quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Lunedì 01 MARZO 2021
Il manuale di Sanità Pubblica di Buiatti, Geddes e Maciocco. Dopo 40 anni è ancora attuale



Gentile Direttore,
scrivo questa breve nota con la quale vorrei ricordare che questo febbraio 2021 si sono compiuti 40 anni dalla pubblicazione, da parte de La Nuova Italia Scientifica-NIS, del Manuale di Sanità Pubblica a firma di Eva Buiatti, Marco Geddes e Gavino Maciocco (febbraio 1981). Ho preso l’iniziativa di richiamare il valore di quel Manuale perché su di esso si sono formati e aggiornati tanti medici, dirigenti e operatori, sui temi della Sanità Pubblica in senso lato, comprensiva dei concetti e dei principi della programmazione, dell’organizzazione e della gestione sanitaria pubblica.
 
Eva Buiatti, dolorosamente per quanti l’hanno conosciuta, non c’è più. Marco Geddes e Gavino Maciocco continuano ad aggiornare e a proporci la loro riflessione e il loro contributo sempre finalizzato a rilanciare la prospettiva di una più compiuta attuazione della Riforma sanitaria del 1978.
 
È un pensiero forte, è un pensiero giusto, è un pensiero utile, perché in questo momento, anzi in questa troppo lunga fase di difficoltà, ci aiuta a pensare che sarà proprio questa visione unitaria, complessiva e organica, a consentirci di uscire dal tunnel, trasformati e in grado di affrontare questa nuova situazione.
 
Situazione che certamente deve preoccuparci in quanto questo sbattere a muso duro sugli effetti della pandemia e dei tanti elementi che l’hanno sostenuta e ancora ne sosterranno altre (malattie emergenti e riemergenti, appunto), ci ha fatto capire il carattere non transitorio di questa difficoltà.
 
Ma anche situazione che può avvantaggiarsi di fattori che nei decenni scorsi proprio non c’erano. Si pensi solo all’elemento ICT e all’aiuto enorme che può dare al tema della integrazione assistenziale.
 
Mi è capitato più volte di riflettere e far riflettere i miei interlocutori sul fatto che i primi personal computer hanno incominciato a popolare gli uffici e i servizi sanitari parecchio dopo il 1978. 
 
Diciamo la verità, in occasione dei 40 anni del SSN, abbiamo un po’ tutti sottolineato come, in molte realtà regionali, un’area di forte ritardo rispetto alle aspettative della 833 era quella della integrazione tra attività preventive, territoriali/distrettuali e ospedaliere, ma forse andava anche riconosciuto che era stato duro, anche solo sotto il profilo semplicemente comunicativo, andare avanti con telefonate, fax (per non dire fonogrammi), lastre e cartelle cliniche portate a mano.
 
Dunque, accanto a un quadro di difficoltà nuove e crescenti, anche elementi di aiuto, prima non disponibili (ne va citato almeno un altro, di natura immateriale ma fondamentale, quale quello della crescita forte della cultura organizzativa e valutativa  tra gli operatori del settore sanitario, anche grazie a manuali come quello di Buiatti, Geddes, Maciocco). Altri elementi potranno venire dall’utilizzo corretto e adeguato delle risorse del Recovery Fund.
 
Forse questa consapevolezza potrebbe servire anche ad rimuoverere quel velo di comprensibile pessimismo della ragione che mi è parso di cogliere nel contributo di Antonio Panti su QS del 26 febbraio u.s.
 
Vi è però una certezza da mantenere. Se Governo e Parlamento decidono una cosa e la finanziano, questa cosa va fatta, valutata ed eventualmente rivista, se non funziona (se ne parla anche a pagina 35 nel manuale di cui ci occupiamo). Se, a proposito della pandemia, si stabilisce che ciascuna regione si doti di un piano di potenziamento e di riorganizzazione territoriale e lo includa in un più generale programma operativo per contrastare la pandemia , è giusto aspettarsi che per ogni regione sia stato prodotto e approvato  localmente un documento dedicato a tale potenziamento e riorganizzazione,  che esso sia stato trasmesso ai Ministeri competenti (anche solo per gli esclusivi fini conoscitivi dei Ministeri e del Paese) e incluso nel più generale programma operativo COVID. anche esso opportunamente redatto, approvato e reso pubblico.  Ci si aspetta anche che i Ministeri lo valutino.
 
Anche in questo modo si difende e si rilancia il nostro SSN.
 
Filippo Palumbo
Già Direttore Generale e Capo Dipartimento della Programmazione Sanitaria del Ministero della salute

© RIPRODUZIONE RISERVATA