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Lunedì 15 FEBBRAIO 2021
Sindacati in crisi... la fiducia è una cosa seria



Gentile Direttore,
nel leggere l'analisi puntuale dei dati citati dalla dottoressa Mancin su Quotidiano Sanità del 3 febbraio mi viene spontaneo il parallelismo con il disamore esistente, in questo momento storico, per la politica e le istituzioni, in generale, e posso pensare che venga assimilato il sindacalismo alla politica istituzionale.
Allora credo giusto fare dei distinguo. Proprio ad uso di chi del sindacalismo poi vive le conseguenze di scelte più o meno costruttive e premianti per la professione.
 
Giusto sottolineare il dovere di ascolto delle esigenze dei colleghi e questo credo debba essere la sostanza del lavoro di un sindacalista: ascoltare e rappresentare la voce degli iscritti nell’intento di promuovere lo sviluppo professionale.
 
Su questo si basa la fiducia di chi chiede di essere rappresentato.
Siamo certi che siano tutti i sindacati a non farsi portavoce delle necessità dei colleghi?
Potrebbe forse essere, invece, che nelle sedi istituzionali venga ascoltata solo la “voce più grossa’?
Stiamo vivendo i risultati di firme apposte dal sindacato maggioritario che si autodefinisce come unico referente nelle trattative con la parte pubblica. La democrazia prevede, giustamente, questo: chi ha la maggioranza conduce le danze. Chi tale maggioranza non ha può esprimere le sue idee ma è ascoltato solo a discrezione della parte pubblica.
 
Che fare allora? Perdere la fiducia in tutti? Disiscriversi da tutti i sindacati?
Forse conviene sapere che in questo modo la rappresentatività rimane inalterata, perché i calcoli di rappresentatività vengono fatti sul totale dei sindacalizzati non sul totale dei medici, quindi, se anche si togliessero 1000 persone da un sindacato, ma costoro non si iscrivessero a nessun altro, la proporzione della rappresentatività rimarrebbe inalterata e le firme sarebbero sempre apposte dagli stessi.
 
Nascono molti gruppi spontanei coagulati da sincere istanze momentanee e sostenuti dalla sfiducia nelle forme rappresentative istituzionali.
Se queste istanze fossero esposte all’interno di una istituzione sindacale troverebbero spazio su un tavolo di trattativa, portate avanti da chi si fa strumento per i colleghi e crede in questo, pensando che il sindacato abbia solo questo come ruolo e debba rifuggire la condivisione del potere, non possa condividere interessi economici o di altra natura con la parte pubblica. Se queste sigle rafforzassero i loro numeri si modificherebbe la proporzione della rappresentatività, e chi ora non vuole sentire dovrebbe prestare orecchio anche alla voce della base.
 
Vale la pena dirlo chiaramente: non tutti i sindacati sono uguali!
Rappresentare gli iscritti è, e rimane, l’unico interesse e l’unica mission del sindacato di cui mi onoro essere delegata ai tavoli di trattativa.
Non abbiamo interessi economici che non siano quelli legati a migliorare la valorizzazione della professione. Non aspiriamo a fare della sanità un business nè dei medici dei piccoli imprenditori.
 
Difendiamo la qualità della professione e chiediamo gli strumenti per migliorarla.
Vorremmo dei medici che abbiano valorizzato il ruolo, cui vengano concessi tempi di lavoro e tempi di formazione continua, tempo idoneo per considerare il paziente che hanno di fronte con l’ascolto, con lo sguardo, con la visita, con la strumentazione e con l’informatizzazione necessarie e sufficienti per far tesoro delle notizie raccolte.
 
Chiediamo assunzioni idonee, affinché i professionisti non si trovino ad operare “a cottimo” e senza turni di ristoro. Difendiamo la dignità della formazione in medicina generale che riteniamo sia da parificare a specializzazione.
Coltiviamo la speranza che si consideri un valore istituire una rete di cure che coniughi ospedali e territorio.
Presto detto: chiediamo di poter fare la nostra la professione, che consideriamo la più bella del mondo. Non ci rassegneremo a lasciare che la facciano diventare una storpiatura. Noi ne soffriremmo certo ma alla fine, in qualche maniera, la svolgeremmo ugualmente. Peggio sarebbe per i cittadini peraltro ignari e paganti un servizio mutilato e umiliato.
 
Ecco se si pensa che questo non valga allora non iscrivetevi e pensate al solo oggi. Se però chiedete un futuro, datevi gli strumenti per disegnarlo insieme ai pari. Noi ci siamo.
 
Liliana Lora
Segretario Regionale Veneto, Sindacato Medici Italiani (SMI)

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