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Lunedì 19 OTTOBRE 2020
L’approccio One Health per una salute eco-sistemica integrata

Molto sappiamo ormai sui rischi per la salute associati al degrado dell’ambiente e alle minacce globali come i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità, ma ancora molto carente è la consapevolezza dei benefici che la salute ambientale arreca al nostro benessere psicofisico e dell’urgenza di attivare forme di responsabilità condivisa rispetto ai nuovi paradigmi di prevenzione ispirati alla visione One Health, nella transizione verso la sostenibilità

L’impatto devastante di una epidemia virale in un paese sviluppato come il nostro ha reso immediatamente evidenti, come mai prima, le lacune del nostro modello di welfare, ed ha posto il mondo intero di fronte alla necessità di prendere seriamente in considerazione gli appelli lanciati nel recente passato rispetto alla copertura sanitaria universale, all’equità di accesso ai servizi sanitari, al rapporto tra salute umana e benessere ambientale ed animale ed alla prevenzione primaria.
 
E’ quanto è stato dichiarato ad esempio nell’ambito dell’High-level Meeting on Universal Health Coverage (Universal Health Coverage, UHC nell’acronimo inglese) di settembre 2019, che ha sottolineato come si vadano moltiplicando le minacce per la salute dell’umanità, e come si diffondano vecchie e nuove patologie, di fronte alle quali è necessario ripensare l’approccio al tema del benessere  e studiare un vero e proprio cambiamento di paradigma.
 
Ed è quanto è stato ribadito nell’Agenda ONU 2030 attraverso i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, in particolare per quanto riguarda gli obiettivi sociali ed ambientali, dalla sconfitta della povertà, all’educazione di qualità, alla parità di genere, al lavoro dignitoso, alla riduzione delle disuguaglianze, al contrasto del deterioramento ambientale e climatico, alla partneship internazionale.
 
Sulla base di simili considerazioni il Gruppo di lavoro dell’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) che si occupa del Goal 3 (Salute e benessere per tutti a tutte le età), ha utilizzato il periodo di lockdown per sviluppare una riflessione di tipo nuovo sulle sfide epidemiologiche del periodo attuale e sulle relative conseguenze sugli assetti organizzativi sanitari e sociali, soffermandosi in modo particolare sul tema della prevenzione, in un’ottica di One Health, l’approccio eco-sistemico che tiene conto in maniera integrata dei rischi connessi ai fattori di origine ambientale ed antropica e dei rischi globali delle pandemie.
 
La definizione One Health, coniata nel 2004 nella conferenza indetta dalla Wild Conservation Society (Manhattan principles), è stata fino ad oggi applicata principalmente alla salute animale, alla sicurezza degli alimenti, alle epidemie zoonotiche e all’antibiotico-resistenza. L’approccio va preso ora in più attenta considerazione per quanto riguarda anche l’inquinamento delle risorse naturali e la distruzione della biodiversità, la progettazione urbana e la pianificazione territoriale, produttiva e dei trasporti, e la messa a frutto delle potenzialità tecnologiche e informatiche per salvaguardare l’integrità del pianeta.
 
E’ da questo contesto e dalle sue numerose articolazioni che dipende in larga misura la realtà odierna, caratterizzata dall’appesantimento di una situazione epidemiologica già in precedenza caratterizzata da un doppio carico (double burden of desease) di patologie acute (virali e batteriche) e croniche (come tumori, malattie cardiovascolari, respiratorie, dismetaboliche e neurodegenerative), ed oggi ulteriormente resa complessa dalla recrudescenza delle epidemie virali e dall’aggravamento delle forme di fragilità dei soggetti con più fattori di rischio.
 
Da cui la consapevolezza del fatto che la salute intesa in senso globale, sia geograficamente che culturalmente che rispetto alle diverse forme di vita, debba diventare un riferimento condiviso a livello mondiale globale, seguendo con ciò i principi enunciati già nella Dichiarazione di Alma Ata e come indicato dalla Rete Italiana per l'Insegnamento della Salute Globale, secondo un approccio che tenga nel dovuto conto le necessarie interconnessioni, e influenzi anche gli assetti delle politiche educative e di formazione continua per l’intera popolazione.
 
