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Lunedì 25 GENNAIO 2021
Punti nascita. Sindaci di Tempio e La Maddalena contro la decisione del Ministero della Salute

Gli ospedali Paolo Merlo di La Maddalena e Paolo Dettori di Tempio Pausania devono riaprire. Lo sostengono i sindaci delle due località. Lai: “Le nostre mamme hanno diritto di essere tutelate come avvenuto per molte sedi disagiate”. Addis: “La decisione del Ministero non tiene conto della nostra realtà e delle esigenze del territorio che fa capo all’ Ospedale”. Acceso il dibattito anche tra le Istituzioni in Consiglio regionale.

La risposta del Ministero della Salute alla Regione sulla concessione di deroga al punto nascita del Cto (Iglesias), all’apertura di una fase interlocutoria per il Paolo Merlo (La Maddalena) e alla negazione di un’opportunità per il Paolo Dettori (Tempio Pausania), ha suscitato non poco malcontento in queste due comunità e nei rispettivi sindaci.

Sentiti da Quotidiano Sanità, il Sindaco di Tempio Giovanni Antonio Addis, dichiara: “Provo sentimenti di profondo rammarico e forte disappunto dinanzi al parere negativo espresso dal Ministero della Salute sulla richiesta di deroga per il nostro punto nascita. Tale decisione non tiene conto della nostra realtà e delle esigenze di tutto il territorio che fa capo al nostro Ospedale. Un parere quello del Ministero tanto atteso e che avrebbe dovuto restituire dignità alla Sanità del nostro Territorio saccheggiata e ferita senza rimorso da un sistema basato solo su valutazioni economiche e utilitaristiche”.

“Sottolineo la evidente disparità di trattamento riservata all'Ospedale di Tempio – prosegue il Sindaco - ancora più forte e marcata se si considera che Tempio è classificato dalla legge come Comune montano, oltre che riconosciuto come territorio totalmente svantaggiato; condizioni queste che, insieme all'elevato rischio di spopolamento delle zone interne, alle condizioni geomorfologiche del territorio e alle difficoltà nei trasporti, hanno determinato altrove da parte dello stesso Ministero, posizioni differenti ad accordare la deroga”.

“Nella convinzione che la forza di un Territorio stia nella coesione tra coloro che sono chiamati a proteggerlo e tutelarlo - sottolinea Addis -, lotterò insieme ai colleghi Sindaci dei Comuni del Distretto Sanitario dell'Alta Gallura contro questa dissennata decisione, riservandoci di intraprendere ogni utile e opportuna iniziativa a sostegno della nostra richiesta”.

“Vedo il bicchiere mezzo pieno - ribatte il Sindaco di La Maddalena, Fabio Lai -. Sarebbe stato molto peggio un no categorico. L'ospedale di La Maddalena non è solo un punto nascita, questo lo sappiamo bene, e ci sono tanti altri problemi per cui stiamo lottando e combattendo con molto impegno; però anche il punto nascita fa parte di quella totalità del nostro presidio che deve essere tutelata. La nostra condizione di doppia insularità non può non essere tenuta in considerazione. Le nostre mamme hanno diritto di essere tutelate come avvenuto per molte sedi disagiate, tra le quali altre isole minori”.
 
La risposta del Ministero solleva un acceso dibattito anche da parte delle Istituzioni consiliari. Sentititi dal nostro giornale, il Presidente del gruppo consiliare Lega, Dario Giagoni, tuona: “Un anno in attesa che il Ministero si esprimesse circa la richiesta di deroga per i punti nascita della Sardegna, inoltrata dalla Regione il 31 gennaio 2020. Un anno che ha prodotto solo l’ennesimo rifiuto, l’ennesima mancanza di comprensione per le peculiarità geografiche e demografiche della nostra isola. Le future mamme della Sardegna, da nord a sud, non possono essere considerate come dei numeri su cui ragionare cinicamente e matematicamente. Esse sono donne che si apprestano a vivere il momento più bello, e delicato, della propria vita con un enorme peso sul cuore, un peso legato alla preoccupazione per la consapevolezza dei tanti servizi negati”.

“Siamo pronti a fare quanto in nostro potere per ribaltare tale parere – continua il Capogruppo -, per restituire alle gestanti della Gallura medesima dignità e diritti di cui possono giovare altrove. Non possiamo certo dimenticare, infatti, che l’ospedale Paolo Dettori di Tempio Pausania è stato nel passato un insostituibile punto di riferimento per la città e per i centri limitrofi, che si sono affidati al suo operato con fiducia e speranza, ma che ha visto abbattersi su di se il pesante taglione dell’amministrazione Arru/Pigliaru che, in piena sintonia con il governo centrale, ha avviato un graduale e inesorabile scorporo. Per ciò che concerne il Paolo Merlo di La Maddalena, poi, sono sconcertato dalla mancanza di comprensione mostrata per l’eccezionale condizione geografica di isola nell’isola, con tutti i limiti e i rischi che da questo ne derivano!”

