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Lunedì 02 NOVEMBRE 2020
Covid. Cosa è stato fatto in Veneto per prepararsi alla seconda ondata?



Gentile Direttore,
il Coordinamento Veneto Sanità Pubblica (CoVeSaP), nato un anno fa, si prefigge di mettere in rete tutte quelle realtà che sul territorio lavorano appassionatamente nella difesa del servizio socio-sanitario pubblico con saperi, competenze e capacità propositive. Da molti mesi CoVeSaP sta monitorando i vari interventi nazionali e regionali messi in atto per fronteggiare questa tremenda pandemia che sta devastando persone, società, economia, ecc..
 
Constatiamo che, nonostante la devastazione del coronavirus, se il sistema sanitario ancora regge, dopo che sono usciti, non sostituiti, migliaia tra medici e altri operatori sanitari (con un conseguente depauperamento del monte orario del personale, oltre che una diminuzione del perimetro dell'offerta assistenziale pubblica), se il fondamentale diritto alla salute è ancora esigibile, senza carta di credito, è solo perché chi è rimasto in corsia e nel territorio continua a dar prova di grande senso del dovere.

Questi operatori, nonostante le decine di perdite dovute al Covid-19, restano in prima linea tutti i giorni e tutte le notti, a far fronte ad una domanda crescente e complessa, con risorse decrescenti, esposti alla delegittimazione sociale ed a rischi sempre meno sostenibili. Ma per quanto tempo questo può continuare, senza che il SSN venga messo in sicurezza con gli appropriati interventi?

Il CoVeSaP ha anche studiato e verificato, con esperti, i vari provvedimenti nazionali e regionali che a questo scopo sono stati approntati nel recente periodo.
Abbiamo posto molte speranze nel decreto Rilancio del 19 maggio scorso in cui si metteva mano al borsellino per finanziare il potenziamento dei servizi socio-sanitari territoriali, l'assistenza domiciliare infermieristica ed integrata, l'implementazione di personale, l'attivazione delle Unità Speciali di Continuità Assistenziali (USCA) e delle Centrali Operative Territoriali (COT), l'assunzione degli Infermieri di famiglia.

Abbiamo ritenuto solerte e provvidenziale la Delibera di Giunta Regionale n. 782 del 16/06/2020 avente per oggetto: decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 "Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19". Attuazione delle misure in materia sanitaria.

In data 24 giugno il Governatore Luca Zaia, in una delle tante sue conferenze-stampa, illustrava con slides il Piano conseguenziale:
- la squadra ospedaliera: aumenti dei posti letto in terapia intensiva, pneumologia, malattie infettive, potenziamento dei Pronto Soccorsi (vedi DGR 522/2020);
- la squadra della prevenzione;
- la squadra del Distretto.
In quella sede sono emersi anche numeri significativi a dimostrazione della efficacia del Piano.

A distanza di qualche mese, con la prevista ripresa della pandemia le strutture sanitarie tornano a mostrare le consuete difficoltà.

Per questo abbiamo posto all'Assessora regionale alla sanità, Manuela Lanzarin, le seguenti e doverose domande:
- Quante Usca sono state attivate rispetto alle 97 programmate con il coinvolgimento di 619 medici sul territorio?
- Quanti infermieri di famiglia sono stati assunti rispetto ai 441 previsti per una spesa di 13,6 milioni di euro?
- Come sono stati investiti i 100 milioni di euro dati dal Governo centrale con il decreto Rilancio?
- Quanto personale è stato assunto da marzo scorso per un preventivo di spesa di 29,8 milioni di euro?
- Quanti corsi di formazione sono stati attivati per il personale impegnato nei reparti Covid-19?
- Il piano è stato attuato in maniera omogenea nel territorio veneto?
- Possiamo conoscerne la distribuzione per Azienda ULSS?

Ringraziamo l'Assessora per le risposte che sicuramente ci giungeranno, e inviamo tanti auguri per un proficuo lavoro ed un riconoscimento particolare e di cuore a tutti quegli operatori impegnati per il superamento della pandemia.

Salvatore Lihard
Componente del CoVeSaP (Coordinamento Veneto Sanità Pubblica)

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