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Giovedì 07 GENNAIO 2021
Recovery Fund. Alla sanità servono più risorse da spendere bene



Gentile Direttore,
viviamo in una fase politica/sociale/economica caratterizzata dai disastri della pandemia; essa, a livello globale, ha inciso profondamente sul nostro vivere individuale e collettivo; sono aumentate le diseguaglianze, le fragilità, le nuove povertà e l’azione/reazione di molti nostri amministratori (nazionali e locali)  risultano alquanto inefficaci ed inopportuni.

Mi riferisco, ad esempio, al tema del “"Recovery Fund” (letteralmente Fondo di Recupero):  un saggio provvedimento del Consiglio europeo con lo scopo di aiutare gli Stati membri dell’Europa ad affrontare il post Covid. Il piano di aiuti mette a disposizione 672,5 miliardi di euro per i Paesi richiedenti (360 mld a prestiti, 312,5 a fondo perduto). L’Italia ha ottenuto la fetta più grande di questo fondo. Infatti potrà contare su 65,456 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto. Il 70% di queste risorse ovvero 44,724 miliardi, sarà destinato a progetti 2021-2022; il restante 30%, pari a  20,732 miliardi, ad impegni relativi al 2023.

Nel complesso il “budget” italiano è di circa 209 miliardi ripartiti in 81,4 miliardi in sussidi e 127,4 miliardi in prestiti. Se l’Italia presenterà il suo Pnrr ad inizio 2021 le risorse potranno iniziare ad arrivare già nella primavera prossima ma se la presentazione slitta ad aprile, è probabile che i fondi arrivino non prima del prossimo autunno.

Due gli aspetti incomprensibili:
1) lite all'interno del Governo con la minaccia addirittura di nuove elezioni;
2) la quota del Recovery Fund riservato alla sanità.

Tralascerei il primo per un risparmio di epiteti e mi soffermo, invece, sul secondo. A tal pro, la bozza del Governo datata 6 dicembre c.a. "Piano nazionale di Ripresa e Resilienza" al capitolo 2.6 (Salute) prevede un finanziamento di soli 9 miliardi euro, ovvero il 4,6% del fondo, cioè una cifra inspiegabile data la gravità e le conseguenze (ancora in atto) prodotte dalla “libera” circolazione del coronavirs e sue varianti.

Non mi soffermo sulle criticità (numerose) del Servizio socio-sanitario pubblico emerse in questi mesi; mi sembrava ragionevole e sensata la proposta del Ministero della Salute, nel settembre scorso, di assegnare 68 miliardi di euro finalizzati a progetti di potenziamento dei servizi di assistenza socio-sanitaria per la prevenzione, cura e riabilitazione.

Così come non è condivisibile, a mio avviso, l'ipotesi della Regione Veneto che nella delibera n.1529 del novembre scorso (Piano Regionale per la Ripresa e la Resilienza relativa alla canalizzazione del Ricovery Fund) assegna al capitolo sanità 2,91 miliardi (8,59%): cifra modesta in rapporto all'aumento dei bisogni di assistenza.

Il Piano individua 5 progetti riguardanti l’edilizia ospedaliera e il rinnovo/potenziamento della dotazione tecnologica sanitaria.

Ritengo siano ben altre sono le proposte di utilizzo dei fondi; ne elenco alcune:
1. un necessario piano di assunzione a tempo indeterminato di personale sanitario (così come previsto nella stessa DGR n.782/20;
2. il potenziamento dei Dipartimenti di Prevenzione;
3. un icremento delle attività inerenti alla medicina territoriale;
4. l'istituzione  delle Case della Salute con team multidisciplinari che intervengano anche a domicilio e funzionanti h.24;
5. il rilancio del servizio per la prevenzione e la sicurezza negli ambienti di lavoro;
6. la sorveglianza di produzioni che comportano inquinanti tossico-nicivi per l'ambiente.
   - il pieno finanziamento dei Piani di Zona-servizi sociali in tutti gli ambiti di intervento: salute mentale, disabilità, dipendenze, anziani, famiglia, povertà/inclusione sociale.
   - il potenziamento dei servizi territoriale per la salute mentale;
   - il rilancio della Medicina di genere: consultori familiari adeguati ai nuovi bisogni di servizi rivolti alla donna (dall'adolescenza alla menopausa, alla terza età);
   - il superamento dell'attuale modello delle  Rsa (“cattedrali delle lungodegenze”) e la riconversione delle strutture attraverso la creazione di servizi alternativi.

Salvatore Lihard
Movimento per la difesa della sanità pubblica veneziana

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