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Lunedì 11 MAGGIO 2020
Specializzazioni mediche 2020. Riflessioni di un giovane medico



Gentile Direttore,
sono un giovane medico neoabilitato. Il mio è un grido di protesta nei confronti del sistema di accesso alle scuole di specializzazione mediche.
Le 5 mila borse aggiuntive tanto osannate dal ministro Manfredi (e non solo) non rappresentano la soluzione al problema “imbuto formativo”. Al prossimo concorso per le specializzazioni mediche (SSM2020) parteciperanno all’incirca 25 mila candidati per poco più di 8 mila al momento attuale o 13 mila borse come annunciato.

Questo è un anno particolare, in quanto è il primo concorso al quale parteciperanno due anni in contemporanea, cioè i laureati A.A. 2018-2019 e i laureandi A.A. 2019-2020 che usufruiscono per la prima volta di laurea abilitante; ma non è finita qui, perché bisogna ricordare ed includere anche i circa 10 mila camici grigi, cioè coloro che non sono risultati vincitori nei precedenti concorsi. Basta fare dei semplici calcoli per notare come 17 mila o 12 mila medici, nel primo e nel secondo scenario rispettivamente, rimarranno fuori dalla formazione post-laurea. E no, le 5000 borse non sono la soluzione definitiva al problema.

È necessaria una riforma immediata dell’accesso alle scuole di specializzazione con un numero di contratti pari al numero di candidati come avviene negli altri Paesi Europei, con contratti di formazione-lavoro e non più borse.

È opportuno, al contempo, ampliare la rete formativa con il coinvolgimento di ospedali del territorio, non universitari, perché si verrebbe a creare un eccesso di specializzandi all’interno degli stessi reparti che farebbe calare la qualità della formazione, venendo meno per ognuno la possibilità di fare pratica. È importante la rotazione tra diverse strutture della rete, potendo mantenere la formazione teorica tramite lezioni online con l’Università di riferimento.

L’Osservatorio Nazionale che avrebbe dovuto insediarsi lo scorso novembre non è stato ancora formato. Perché? L’accreditamento delle Scuole è importante per una formazione di qualità: non è pensabile accreditare Scuole di Ginecologia ed Ostetricia se nell’ospedale manca la sala parto, né tanto meno una Scuola di Medicina d’Urgenza se in quella struttura manca il Pronto Soccorso. Ecco che ci deve essere una certa vigilanza.

Bisognerebbe poi garantire una formazione che sia pressoché uguale nelle diverse realtà d’Italia, faccio espressamente riferimento alle differenze tra Nord e Sud, perché non ci nascondiamo che esistono e sono forti.

La formazione post-laurea deve essere un diritto per ogni medico abilitato ed è un dovere da parte dello Stato garantire ciò per avere degli specialisti formati in futuro. L’emergenza COVID-19 ha messo bene in luce la mancanza di specialisti in Italia e la necessità di ricorrere all’aiuto di medici formati dall’Estero, come conseguenza della cattiva programmazione di diversi governi che si sono succeduti, in aggiunta ai costanti tagli alla Sanità e la privatizzazione della stessa.

Perché aumentare i posti di ingresso al CdL in Medicina e Chirurgia? È la solita trovata politica per il popolo che pensa “più ingressi=più medici”, non sapendo che non tutti poi hanno la possibilità di continuare la formazione e diventare specialisti? È l’ennesima fonte di guadagni per le Università, i Rettori e lo Stato? Perché permettere di laurearsi ed abilitarsi per poi essere abbandonati a metà percorso? In Italia non mancano medici, mancano specialisti!

La paura di un concorso nel mese di luglio è che, per mancanza di tempo e fondi sufficienti, non ci sarebbe cambiamento alcuno e dovremo accontentarci delle 8 mila borse per 25 mila candidati.

Si potrebbe pensare che, posticipando la data del concorso, si aggiungano ulteriori candidati. Per ovviare a questo, sarebbe sufficiente inserire nel bando una data limite entro la quale bisogna essere laureati per potervi accedere, escludendo così un eccesso di candidati.

Non è assolutamente accettabile ignorare volutamente la questione, sarebbe un gesto poco responsabile; le nostre necessità devono rientrare tra i programmi centrali del governo. Richiediamo una riforma vera e strutturata del sistema, da attuare con urgenza ed in vigore già per il prossimo concorso. Ne vale del nostro futuro, di quello della Sanità pubblica (già al collasso), e del benessere di tutti i cittadini che, nel giro di breve tempo, si troveranno ad affrontare la carenza di medici specialisti (vedi anche numerosi prossimi pensionamenti) e saranno privati delle loro cure, quando le liste di attesa per una visita, un esame diagnostico o un intervento chirurgico subiranno forti ritardi, quando vedranno sempre più reparti chiusi per mancanza di personale.

Il problema dell’Italia è che non si guarda al domani, non si programma il futuro, ci si ferma a risolvere le carenze dell’oggi. Noi vogliamo dare il nostro contributo al nostro Paese, ma per farlo vogliamo attenzione e certezze da parte della classe dirigente. Basta #MediciEroi. Chiediamo che la nostra voce venga ascoltata. Vogliamo specializzarci.

Leonardo Fiorino
Medico neoabilitato

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