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Mercoledì 10 FEBBRAIO 2021
Carcinoma a cellule renali avanzato. Nivolumab in associazione con cabozantinib mostra un beneficio duraturo

Beneficio sia in termini di sopravvivenza che di tassi di risposta nel trattamento di prima linea. Ad un follow-up mediano di 2 anni, nivolumab in associazione con cabozantinib continua a dimostrare una sopravvivenza libera da progressione, una sopravvivenza globale e tassi di risposta obiettiva superiori rispetto a sunitinib. In un'analisi distinta del CheckMate -9ER, i pazienti riportano un miglioramento statisticamente significativo della qualità di vita correlata allo stato di salute.

Bristol Myers Squibb e Ipsen annunciano i risultati di nuove analisi dello studio registrativo di fase 3 CheckMate -9ER, che dimostrano il mantenimento di benefici clinicamente significativi in termini di efficacia e miglioramento della qualità di vita con l’associazione di nivolumab e cabozantinib, rispetto a sunitinib, nel trattamento di prima linea del carcinoma a cellule renali (RCC) avanzato.
 
Questi dati saranno presentati in due poster al Genitourinary Cancers Symposium dell'American Society of Clinical Oncology (Asco) 2021, che si terrà in forma virtuale dall'11 al 13 febbraio 2021, e saranno illustrati nella Poster Highlights Session il 13 febbraio.


Con un follow-up mediano di 2 anni (23,5 mesi), nivolumab in associazione con cabozantinib continua a mostrare una sopravvivenza libera da progressione (PFS), un tasso di risposta obiettiva (ORR) e una sopravvivenza globale (OS) superiori rispetto a sunitinib, con un basso tasso di eventi avversi correlati al trattamento (TRAE) che hanno portato a interruzione del trattamento. Non sono stati identificati nuovi segnali di sicurezza con l'estensione del follow-up.

Nella popolazione globale dello studio si è osservato:
- PFS: l’associazione ha raddoppiato la PFS mediana (17,0 mesi vs 8,3 mesi, rispettivamente; HR 0,52; IC 95%: 0,43-0,64), endpoint primario dello studio, rispetto a sunitinib.
- ORR: quasi il doppio dei pazienti ha risposto a nivolumab in associazione con cabozantinib vs sunitinib (54,8% vs 28,4%).
- OS: nivolumab in associazione con cabozantinib ha mantenuto i miglioramenti osservati in OS, dimostrando una riduzione del 34% del rischio di morte rispetto a sunitinib (HR 0,66; IC 95%: 0,50-0,87).
- Tasso di controllo di malattia: in un’analisi esplorativa, l’associazione è stata correlata a un tasso di controllo della malattia (che includeva risposta completa, risposta parziale e malattia stabile) dell’88,2% rispetto al 69,9% con sunitinib.
- Risposta completa (CR): il tasso di CR, anch’esso esplorativo, per nivolumab in associazione con cabozantinib è stato del 9,3% rispetto al 4,3% con sunitinib.
- Interruzioni a causa di eventi avversi correlati al trattamento (TRAE): tra i pazienti trattati con nivolumab e cabozantinib, il 6,6% ha interrotto entrambi i farmaci a causa di TRAE, il 9,7% ha interrotto solo nivolumab e il 7,2% solo cabozantinib.

In un'analisi esplorativa per sottogruppo di 75 pazienti con caratteristiche sarcomatoidi, l’associazione di nivolumab e cabozantinib ha mostrato beneficio in questa popolazione tipicamente associata a prognosi sfavorevole, riducendo il rischio di morte del 64% rispetto a sunitinib (HR 0,36; IC 95%: 0,17-0,79) e dimostrando superiorità in termini di PFS (10,3 mesi vs 4,2 mesi) e ORR (55,9% vs 22,0%).


In un'analisi distinta dello studio CheckMate -9ER condotta a un follow-up mediano di 18,1 mesi, i pazienti trattati con l’associazione di nivolumab e cabozantinib hanno riportato benefici statisticamente significativi sulla qualità di vita correlata allo stato di salute. Il trattamento con nivolumab in associazione con cabozantinib è stato associato a un più basso carico del trattamento, a una diminuzione del rischio di deterioramento e a una riduzione dei sintomi legati alla malattia, rispetto a sunitinib. Questi outcome esplorativi sono stati misurati utilizzando il Functional Assessment of Cancer Therapy Kidney Symptom Index-19 (FKSI-19), uno strumento specifico per misurare la qualità di vita in pazienti con tumore del rene, ed il questionario EQ-5D-3L.
 
