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Mercoledì 10 FEBBRAIO 2021
Un nuovo Codice deontologico per una vita medica “corretta e sicura”



Gentile Direttore,
leggo su QS l’intervento, come al solito chiaro e puntuale, di Antonio Panti sui medici che contestano la vaccinazione. Oltre a condividerlo nella sua interezza, credo che possa anche essere ulteriore input al ripensamento del Codice di Deontologia Medica (CDM), alla sua riscrittura secondo altro sguardo, come già in precedenza accennato su queste colonne.
 
Per evitare, o almeno arginare, certe derive “scientifiche” che trovano facile accoglienza in chi, non sufficientemente acculturato, crede nell’ideologia terrapiattista, si può pensare a inserire nel nuovo CDM un capo esplicitamente dedicato al punto, comprensivo delle relative sanzioni in caso di violazione.
 
Bene ricorda Panti gli articoli del CDM 2014 che possono essere invocati per censurare atteggiamenti a-medici se non anti-medici; meglio sarebbe mettere nero su bianco cosa il medico non può dire né fare quando il suo dire e il suo fare contrastano con il pensiero scientifico accreditato dalla autorevolezza degli studi, e come può quindi essere deontologicamente sanzionato.
 
E poi, a formare una coscienza deontologica, dovrebbe intervenire l’Università, prevedendo lo studio analitico e comparato del CDM nel programma di tutti e sei gli anni del corso di laurea, sì che alla fine il CDM sia saputo a memoria, sì che ogni medico lo abbia non tanto con sé ma in sé.
 
Come il Codice della Strada serve a una guida corretta e sicura per l’autista e per gli altri, così il CDM serve a una vita medica corretta e sicura, sicura sia per l’altro (l’assistito) e sia per il sé, perché il suo rispetto mette anche al riparo dagli errori, poi forieri di guai pure giudiziari.
 
Marcello Valdini
Medico-legale, componente Consulta Deontologica Nazionale
 

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