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Martedì 17 NOVEMBRE 2020
Covid. Il Veneto contro Mmg e Continuità assistenziale: “Chiamano con troppa facilità il 118 senza approfondire diagnosi. Chi lo fa va segnalato”. I sindacati protestano: “Parole ingiuste”

Da qui la richiesta da parte del Comitato per l'emergenza Covid ai Direttori delle Centrali Operative 118 di  “registrate i nominativi dei medici e trasmetteteli ai Direttori del Distretto, che dovranno provvedere alle opportune verifiche ed ai necessari provvedimenti". Immediata la reazione dei sindacati: “Non si può generalizzare, siamo in prima fila come gli altri professionisti della Salute”. LA NOTA DEL COORDINATORE DEL COMITATO DI CRISI

Mentre nel Lazio il Tar si pronunciava sul ricorso dello Smi, sostenendo che le visite ai pazienti Covid a domicilio siano competenza solo del team delle Usca e non dei medici di famiglia, in Veneto infuriava la polemica per i dubbi sollevati dal Comitato di Crisi regionale per l'emergenza Coronavirus in merito all'inappropriato ’utilizzo del servizio del 118 da parte dei medici di famiglia e di continuità assistenziale. Il Coordinatore Paolo Rosi, infatti, ha preso carta e penna e scritto ai direttori delle Centrali Operative SUEM 118, ai Direttori Sanitari delle Aziende ULSS ed Ospedaliere Direttori dei Distretti delle Aziende ULSS ed Ospedaliere e, per conoscenza, ai Direttori Generali delle Aziende ULSS ed Ospedaliere, per chiedere azioni decise contro l’eventuale abuso del servizio.

“Facendo seguito alle ripetute segnalazioni pervenute dalle Centrali Operative del SUEM - si legge nella nota di Rosi -, relative a pazienti affetti da iperpiressia e sintomi respiratori minori, che vengono invitati a rivolgersi al 118 dal Medico di Medicina Generale, senza che questi abbia provveduto ad alcun approfondimento clinico, si invitano i Direttori delle Centrali Operative a registrare i nominativi dei medici interessati ed a trasmetterli ai Direttori del Distretto, che dovranno provvedere alle opportune verifiche ed ai necessari provvedimenti atti ad evitare il ripetersi di tali comportamenti”.

Analoga segnalazione viene richiesta per “eventuali casi riguardanti i medici del Servizio di Continuità Assistenziale”.
 
Il tenore della lettera ha scatenato le reazioni del mondo medico. “È chiaro che nessuno può garantire sul comportamento di 3200 medici in Veneto - dichiara il segretario regionale della Fimmg Veneto, Domenico Crisarà - è però altrettanto pacifico che una comunicazione di questo tenore poteva, a mio avviso, essere preceduta prima da un confronto. E poi doveva citare i numeri dei medici che usano questa pratica: un conto è parlare di segnalazioni da parte di 500 unità, un altro conto è se parliamo di segnalazioni di 50 oppure 5 unità. Al netto di questo, noi abbiamo delle linee guida da rispettare e cioè, se la saturazione d’ossigeno scende sotto i 93%, noi dobbiamo perlomeno far fare una lastra o chiamare il 118. E’ Altrettanto vero che la crisi d’ossigeno può essere anche momentanea e che il paziente recupera nel frattempo che arrivano i soccorsi. Secondo me bisognava valutare caso per caso senza alcuna generalizzazione”.

Sul punto si fa sentire anche Fimmg Padova Giovani, ricordando, in una nota, con un pizzico di orgoglio che, se il “Veneto fino ad oggi è rimasto zona gialla, insieme alla Provincia autonoma di Trento, è merito del lavoro che è stato eseguito nei reparti ospedalieri, ma anche del lavoro operoso e silenzioso di una Medicina Generale che c’è e che offre risposte chiare e adeguate al cittadino”.

Anche la Fimmg Padova Ca rispedisce le accuse al mittente: “L’ultimo dato che abbiamo raccolto è questo: su oltre 2500 contatti ricevuti in un weekend, le richieste per le quali è stato consigliato o direttamente attivato il Servizio di Emergenza e Urgenza sono poco più di 100, meno del 5%”.

A ciò si aggiunga il fatto che visitare un paziente positivo al Covid non sempre è facile perché ancora oggi, denunciano i sindacati, mancano le protezioni e, quindi, recarsi presso le abitazioni dei Covid + è un grosso rischio.  “L’ultima fornitura di cinque mascherine l’ho ricevuta – spiega Salvatore Cauchi, presidente regionale dello Snami, sindacato dei medici di famiglia e medico di base a Pieve di Soligo (Tv) – un mese fa. Con cinque mascherine, fra ambulatorio e visite a domicilio, non mi è sempre possibile andare a visitare un paziente Covid +, e quando vado il rischio è mio. Quello che faccio con un paziente positivo è di prenderlo in carico curandolo a distanza. Se, malauguratamente, il paziente passa al terzo stadio e va in crisi di ossigeno sotto il 93%, devo attivare le USCA; peccato che queste Unità Speciali di Continuità Assistenziale sono presenti nel nostro territorio solo per il 47%, ragion per cui non resta altro che indirizzare i pazienti al 118”.

Sulla lettera del coordinatore Rosi è intervenuto anche il Presidente Omceo di Venezia, Giovanni Leoni il quale, attraverso una nota, ricorda che i “MMG del Veneto sono sempre stati a fianco dei loro assistiti, a volte infettandosi o pagando anche con la vita, contribuendo ad evitare il diffondersi del contagio”. La Fnomceo fa quindi sapere che valuterà “le opportune iniziative, da attuare nelle sedi preposte, a tutela della professionalità e del decoro dei propri iscritti. E’ triste che in questo tempo di pandemia, in cui la sinergia istituzionale dovrebbe essere scontata, accadano simili episodi”.

Endrius Salvalaggio

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