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Mercoledì 13 GENNAIO 2021
Recovery Plan. Consiglio dei ministri lo approva ma Italia Viva si astiene. Ora la parola al Parlamento che dovrà pronunciarsi sui progetti per il rilancio del Paese che valgono 210 miliardi

Le due ministre di Italia Viva hanno contestato la mancata presa in considerazione del Mes Sanità e alla fine si sono astenute ma senza rimettere il loro incarico. Se Italia Viva uscirà o meno dalla maggioranza lo si saprà probabilmente solo nel pomeriggio quando è attesa una conferenza stampa di Matteo Renzi. Ora il Piano europeo va in Parlamento per le valutazioni delle due Camere. Per la sanità quasi 20 miliardi di investimenti per il rilancio e l'ammodernamnto del Ssn, dal territorio all'ospedale. IL PIANO.

Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri notte la proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), che sarà inviata alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica al fine di acquisirne le valutazioni. Da quanto si apprende durante l'esame del Piano ci sono state forti polemiche sollevate dalle ministre di Italia Viva Teresa Bellanova ed Elena Bonetti che avrebbero sottolineato l'errore di non prendere in considerazione il Mes Sanità per risolvere i problemi del nostro Ssn.
 
Obiezioni non accolte dal resto della coalizione di Governo che ha approvato il Piano mentre le ministre di Italia Viva si sono astenute anche se, per il momento, non hanno rimesso il loro incarico, in attesa delle decisioni sulla permanenza nel Governo che il partito di Matteo Renzi dovrebbe prendere nella giornata odierna.
 
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, spiega il comunicato stampa di Palazzo Chigi rilasciato al termine del Consiglio dei ministri che si è chiuso intorno all'una del mattino, dovrà dare attuazione, nel nostro Paese, al programma Next Generation EU, varato dall’Unione europea per integrare il Quadro finanziario pluriennale (QFP) 2021-2027 alla luce delle conseguenze economiche e sociali della pandemia da COVID-19.
 
L’azione di rilancio del Paese delineata dal Piano, scrive ancora Palazzo Chigi, è guidata da obiettivi di policy e interventi connessi ai tre assi strategici condivisi a livello europeo: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale.
 
Il Piano consente di affrontare, in modo radicale, le profonde trasformazioni imposte dalla duplice transizione, ecologica e digitale, una sfida che richiede una forte collaborazione fra pubblico e privato. Inoltre, attraverso un approccio integrato e orizzontale, si mira al rafforzamento del ruolo della donna e al contrasto alle discriminazioni di genere, all’accrescimento delle competenze, della capacità e delle prospettive occupazionali dei giovani, al riequilibrio territoriale e allo sviluppo del Mezzogiorno. Tali priorità non sono affidate a singoli interventi circoscritti in specifiche componenti, ma perseguite in modo trasversale.
 
Il Piano si articola in sei missioni, che rappresentano “aree tematiche” strutturali di intervento:
1. digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura;
2. rivoluzione verde e transizione ecologica;
3. infrastrutture per una mobilità sostenibile;
4. istruzione e ricerca; 5. inclusione e coesione;
6. salute (per tutte le misure del Piano in materia sanitaria leggi altro articolo).
 
Nell’insieme, le missioni raggruppano sedici componenti, funzionali a realizzare gli obiettivi economico-sociali definiti nella strategia del Governo, che a loro volta si articolano in 47 linee di intervento per progetti omogenei e coerenti.
 
Le risorse complessivamente allocate nelle sei missioni del PNRR sono pari a circa 210 miliardi di euro. Di questi, 144,2 miliardi finanziano “nuovi progetti” mentre i restanti 65,7 miliardi sono destinati a “progetti in essere” che riceveranno, grazie alla loro collocazione all’interno del PNRR, una significativa accelerazione dei profili temporali di realizzazione e quindi di spesa.
 
Con il Piano, il Governo intende massimizzare le risorse destinate agli investimenti pubblici, la cui quota supera il 70%. Gli incentivi a investimenti privati sono pari a circa il 21%. Impiegando le risorse nazionali del Fondo di sviluppo e coesione 2021-2027 non ancora programmate, è stato possibile incrementare gli investimenti di circa 20 miliardi per nuovi progetti in settori importanti, che comprendono la rete ferroviaria veloce, la portualità integrata, il trasporto locale sostenibile, la banda larga e il 5G, il ciclo integrale dei rifiuti, l’infrastrutturazione sociale e sanitaria del Mezzogiorno.
 
I singoli progetti di investimento sono stati selezionati secondo criteri volti a concentrare gli interventi su quelli trasformativi, a maggiore impatto sull’economia e sul lavoro. A tali criteri è stata orientata anche l’individuazione e la definizione sia dei “progetti in essere” che dei “nuovi progetti”. Per ogni missione sono indicate, inoltre, le riforme necessarie a realizzarla nel modo più efficace.
 
Il primo 70 per cento delle sovvenzioni verrà impegnato entro la fine del 2022 e speso entro la fine del 2023. Il piano prevede inoltre che il restante 30 per cento delle sovvenzioni sarà speso tra il 2023 e il 2025. I prestiti totali aumenteranno nel corso del tempo, in linea con l’obiettivo di mantenere un livello elevato di investimenti e altre spese, in confronto all’andamento tendenziale. Nei primi tre anni, la maggior parte degli investimenti e dei “nuovi progetti” (e quindi dello stimolo macroeconomico rispetto allo scenario di base) sarà sostenuta da sovvenzioni. Nel periodo 20242026, viceversa, la quota maggiore dei finanziamenti per progetti aggiuntivi arriverà dai prestiti.
 
Nella tabella di seguito si evidenzia l’entità delle risorse che si prevede di impiegare nelle sei missioni, con la distinzione tra i progetti già in essere e quelli nuovi.
 

 
l PNRR impatterà positivamente sulle principali variabili macroeconomiche e sugli indicatori di inclusione, equità e sviluppo sostenibile attraverso i maggiori investimenti che attiverà direttamente e indirettamente e le innovazioni tecnologiche che introdurrà e stimolerà. Questi effetti saranno amplificati dalle riforme di contesto e da quelle più settoriali inserite nelle singole componenti del Piano. Una valutazione dell’impatto complessivo di investimenti, trasferimenti, incentivi e riforme, nonché dell’effetto moltiplicativo che potrebbe realizzarsi grazie all’effetto-leva di numerose linee progettuali del Piano, potrà essere effettuata quando tutti i dettagli dei progetti e delle relativamente riforme saranno pienamente definiti.
 

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