Il Position Paper ASviS “Salute e non solo sanità, Come orientare gli investimenti in sanità in un’ottica di sviluppo sostenibile”[1] , pubblicato a inizio ottobre 2020 e che costituisce il frutto delle riflessioni sviluppate dal Gruppo di lavoro del Goal 3, prende in esame i necessari obiettivi strategici da valorizzare alla luce della situazione attuale, assieme ad alcune concrete proposte da portare avanti per la revisione di modello richiesta e per un adeguato e fruttuoso investimento dei fondi messi a disposizione per la ripresa. E lo fa indicando 4 macro-aree intersettoriali di impatto della pandemia e 10 settori di investimento e ricostruzione.
 
Le 4 macro-aree di impatto della pandemia indicate da ASviS sono: il modello di sviluppo socio-economico, da ricentrare rispetto a parametri di valorizzazione sociale e culturale, verso la costruzione di solidi e sostenibili strumenti di governo sovranazionale, e verso obiettivi di collaborazione, benessere e lotta alle disuguaglianze; la questione ambientale, ed in particolare le connessioni tra cambiamenti ambientali globali, inclusi quelli climatici tipici dell’era dell’Antropocene, e fragilità dei territori vulnerabili e delle aree urbane rispetto alla  salute ed al benessere umani; l’area della comunicazione e dell’informazione, con i rischi emersi in termini di infodemia, disinformazione e  viralità comunicativa; e l’area della giustizia distributiva e dell’equità sociale, in particolare per quanto riguarda l’accesso al welfare ed alla sanità.
 
I 10 settori di investimento e ricostruzione, indicati da ASviS come prioritari, sono i seguenti:
1. Strutture sanitarie residenziali e di emergenza: tecnologie, dispositivi, informatica e telematica;
2. Sanità del territorio: strutture intermedie tra ospedale e territorio, tecnologie e strumentazioni;
3. Ricerca biomedica e sanitaria pubblica;
4. Ambiente, clima, inquinamento e prevenzione;
5. Marginalità: aree di degrado socio-sanitario, strutture di ricovero;
6. Scuola ed extra-scuola: edifici scolastici, strumenti didattici e centri di attività scolastica e para-scolastica;
7. Lavoro: sicurezza dei lavoratori e degli impianti;
8. Città: spazi verdi, mobilità privata, trasporti pubblici, uffici pubblici;
9. Attività motoria extraurbana: sentieri di montagna, palestre all'aria aperta, turismo lento;
10. Agricoltura e territorio: agricoltura di prossimità, orti urbani, cooperative di agricoltura solidale.

A questi temi è stato dedicato anche l’evento nazionale promosso da ASviS nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile il 5 ottobre scorso, dal titolo “Ecosistema benessere. One Health: verso una nuova visione interconnessa di salute[2] , che si è posto l’obiettivo di divulgare la visione di One Health, riaffermando l’unicum della salute ambientale, animale e umana. Attraverso una narrazione positiva e dinamica sono state evidenziate le interconnessioni tra benessere psico-fisico dell’uomo e salute degli ecosistemi, nonché il legame con i temi socio–economici dell’Agenda 2030, quali l’aspetto intergenerazionale, l’equità, la coesione sociale.
 
Molto sappiamo ormai sui rischi per la salute associati al degrado dell’ambiente e alle minacce globali come i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità, ma ancora molto carente è la consapevolezza dei benefici che la salute ambientale arreca al nostro benessere psicofisico e dell’urgenza di attivare forme di responsabilità condivisa rispetto ai  nuovi paradigmi di prevenzione ispirati alla visione One Health, nella transizione verso la sostenibilità.
 
Con l’aiuto di filmati sul benessere del pianeta e sulle sinergie positive tra ambiente e benessere, come ad esempio nel caso della “montagna-terapia”, l’evento ha dato spazio e voce ai maggiori esperti italiani sui temi ambientali e del benessere collettivo.
 
Carla Collicelli
 
[1] https://asvis.it/public/asvis2/files/Approfondimenti/PositionPaperGdLGoal3.pdf


[2]
www.asvis.it, www.facebook.com

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