Il vice Presidente Commissione consiliare Salute e Politiche Sociali e Capogruppo Leu, Daniele Cocco, ribatte : “Credo che vada sempre perseguito il riconoscimento, il diritto di tutti i sardi di avere uguale dignità a prescindere dal contesto territoriale di riferimento. Questo diritto vale anche per le mamme sarde che da troppo tempo subiscono discriminazioni con l’impossibilità di poter far nascere i propri negli ambiti territoriali di appartenenza. Tutti devono fare la propria parte, il governo che troppe volte fa passi indietro rispetto all’art 32 della costituzione e la Regione che non solo a parole deve garantire pari dignità a tutti i propri cittadini nessun escluso. Detto ciò, credo che unitariamente vada rivolta al governo una istanza forte perché spieghi le sue motivazioni e soprattutto riveda le decisioni assunte!”

Da Iglesiente, la Segretaria del Consiglio regionale Carla Cuccu (M5S), osserva: “La risposta del Ministero della Salute alla richiesta di deroga al D.M. 70/2015 per il punto nascita dell'ospedale C.T.O. di Iglesias, temporaneamente, ci soddisfa e ci conforta. Si comincia cosi' a restituire, all'intero Sulcis iglesiente, la dignità e l'eccellenza sanitaria che il C.T.O., insieme agli altri ospedali di Iglesias, ha sempre rappresentato a livello regionale e nazionale. In questo modo, si contiene la diaspora e l'intasamento dei nosocomi cagliaritani”.

“Tuttavia, ci duole sapere che altrettanto non è stato stabilito per il Dettori di Tempio e per il Merlo de La Maddalena – prosegue Cuccu -. Non si può pretendere di applicare una norma senza relativizzarla alle peculiarità di un dato territorio. La conformazione geografica e la viabilità interna sarda non consentono l'agile e spedito raggiungimento delle strutture sanitarie come accade nella pianura padana. Ciò che deve essere chiaro è che la deroga al D.M. 70 non può essere a tempo ma definitiva. Sono necessarie politiche, regionali e nazionali, concrete ed immediate a sostegno delle famiglie; che mettano le coppie nella condizione di poter generare figli e crescerli nella certezza di non essere soli ed abbandonati a se' stessi. Se proprio si vuole che la sanità sia un parametro ragionieristico allora è imprescindibile mettere i nostri giovani nella condizione di potersi aprire alla vita generando vite nuove e così il metallico parametro numerico dei 500 parti all'anno del D.M. 70 sarà ottemperato. Un governo che non prevede lo sviluppo e la crescita generazionale e' destinato a creare una società robotica disumana e sterile”.

C’è poi chi evidenzia quelle che possono essere delle soluzioni. Il Presidente di gruppo PD Gianfranco Ganau, medico e componente Commissione Salute, spiega: “Il tema annoso dei punti nascita della Sardegna si colora di un nuovo responso parzialmente negativo del Ministero della Salute. Il parere negativo è basato sul basso numero di parti praticati nei centri in questione. Va detto che il tetto minimo, in Sardegna di 500 parti annuo, è stabilito perché al di sotto di tale numero, risulta accertato un progressivo rischio per partoriente e nascituro. Si tratta quindi di una norma che vuole tutelare madri e neonati”.

“Credo che la soluzione per mantenere in attività i punti nascita in questione (La Maddalena, Tempio) e superare l'attuale impasse - propone Ganau -, possa essere trovata mediante la costituzione di équipe operanti a rotazione presso punti nascita con un volume adeguato di parti annuo. In questo modo sarebbe possibile garantire gli standard di sicurezza previsti e la piena efficienza dei punti nascita nei presidi in discussione. Mi pare una soluzione ragionevole per garantire una piena e sicura assistenza al parto in quei territori”.

Infine, per il Capogruppo Progressisti e componente Commissione Salute Francesco Agus: “Le peculiarità presenti all’interno del nostro territorio, al pari di altre zone della penisola, meritano tutela: sarebbe inaccettabile pregiudicare il diritto alla salute dei cittadini solo per motivi geografici o demografici. Il DM70 non è un totem. Prevede laddove è possibile la possibilità di derogare a criteri troppi rigidi. Questa possibilità è già stata concessa alla Sardegna per determinati casi. Ma le deroghe ai numeri minimi non possono in alcun modo diminuire i livelli di sicurezza e richiedono un approfondimento che il Ministero farebbe bene a portare avanti con il coinvolgimento della Regione, delle strutture ospedaliere e delle comunità interessate. Serve una riflessione saggia che metta sul piatto della bilancia i rischi. Da una parte quelli legati alla distanza dal presidio ospedaliero e dall’altra quelli connessi a strutture sottodimensionate rispetto agli standard ottimali. Di certo – conclude Agus - non aiuta il tentativo di strumentalizzare questi temi come se si fosse in perenne campagna elettorale e come se non fosse necessario invece tener conto, prima di tutto, della sicurezza delle madri e dei loro figli”.

Elisabetta Caredda

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