quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Giovedì 04 GIUGNO 2020
Infermieri sul piede di guerra: “Regione sorda alle nostre istanze”

“Dotazioni organiche insufficienti, reclutamenti a partita iva e nessun impegno sul fronte degli infermieri di famiglia”, sono le principali criticità denunciate dai nove Ordini provinciali delle Professioni Infermieristiche dell’Isola. Tutto fermo anche sul fronte dell’infermiere di famiglia e di comunità: “Il coordinamento degli Ordini delle professioni infermieristiche già tanto tempo fa aveva sottoposto all’attenzione dell’Assessorato un progetto ‘chiavi in man’, ma da allora è calato il silenzio”.

“Infermieri sul piede di guerra”. Così il coordinamento degli Ordini delle professioni infermieristiche della Sicilia scrive in una nota diramata dopo il confronto di ieri sulle “ormai croniche criticità assistenziali” e per fare il punto sull’emergenza COVID e le fasi successive dell’epidemia. “Tutti i presidenti dei nove Ordini provinciali delle Professioni Infermieristiche hanno concordato sulla necessità che questa fase critica sia gestita in modo diverso, con il pieno coinvolgimento della figura dell’infermiere e delle sue specifiche competenze. Purtroppo il quadro è desolante: nonostante gli impegni presi e sottoscritti dall’Assessore Ruggero Razza nel mese di ottobre 2018 e, dunque, a quasi due anni da allora, nessuna criticità è stata affrontata a partire dalla necessità imprescindibile ed urgente di modificare le linee guida del 2015 sull’attribuzione delle dotazioni organiche”, spiegano in una nota gli Opi Siciliani.
 
E sono proprio “queste lacune gestionali, ormai endemiche, e l’assoluta insufficienza delle dotazioni organiche” ad avere messo “a fortissimo rischio la tenuta del sistema assistenziale” e che “hanno visto i professionisti della sanità, a partire dagli infermieri, ora definiti eroi, diventare martiri abbandonati a loro stessi”, scrivono i 9 presidenti degli Opi siciliani nella nota congiunta. “ È incredibile che, anche in una circostanza come questa, sia mancata una direttiva regionale che imponesse un reclutamento con contratto ed è vergognoso che in molte aziende siciliane si sia fatto ricorso al reclutamento a partita iva con turni infiniti e compensi disonorevoli e inqualificabili”.    

Per il coordinamento degli Opi della Sicilia “ora bisogna fare i conti con il presente dell’assistenza sanitaria, cercando di raccoglierne i cocci ma dovendo fare i conti con ulteriori, incredibili, lacune. E, dunque, nonostante il governo nazionale abbia inserito nel decreto rilancio a pieno titolo gli infermieri nel territorio con l’infermiere di famiglia e di comunità, a livello regionale nulla si è fatto nonostante l’impegno propositivo di questo coordinamento degli Ordini delle professioni infermieristiche che già tanto tempo fa aveva sottoposto all’attenzione dell’Assessorato un progetto “chiavi in mano” per l’attivazione in Sicilia di questa fondamentale figura. Ma da allora è calato il silenzio, nessuno dagli uffici di Piazza Ziino ha ritenuto utile ascoltare la voce degli infermieri”. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA