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20 MAGGIO 2012
Tumore ovarico. Solo 1 donna su 3 sopravvive dopo 5 anni

In Italia diagnosticati 5.000 nuovi casi ogni anno. L’alleanza contro il tumore ovarico (Acto onlus) chiede che la malattia sia riconosciuta come priorità sanitaria. “In Italia serve l’impegno di tutti per informazione, ricerca e riduzione dei tempi di accesso alle terapie innovative”.

Circa 500 donne in Europa muoiono ogni giorno a causa di un tumore ovarico e in Italia vengono diagnosticati ogni anno 5.000 nuovi casi, ma solo il 37% delle pazienti sopravvive a cinque anni dalla diagnosi. Sono i dati allarmanti illustrati ieri a Milano nel corso del convegno organizzato all’Istituto Mario Negri da Acto Onlus (Alleanza Contro il Tumore Ovarico) e che ha coinvolto pazienti, ricercatori e medici per fare il punto sul tumore ovarico, il cancro ginecologico con il più basso tasso di sopravvivenza.

“I dati più allarmanti riguardano però la scarsa informazione”, spiegano gli esperti. La maggioranza delle italiane non conosce il tumore dell’ovaio o lo confonde con quello dell’utero. Preoccupa anche l’asintomaticità della malattia, che può restare silenziosa e latente per molto tempo. Quando compaiono i primi sintomi il tumore è già in una fase avanzata, con basse probabilità di sopravvivenza. A questo si aggiunge anche l’assenza di progressi significativi in campo terapeutico per oltre 20 anni. Solo recentemente in Europa sono state introdotte nuove terapie, mirate alle fasi avanzate del tumore, che tuttavia non sono ancora disponibili per le pazienti italiane.
 
L’incontro svolto al Mario Negri è stato quindi l’occasione per informare e avvicinare pazienti, ricercatori, medici e le strutture del territorio per fare il punto sulle ultime novità, nel campo dell’immunologia, della clinica e della ricerca, e per allargare l’alleanza contro questa insidiosa malattia. “Nel 2010 abbiamo dato vita con grande entusiasmo all’Allenza Contro il Tumore Ovarico, perché ci eravamo rese conto che si faceva molto poco per informare e sensibilizzare le donne. Anche la ricerca scientifica, che aveva ottenuto grandi successi per la cura di altri tumori, nel caso del tumore ovarico non aveva fatto passi avanti significativi da oltre 20 anni”, ha affermato Flavia Bideri, presidente di Acto Onlus. “Oggi – ha aggiunto - siamo orgogliosi di avere contribuito a promuovere azioni concrete, che partono dalla responsabilità e dall’impegno individuali. Sappiamo però che ancora molto deve essere fatto e ci stiamo muovendo su tre fronti: la prevenzione, a favore di una diagnosi precoce, la ricerca, attraverso la raccolta e la destinazione di fondi a nuovi studi, e l’accesso alle cure, affinché anche le pazienti italiane possano beneficiare delle terapie innovative, che sono già disponibili in molti Paesi europei, e possano appoggiarsi a centri specialistici, che oggi in Italia sono ancora pochi”.
 
Al convegno è intervenuta anche la senatrice Emanuela Baio, prima firmataria, insieme ad altri 44 colleghi, della mozione trasversale n. 1-00428 a sostegno delle donne affette da carcinoma ovarico, che intende richiamare l’attenzione delle Istituzioni non soltanto sulla gravità di questa patologia, ma anche sulla necessità di potenziare la ricerca. ““Tale mozione – ha spiegato la senatrice Baio -, approvata all’unanimità dal Senato nel dicembre 2011, individua sei distinti impegni a carico del Governo che puntano a promuovere la conoscenza del carcinoma ovarico e a sostenere le iniziative sul territorio per favorire una diagnosi tempestiva. In particolare, viene proposta l’istituzione di una giornata dedicata al tumore dell’ovaio per far conoscere questo tipo di patologia alla popolazione femminile. Un secondo impegno chiesto al Governo riguarda, invece, la promozione di un programma di prevenzione e di informazione di tale neoplasia al fine di sensibilizzare le donne ad effettuare gli esami e le visite indispensabili per l’individuazione precoce del tumore”.
 
La mozione punta, inoltre, alla creazione di una rete di medici di medicina generale, ginecologi e oncologi che riduca i tempi di diagnosi e terapia e all’istituzione di Centri Regionali di riferimento che fungano da primi interlocutori delle pazienti. Infine, si chiede al Governo un impegno per facilitare l’accesso a terapie anche innovative alle donne affette da carcinoma ovarico e per garantire loro un sostegno psicologico, anche attraverso la valorizzazione delle iniziative di tutte le associazioni di pazienti nella loro attività istituzionale di lotta a questa patologia.
 

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