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Venerdì 05 MARZO 2021
Anziani. Psicologi: “La nostra figura nei piani terapeutici è fondamentale”

Il presidente dell’Ordine degli psicologi regionale, Roberto Calvani, evidenzia come il forte ricorso ad antidepressivi, ansiolitici e psicofarmaci negli anziani possa essere spesso evitato con l’intervento di uno specialista psicologo. Ma per Debora Furlan consigliera segretaria dell’Ordine degli psicologi del FVG, la presenza dello psicologo nelle Rsa porterebbe benefici anche sugli operatori sanitari delle strutture, ad ampio rischio burn-out, e sul piano dei famigliari, dove subentrano spesso il sensi di colpa.

“Contro l'ansia e le paure reiterate si ricorre spesso ad antidepressivi, ansiolitici e psicofarmaci. Sembra fra le soluzioni più facili, in realtà apre la porta a dipendenze e al peggioramento dei sintomi. In questo ambito, lo psicologo, a volte, può fare molto”. A dirlo è il presidente Roberto Calvani dell’Ordine degli Psicologi del Friuli Venezia Giulia.

A preoccupare l’Ordine è la quasi totale assenza degli psicologi nei piani terapeutici o nelle strutture territoriali come le Rsa, i centri di residenza per anziani, i percorsi di cura domiciliare ad ammalati terminali ecc. Il presidente Calvani ricorda che un piano terapeutico non è fatto solo dalla prescrizione di alcuni farmaci ma, oltre a questo, dovrebbe essere accompagnato anche dalla figura del consulente/formatore/riabilitatore, proprio come lo psicologo, i familiari e nondimeno, lo stesso operatore sanitario.

“Quando siamo presenti nelle strutture sanitarie cosiddette ad alto coinvolgimento emotivo – spiega Debora Furlan consigliera segretaria dell’Ordine degli psicologi – la presenza dello psicologo diventa un servizio necessario che lavora su tre livelli ben distinti: sul piano del paziente/ospite, occupandosi del mantenimento e della stimolazione delle abilità cognitive residue, oppure dell’a accettazione del processo di invecchiamento perché ci si rende conto che si sta avvicinando alla morte. Sul piano dei famigliari, invece, si lavora spesso sui sensi di colpa per il fatto di avere un proprio caro in una struttura per anziani e non poterlo andare a trovare causa Covid o per causa di lavoro. All’opposto, ci capita di trattare delle vere e proprie rivendicazioni: mio padre e mia madre mi ha fatto soffrire ed io ora in qualche modo posso riprendermi la mia rivincita…la storia e la qualità delle relazioni genitori-figli hanno degli effetti importanti sull’inserimento del famigliare e sulle dinamiche all’interno della struttura …Le aree di intervento sono molteplici”.

“Il terzo livello di lavoro - continua la consigliera Furlan – riguarda l’operatore che in queste strutture lavora. Quotidianamente questi lavoratori incontrano delle difficoltà stressogene tutt’altro che trascurabili, che possono essere legate al rapporto con il paziente come, ad esempio, sapere gestire l’aggressività del malato, piuttosto che il rifiuto di collaborazione dello stesso dovuto,  magari, ad un improvviso decadimento o al senso di essere arrivati al capolinea. Gli operatori possono avere veri e propri problemi emotivi causati da chi hanno in cura, ma come spesso accade, anche da un rapporto difficile con i famigliari.  Il rischio burn-out è sempre dietro l’angolo che molte volte trova il suo sfogo nell’alto turnover del personale”.

Il Presidente Calvani precisa come la “voce del psicologo” rientri anche nel piano nazionale dei LEA (Livelli essenziali di Assistenza) e la sua presenza sia prevista anche dallo stesso Piano Nazionale Cronicità e dal Decreto Calabria del 2019, che però nella regione del Friuli Venezia Giulia non sono stati previsti.

“E’ da 3 anni che chiediamo al vicegovernatore con delega alla salute, Riccardo Riccardi la presenza dello psicologo nelle cure territoriali – rivendica il presidente Calvani – ma, ad ogni nostra richiesta, non abbiamo avuto riscontro! I vertici regionali ci devono una risposta.  La nostra è una figura chiave, con una solida formazione pratico-teorica e un bagaglio di conoscenze che spazia dalla valutazione neuropsicologica della persona anziana, alla diagnosi differenziale, dalle caratteristiche cliniche e neuropatologiche dei principali tipi di demenza, ai suggerimenti di modifica ambientale ed al supporto psicologico per i familiari fino all’utilizzo delle più̀ innovative tecniche di riabilitazione cognitiva e della memoria”.

Endrius Salvalaggio

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