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Venerdì 01 GIUGNO 2012
Anteprima. Fisioterapia e scienze motorie. Le nuove competenze. Quasi pronto il documento Ministero-Regioni

Sta per essere presentata la proposta del tavolo di lavoro sugli ambiti di competenza di due professioni che si sono spesso reciprocamente accusate di "invasioni di campo". L’obiettivo è promuovere programmi di attività motoria individuando modalità di lavoro integrato, ma non sovrapponibile.

Potrebbe arrivare finalmente un po’ di chiarezza sugli ambiti di competenza dei fisioterapisti e dei laureati in Scienze motorie, due professionisti che oggi, invece, si accusano spesso di invasioni di campo e fino anche all'abusivismo professionale. A districare i nodi dovrebbe essere il documento del tavolo di confronto che il ministero della Salute e le Regioni hanno avviato con il coinvolgimento delle rappresentanze professionali dei laureati in scienze motorie e dei fisioterapisti.
 
Lo scopo è quello di “meglio delineare l’ambito di competenza professionale dei primi ed evidenziare le modalità di lavoro integrato per la salvaguardia della tutela della salute”, spiega la bozza di documento del tavolo che abbiamo potuto visionare e della quale vi anticipiamo i principali contenuti, in attesa della messa a punto del testo finale sul quale si sta ancora lavorando, soprattutto per la parte relativa alla formazione.

Un tavolo che parte dall’introduzione, nella programmazione nazionale e regionale, della sperimentazione della cosiddetta "AFA" (attività fisica adattata) prevedendo che tale attività non rientri tra le prestazioni sanitarie bensì abbia il compito di ricondizionare al termine della riabilitazione, combattere l’ipomobilità, favorire la socializzazione e promuovere stili di vita più corretti. Per questo diventa importante capire il ruolo di ogni figura professionale.
 
Partendo da fatto che, ricorda il tavolo, “il percorso formativo del laureato in Scienze motorie è orientato allo sport e all’esercizio fisico” - si tratta quindi di una figura “ritenuta importante per i fini di promozione della salute da parte del Ministero" -, mente il percorso del fisioterapista “ha l’obiettivo di formare un professionista sanitario in grado di prendere in carico problemi di salute che incidono sull’autonomia delle persone, con strumenti sanitari che includono l’esercizio terapeutico e la rieducazione motoria”.

L’obiettivo, dunque, è promuovere l’attività motoria, sia per la prevenzione di problemi di salute che per il mantenimento di uno stato di salute accettabile. Nel farlo occorre però tenere conto dei bisogni di movimento delle diverse categorie di persone, alcune delle quali, evidenzia il tavolo Ministero-Regioni, “non possono giovarsi di interventi di promozione dell'attività motoria ‘standard’, ma necessitano di un approccio più specifico, in virtù delle specifiche caratteristiche”, le così dette categorie “fragili”. “Non è possibile – chiarisce il tavolo - costruire percorsi standardizzati per persone con esiti di ictus cerebri, ad esempio, anche se a distanza di mesi dall'evento acuto”.

Si tratta tuttavia, ammette il tavolo, di un confine difficile da delineare quello tra promozione della salute e attività sanitaria. Ma è anche vero che “la presa in carico sanitaria non può essere prolungata oltre misura e non deve coinvolgere tutte le attività delle persone: esistono occasioni, periodi, necessità e luoghi dell'intervento sanitario, dopo di che ogni persona deve vivere e agire nel mondo, anche praticando attività motoria come, in realtà, è sempre necessario per il suo organismo fare”.

Uno dei criteri di cui tenere conto, quindi, è lo scopo dell'attività motoria: “La terapia – si legge nella bozza - è competenza riservata alle professioni sanitarie e la presa in carico, con l'obiettivo di risolvere/migliorare il problema di salute (che include autonomia e partecipazione) di una persona attraverso il movimento, è attività sanitaria e nella fattispecie propria del Fisioterapista”. Quando, invece, una persona anche con diversa abilità, richiede un'attività motoria perché percepisce il bisogno di farlo o gli è consigliato, “l'attività motoria va ‘adattata’ alle possibilità dell'individuo in modo che gli si consenta di praticarla, anche se l'obiettivo non è la risoluzione o la presa in carico di un problema specifico di salute o autonomia”.

È nell'ottica di queste scelte programmatorie che si propone l’utilizzo del laureato in scienze motorie nel progetto “Prescrizione dell’esercizio fisico come strumento e terapia” che il Ministero della Salute sta sperimentando in diversi contesti territoriali. In pratica, programmi di prevenzione e cura basati sull’esercizio fisico secondo modalità organizzative che prevedono la somministrazione dell’attività fisica.

L’auspicio del tavolo è che programmi di questo tipo siano sempre più rafforzati nei Piani Sanitari Regionali, intensificando la lotta alla sedentarietà e promuovendo l’attività fisica attraverso lo sviluppo sul territorio di una rete di strutture per la “somministrazione-erogazione” dell’attività fisica che, precisa la bozza di documento del tavolo, “deve avvenire in realtà specificamente attrezzate (palestre e centri sportivi pubblici e privati), contraddistinte da una buona gestione complessiva e dirette da un laureato in Scienze Motorie o diplomato ISEF prevedendo che tali professionisti operino in fase di somministrazione, attraverso specifiche attività di formazione e aggiornamento”.
 
Si darebbe, così, vita “ad un circuito regionale di palestre e strutture sportive, certificato ed istituzionalmente riconosciuto, con azioni formative, condivisione di valori etici e un sistema di valutazione della qualità degli interventi” rivolti a quei soggetti che “possono ridurre i fattori di rischio o trarre beneficio per la propria condizione patologica attraverso un’attività fisica opportunamente avviata ed erogata”.
 

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