quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Venerdì 30 OTTOBRE 2020
Covid. “Lockdown selettivo per età: isolando gli anziani salveremmo migliaia di vite”. La proposta Ispi

In un interessante articolo di Matteo Villa ricercatore dell’Istituto per gli studi di politica internazionale si analizza la possibiltà di evitare un lockdown generale procedendo all’isolamento delle persone anziane che come si è dimostrato sono quelle più a rischio. “Se si vuole evitare un nuovo lockdown è imperativo studiare modalità di “chiusura” differenziate che contemperino la necessità di minimizzare il rischio di morte (e la pressione sul sistema ospedaliero nazionale) e quella di minimizzare l’impatto sull’economia”

Prima di arrivare ad un nuovo lockdown potrebbe essere utile pensare all’isolamento selettivo delle popolazioni più anziane. È questa la riflessione, documentata dai numeri fatta dal ricercatore dell’Ispi, Matteo Villa.
 
“La possibilità – afferma il ricercatore - che intendiamo discutere oggi non è una panacea: si tratta solo di una strategia per ritardare il più possibile il momento in cui si dovesse rendere necessario un nuovo provvedimento restrittivo e tragico del calibro di un lockdown e, allo stesso tempo, si volesse contenere significativamente la pressione sul sistema sanitario rispetto a uno scenario di status quo. Stiamo parlando dell’isolamento selettivo delle fasce di popolazione più a rischio”.
 
Villa, nel suo articolo evidenzia come “in Italia (ma pressappoco la stessa cosa avviene in tutto il mondo), l’82% dei deceduti per Covid aveva più di 70 anni e il 94% ne aveva più di 60 anni. È d’altronde naturale che sia così: è ormai noto che la letalità plausibile del virus cresce esponenzialmente con l’età, uccidendo meno di 5 persone su 10.000 nella fascia d’età 30-39 anni, ma oltre 7 persone ogni 100 tra gli ultra-ottantenni (vedi grafico qui sotto)”.
 
A questo punto Villa ipotizza che se “il 70% della popolazione italiana si contagiasse, la mortalità diretta causata dal virus sarebbe equivalente a poco meno dello 0,8% della popolazione (95% CI: 0,7% – 1,2%), facendo quasi raddoppiare il tasso di mortalità annuo che, come detto, nel 2019 è stato dell’1,1%. Aggiungendo il probabile sovraccarico delle terapie intensive, i decessi salirebbero intorno all’1% (95% CI: 0,8% – 1,4%) e l’età mediana delle persone decedute scenderebbe notevolmente”.
 
E per questo, “per evitare conseguenze tragiche di questo tipo, una volta che l’epidemia ha aggirato i controlli e sta risalendo la curva esponenziale, è praticamente inevitabile un lockdown che costringe a fermare la gran parte delle attività lavorative, infliggendo un pesante colpo economico al Paese. Anche se il rimbalzo successivo fosse rapido, non è affatto detto che si recupererebbe l’intero terreno perduto nel corso del lockdown; anzi, a oggi così non è stato e neppure le previsioni più rosee precedenti alla seconda ondata prevedevano una ripresa senza contraccolpi”.
 

 
In questo senso, un semplice grafico (vedi qui sopra) calcola “il numero di morti dirette dovute al contagio da SARS-CoV-2 nel corso di un anno solare. Sulla sinistra compare lo scenario “non fare nulla”, con morti dirette causate dal virus equivalenti a circa lo 0,8% della popolazione che andrebbero a sommarsi all’1,1% della popolazione che ogni anno decede per altre cause (ricordando che no, a oggi non c'è nessuna prova che una parte significativa delle persone decedute con Covid-19 sarebbe deceduta comunque, e dunque non c’è effetto sostituzione tra l’una e l’altra cifra).
 
Procedendo verso destra si nota quale effetto avrebbe l’isolamento di ciascuna fetta di popolazione: sarebbe sufficiente isolare gli ultra-ottantenni per dimezzare o quasi la mortalità diretta del virus. Se poi riuscissimo a isolare efficacemente gli ultra-sessantenni, la mortalità scenderebbe allo 0,07%, circa dieci volte inferiore, equivalente a 43.000 persone. Di fatto, si tratterebbe di un numero di decessi annui inferiore all’eccesso di mortalità fatto registrare tra marzo e maggio in Italia nel corso della prima ondata (circa 49.000 persone), malgrado l’attesa infezione di 29 milioni di italiani (ovvero il 70% degli italiani nella fascia d’età 0-59 anni), che sarebbero circa il decuplo rispetto ai 2,5-3 milioni di infetti plausibili nel corso della prima ondata”.
 
“Ricapitolando – sottolinea l’analisi - , anche in uno scenario di diffusa circolazione virale nella popolazione più giovane, si scenderebbe da un eccesso di mortalità diretta per Covid-19 di 460.000 persone senza isolamento, a 120.000 (-74%) se si isolassero gli ultra-settantenni e a 43.000 (-91%) se si isolassero gli ultra-sessantenni. È come dire che la mortalità totale nel corso di un anno solare in Italia aumenterebbe del 71% senza isolamento, ma solo del 18% con isolamento degli over-70, e appena del 7% con isolamento degli over-60”.
 
Ma Villa analizza anche il punto di vista dell’impatto economico. “Dal punto di vista economico, un lockdown selettivo per fasce d’età permetterebbe di evitare i contraccolpi più severi. In Italia nel 2019 la forza lavoro era composta da 25,9 milioni di persone. Di queste, 2,3 milioni (il 9% della forza lavoro) erano ultra-sessantenni. Salendo di soli cinque anni, i lavoratori ultra-sessantacinquenni si riducono già a circa 600.000 persone (il 2,4% del totale), mentre se considerassimo solo gli ultra-settantenni ci fermeremmo a circa 130.000 (lo 0,5% del totale). Oltretutto, per una certa fetta di queste persone isolamento non deve necessariamente significare assenza di lavoro, perché rimarrebbe disponibile l’opzione del remote working (che sarebbe comunque cruciale estendere il più possibile all’intera forza lavoro)”.
 
“Di certo – ribadisce Villa - l’isolamento selettivo non sarebbe, da solo, una soluzione al problema della saturazione degli ospedali. Ma renderebbe ogni livello di contagio notevolmente più sostenibile, perché sia il numero massimo delle persone che necessiterebbero di terapia intensiva, sia la velocità di riempimento dei posti a disposizione sarebbero nettamente inferiori”
 
“In una pandemia – conclude l’articolo - non ci sono “pasti gratis”, e tutte le azioni che decidiamo di compiere sono il frutto di un compromesso che soppesa rischi e benefici. Il panorama resta di forte incertezza, ma oggi conosciamo molte più cose di come si muova il virus e di quanto possa essere letale a seconda delle classi d’età che colpisce. Se si vuole evitare un nuovo lockdown nazionale oggi, ma soprattutto ulteriori e futuri lockdown in funzione dell’andamento epidemico, è imperativo studiare modalità di “chiusura” differenziate che contemperino la necessità di minimizzare il rischio di morte (e la pressione sul sistema ospedaliero nazionale) e quella di minimizzare l’impatto sull’economia”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA