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Lunedì 16 NOVEMBRE 2020
Luci e ombre delle visite mediche “virtuali”



Gentile Direttore,
giorni fa ho ricevuto una mail che mi ha incuriosito. “Livi connect”, che ho scoperto essere una piattaforma di un’azienda informatica svedese, promuoveva e proponeva un sistema per visitare i pazienti tramite video. La piattaforma promette il pieno rispetto della privacy del medico e del paziente e un uso particolarmente agevole. Nella brochure si spiega perché il programma è gratuito (e tale vuol restare), quali garanzie vengono offerte e si precisa che in alcuni paesi, specie in UK, se ne fa già uso da tempo.
 
Il sistema è diverso da Babylon perché non offre app diagnostiche, si limita solo a mettere in contatto medico e paziente evitando così la visita ambulatoriale il che è particolarmente utile e richiesto in tempo di covid. Su internet si possono reperire le referenze commerciali di questa azienda.
 
Questa non è certamente una notizia straordinaria. Tuttavia dà luogo a qualche riflessione. Una delle più frequenti lamentele dei cittadini riguarda il medico che risponde al telefono e “non visita”. Il paziente per visita intende entrare nello studio del medico, possibilmente spogliarsi e essere, appunto. visitato. La pandemia ha introdotto una dimensione nuova, la diffidenza verso gli altri e quindi la preoccupazione di trovarsi in un ambiente affollato quale l’ambulatorio. Quale sentimento prevarrà, la paura o il bisogno umano di contatto fisico? E il medico ricaverà dalla visita virtuale le stesse informazioni fisiche e psicologiche che apprende dalla visita “fisica”?
 
Un’altra questione è la perdita del contatto, cioè l’allontanamento fisico del paziente dal medico. E’ una vecchia storia quella che un tempo si poneva l’orecchio sul torace del paziente, poi lo stetoscopio e più ancora il fonendoscopio hanno posto una distanza che la radiografia ha massimamente incrementato. Ora si può fare diagnosi senza vedere il paziente, ma non è questa una delle principali cause della scontentezza e del conflitto moderno tra medici e cittadini?
 
Ma questa offerta virtuale pone problemi ancora più rilevanti. Al di là delle garanzie offerte dal produttore quali controlli sono previsti sulla raccolta e utilizzo dei dati? La ditta dichiara che ogni dato sarà distrutto pur senza specificare con quale tempistica. Ma la relazione tra medico e paziente pone questioni di estrema delicatezza. A mio avviso queste piattaforme dovrebbero essere sottoposte a un controllo preventivo e a un monitoraggio da parte del Ministero della Salute e della Fnomceo. In poche parole dovrebbero essere autorizzate.
 
Infine vi è ancora un problema. La medicina sta completamente trasformandosi all’interno di un sistema economico della tutela della salute che rappresenta uno dei maggiori impegni economici delle società contemporanee, deve trovare la sintesi tra cura della persona e interesse della collettività, tra diritti individuali e obblighi sociali, purtuttavia ancora si fonda sulla relazione tra medico e paziente. Quanto può incidere la medicina digitale, di cui la visita virtuale è un aspetto non secondario, sulla fiducia nel medico e sul singolo rapporto di cura, insomma sulla compliance?
 
La pratica clinica si fonda sulla scienza. Da un lato l’esplosione delle scienze biologiche fondate sull’apporto di molteplici discipline orienta la cosiddetta precision medicine verso una sempre maggior definizione delle linee guida, dall’altro l’ICT distoglie, o almeno sembra, il medico dagli aspetti psicologici e di contesto della persona i cui problemi deve affrontare sul piano professionale.
 
Sono questioni conosciute da tempo che la pandemia ha fatto drammaticamente esplodere accelerandone la soluzione pratica. Questo è il tempo delle decisioni repentine e spesso non sufficientemente meditate. Può darsi che sia sufficiente attuare le proposte che già esistevano prima della pandemia e che nessuno aveva voglia di mettere in pratica per timore di perdere consensi. Oppure la medicina e la sanità post pandemica hanno bisogno di una nuova concettualizzazione, di una nuova visione dell’uomo e della società. La risposta non è facile ma almeno è importante aver chiaro quali sono i problemi da risolvere.
 
Antonio Panti

 

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