il nodo da sciogliere l’errore di impostazione che mi sembra di vedere in coloro che, oggi, dopo il coronavirus, propongono una riforma, è quello di ignorarlo a priori partendo dalla necessità di risolvere i loro problemi, o in particolare certi problemi ritenuti legittimamente più importanti di altri, o certe questioni considerate a torto o a ragione strategiche.
 
Ma il “particolare” lo “specifico” il “settoriale” in una riforma non può precedere il “generale”, al contrario essi devono servire lo scopo generale, nel nostro caso lo scopo di rendere il sistema sostenibile.
 
La sostenibilità è un problema generale che riguarda tutti.
Richiamandomi a quello che ho definito “cambiamento circolare” (QS, 24 aprile 2020) faccio un esempio: la questione medica.
Essa è un problema complesso che implica una seria riforma della professione, ma se a livello di sistema il problema generale da risolvere è la sostenibilità economica, la riforma della professione medica se vuole affermarsi dovrà:
• concorrere alla sua risoluzione,
• essere una parte della riforma del sistema.
 
Nel momento in cui la riforma della professione medica garantirà a suo modo la sostenibilità del sistema essa avrà risolto la sua crisi storica. Se i medici, o altri, pensano di poter risolvere i loro problemi senza fare i conti con le questioni generali del sistema perdono solo tempo.
 
Ricordo a tutti che all’origine della “questione medica” vi sono soprattutto problemi legati all’autonomia professionale, inficiata da un certo modo di intendere la sostenibilità, che senso ha ridefinire il medico se poi i problemi di sostenibilità non gli permetteranno di fare il medico?
 
Ecco fare una riforma significa organizzare i tanti problemi diversi della sanità per esempio la questione medica, la prevenzione, l’dea nuova di tutela, un’altra idea di governo, un’altra concezione di ospedale, ecc... ma con lo scopo di risolvere prima di ogni altra cosa i problemi fondamentali del sistema. Sarebbe già una novità se oggi tutti contribuissero per quota parte alla soluzione del problema sostenibilità cioè se tutti si ripensassero in funzione di essa.
 
Un’altra idea di sostenibilità
Se fino ad ora i più grandi problemi alla sanità (questione medica, regionalismo differenziato, privatizzazione, guerra tra professioni, crescita delle diseguaglianze, sfiducia sociale, aziendalismo, ecc.) sono nati da un certo modo di intendere la sostenibilità, da parte del famoso “riformista che non c’è” questo vuol dire due cose:
• che tra il come si affronta la questione sostenibilità e i problemi del sistema sanitario vi è un rapporto stretto,
• che se certi problemi sono nati dal modo sbagliato di affrontare la sostenibilità allora gli stessi problemi si possono risolvere affrontando la sostenibilità in modo diverso.
 
Nel prossimo articolo entreremo nel merito dei problemi per tentare di completare il ragionamento fatto in questa sede:
• proporrò alcune idea per correggere l’idea sbagliata di sostenibilità,
• sosterrò la necessità di liquidare le politiche che si limitano a controllare la spesa,
• spiegherò come bisognerebbe considerare i numeri della sanità in una visione nuova di sostenibilità,
• difenderò le ragioni della compossibilità contro quelle della compatibilità,
• cercherò di chiarire cosa vuol il dire salute quale ricchezza,
• e parlerò degli operatori “autori” di sostenibilità.
 
Ivan Cavicchi
 
 

 

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