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Venerdì 08 MAGGIO 2020
Il biologo “fa” le analisi



Gentile Direttore,
 
ho letto con attenzione e stupore la nota del presidente nazionale SITLaB, Dr. Stanziale. Mi sono approcciato per la prima volta al laboratorio di analisi cliniche nel 1993, data della mia laurea in biologia con indirizzo bio-sanitario. Non sono sicuramente tra i più anziani biologi, essendo istituito l’ordine degli stessi dal lontano 1967. Allora non era neanche lontanamente nei pensieri del legislatore l’istituzione dell’ordine dei tecnici di laboratorio biomedico.
 
La formazione che ho avuto è stata soprattutto di biologia sperimentale con particolare riferimento a colture cellulari, riproduzione in vitro di modelli di infezione con diversi virus (poliovirus, rhinovirus etc…) con tirocinio pre-laurea di due anni in laboratorio, e di un altro anno dopo la laurea sempre in laboratorio per potermi iscrivere all’albo dei Biologi (il tirocinio non era ad ore: si entrava alle 7:30 del mattino in laboratorio e se si era fortunati si usciva alle 20:00). Complessivamente un percorso di 5 anni per poter imparare, prima di tutto, e per accedere, poi, al complesso mondo del lavoro.
 
Ebbene, la legge istitutiva dell’Ordine Nazionale dei Biologi, tuttora vigente, ed emanata dal Presidente della Repubblica e quindi sovraordinata rispetto a quelle emanate dal Consiglio dei Ministri, prevede che i biologi possano effettuare qualunque tipo di analisi su qualunque tipo di materia organica o inorganica, animale o vegetale.
 
E difatti io lavoro, faccio analisi, firmo referti e predispongo metodiche e procedure da circa 25 anni in un laboratorio di analisi accreditato con il sistema sanitario nazionale. E senza nulla togliere allo stimato lavoro dei tecnici di laboratorio biomedico, con cui ho il piacere di lavorare gomito a gomito ogni giorno. Preciso che tale figura è completamente indipendente nello svolgere le mansioni che gli vengono assegnate, ma non è titolata a eseguire il processo completo dall’inizio alla fine. Cosa per la quale il biologo è assolutamente preparato. A partire dal prelievo (per chi ha fatto il corso relativo) per continuare con la preparazione del campione, la sua analisi e infine la validazione e la firma. Con buona pace della pratica del tutto assente.
 
Mi spiace per il Dr. Stanziale ma si sbaglia. Si legga il primo decreto legge (Cd. Craxi) che stabilì i requisiti del personale per i “gabinetti di analisi” e mi dica se c’erano i tecnici di laboratorio biomedico e soprattutto: chi effettuava le analisi allora?
 
Enrico Tinti
Biologo

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