quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Lunedì 02 NOVEMBRE 2020
Più che le diffide, dall’Anaao servono proposte operative



Gentile Direttore,
la recente presa di posizione dell’Anaao culminata con una diffida alle Aziende Sanitarie di utilizzare nei reparti Covid solo personale con specializzazione idonea è stata forse necessaria ma soltanto per riportare la questione sul piano della realtà in un contesto dove le aziende, impiegando alla disperata e disordinatamente il personale disponibile, ottengono solo l’effetto di mandarlo allo sbaraglio: con tutte le conseguenze che ne derivano in termini di responsabilità etica professionale e umana.

Pneumologi, intensivisti-emergentisti erano stati lasciati soli. Ora, invece, saranno male accompagnati. (Chissà cosa ne penseranno i malati da assistere?)

Ma i medici disponibili per il SSN in Italia quelli siamo.

Allora, siccome in questa drammatica contingenza (improvvisa ma non più imprevedibile né inattesa) serviamo tutti, quello che davvero mi attenderei è che, in un’ottica strategica più pragmatica e lungimirante, vorrei che l’Anaao si facesse portavoce presso il ministro della Sanità anche di proposte operative concrete: che si provvedesse da subito alla "formazione Covid" di quanti tra noi medici già lavoriamo nel SSN ma con mansioni specialistiche differenti: perché è indubbio che non si tratterebbe di partire da zero.

Il percorso dovrebbe essere sul campo e non su youtube (come pure accaduto), ma neppure nella trincea di prima linea: ci si dovrebbe formare in un settore clinico appositamente allestito per la didattica: primum non nocēre: ricordiamocelo e ricordiamoglielo al Ministro e alle nostre Aziende.
Serve perciò un corso di formazione, realisticamente rapido (articolato entro non più di un paio di settimane), che ricopra gli elementi teorici e pratici (“hands on”, direbbero gli inglesi) indispensabili ed essenziali (una sorta di ACLS dove, se vogliamo, la “C” non starebbe più per cardiac ma per Covid; ma forse andrebbe bene anche “ARLS", Advanced Respiratory Life Support).

Il congelamento del NON-Covid, in questo scenario sarebbe perciò imprescindibile (in modo da concentrare le limitate risorse umane disponibili sull’emergenza).

Il corso necessiterebbe di una standardizzazione nazionale, ovvero di formale validazione: sia dal punto di vista tecnico clinico (con annessa verifica finale che i candidati abbiano acquisito lo standard minimo di competenza richiesto), sia dal punto di vista amministrativo medico legale: ovvero con riconoscimento di Advanced Covid, o Advanced Respiratory, Life Support Provider.

Non ultimo il ri-mansionamento professionale che tale strategia comporta.

Ancora manca una condivisione di responsabilità con lo Stato e l’unica via in emergenza che al momento le aziende potrebbero seguire resta la forma dell’ordine di servizio (ODS): purché nei termini previsti dalla legge: la comunicazione verbale (le chiacchiere) e la posta elettronica (personale esperienza) non sono previste.
Ma l’ODS ha "gambe corte". E’ un’istituto che non ammette eccessi e distorsioni: insomma non se ne può abusare.
 
Perciò l’unica soluzione praticabile rimasta per risolvere ulteriori impasse e contenziosi, potrebbe essere quella di codificare questa strategia sotto forma di Decreto Legge. Senza ulteriori tentennamenti e procrastinazioni.
 
Dr Giovanni Delogu
Dirigente Medico
Unità Operativa di Neurologia
Ospedale di Livorno

© RIPRODUZIONE RISERVATA