“Esiste un continuo bisogno di nuove terapie che mostrino un beneficio in diversi sottogruppi di pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato”, ha spiegato Robert Motzer, M.D., Kidney Cancer Section Head, Genitourinary Oncology Service, e Jack and Dorothy Byrne Chair in Clinical Oncology, Memorial Sloan Kettering Cancer Center. “Nello studio CheckMate -9ER, nivolumab in associazione con cabozantinib ha raddoppiato la sopravvivenza libera da progressione, ha aumentato la sopravvivenza globale e il tasso di risposta e, in un'analisi esplorativa, ha dimostrato un notevole controllo della malattia, e questi promettenti risultati di efficacia si sono stati mantenuti con l'estensione del follow-up. È inoltre degno di nota che i pazienti in questo studio hanno riportato miglioramenti significativi della qualità di vita, aspetto importante per i pazienti trattati per questa patologia impegnativa”.

“Se con l'avanzamento nei trattamenti per il tumore del rene si sono trasformati gli outcome dei pazienti, gli obiettivi della terapia si sono ampliati da un prolungamento della sopravvivenza ad una migliore qualità di vita”, ha affermato Cristina Suárez, Medical Oncologist al Vall d´Hebron University Hospital, Barcellona (Spagna), e sperimentatore principale dello studio di Fase 3 CheckMate -9ER. “Le analisi aggiuntive presentate all'ASCO GU suggeriscono che i medici che trattano le persone che convivono con un carcinoma a cellule renali avanzato possono considerare questa associazione fin dalla diagnosi come opzione di prima linea, per migliorare gli outcome dei pazienti e ridurre significativamente il rischio di deterioramento dei punteggi di qualità di vita correlata allo stato di salute”.

“Questi ulteriori dati dello studio CheckMate -9ER offrono una forte evidenza che nivolumab in associazione con cabozantinib può aiutare i pazienti ad ottenere e mantenere il controllo della loro malattia”, ha dichiarato Dana Walker, M.D., M.S.C.E., vice president, development program lead, genitourinary cancers, Bristol Myers Squibb. “Questo regime di trattamento unisce due farmaci già comprovati nel carcinoma a cellule renali avanzato, e noi crediamo che giocherà un ruolo importante accanto ad altre opzioni di trattamento di prima linea. Con le varie associazioni a base di nivolumab, in una vasta gamma di tipologie tumorali, guardiamo avanti per costruire, sulla nostra eredità, il potenziale di trasformazione degli outcome di molti pazienti”.

“Siamo felici di condividere questi risultati positivi all'Asco GU, ampliando la crescente mole di dati per l'uso di cabozantinib nel setting di prima e seconda linea. Questi dati supportano ulteriormente l'importanza della ricerca sui risultati che interessano direttamente i pazienti”, ha dichiarato Steven Hildemann, Executive Vice President, Chief Medical Officer, Head of Global Medical Affairs and Patient Safety, Ipsen. “La validazione delle variazioni di tipo II sottomesse all'Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) per cabozantinib in associazione con nivolumab lo scorso anno ha portato questo nuovo regime di associazione ancora più vicino alla popolazione di pazienti con tumore del rene avanzato non precedentemente trattato. Malgrado i recenti progressi, questi pazienti ancora necessitano di nuove opzioni terapeutiche che estendano la sopravvivenza e migliorino la qualità di vita”.

Nivolumab in associazione con cabozantinib è stato approvato per il trattamento di prima linea del carcinoma a cellule renali avanzato dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense a gennaio 2021, ed ulteriori richieste di approvazione sono in revisione da parte di altre autorità regolatorie nel resto del mondo. Bristol Myers Squibb e Ipsen ringraziano i pazienti e gli sperimentatori coinvolti nello studio clinico CheckMate -9ER.
 
Lo studio CheckMate -9ER
CheckMate -9ER è uno studio in aperto, randomizzato, multicentrico, di fase 3, che valuta pazienti con carcinoma a cellule renali (RCC) avanzato o metastatico non precedentemente trattato.
In totale, 651 pazienti (23% a rischio favorevole, 58% a rischio intermedio, 20% a rischio sfavorevole; 25% PD-L1≥1%) sono stati randomizzati a ricevere nivolumab più cabozantinib (n=323) vs. sunitinib (n=328). L’endpoint primario è la sopravvivenza libera da progressione (PFS). Endpoint secondari includono la sopravvivenza globale (OS) e il tasso di risposta obiettiva (ORR). L’analisi primaria di efficacia confronta la duplice associazione rispetto a sunitinib in tutti i pazienti randomizzati. Lo studio è sponsorizzato da Bristol Myers Squibb e Ono Pharmaceutical Co e co-finanziato da Exelixis, Ipsen e Takeda Pharmaceutical Company Limited.
 

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