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Lunedì 08 MARZO 2021
8 marzo. Aodi (Amsi): “Libertà, rispetto dei diritti e sicurezza completa per tutte le donne, in tutti i Paesi del mondo” 

Così il membro del Registri esperto Fnmoceo e Presidente dei Medici Stranieri lanciando l’Osservatorio internazionale contro la violenza sulle donne in collaborazione con la Co-mai e l’Umem. Il 55% degli operatori sanitari stranieri in Italia sono donne, circa 40 mila. Per Aodi “bisogna intensificare la prevenzione e l’assistenza sanitaria per le donne migranti senza permesso di soggiorno”.

“Oggi è un giorno importante a livello mondiale, per la Festa delle Donne che deve far riflettere tutti per quanto riguarda l’importanza del loro ruolo nelle società tutti i giorni, non solo l’8 marzo. Le donne hanno vinto numerose battaglie ma dobbiamo fare ancora tanto per combattere la violenza contro le donne e rispettare tutti i loro diritti”. Così Foad Aodi, a nome della comunità del mondo arabo in Italia (Co-mai), dell’Associazione Medici di origine Straniera in Italia (Amsi), dell’Unione Medica Euro Mediterranea (Umem) e del Movimento internazionale Transculturale interprofessionale “Uniti per Unire”.

“Le nostre associazioni e comunità da anni sono contro la violenza sulle donne con iniziative pubbliche, quali ad esempio lo sportello online e l’assistenza sanitaria, valorizzando il ruolo delle donne”. Per questo le viene lanciato l’osservatorio internazionale anti-violenza sulle donne di Uniti per Unire, Amsi, Co-mai e Umem “per intensificare il nostro impegno tutti i giorni con iniziative, ricerca, statistiche e proposte”, spiega Aodi, che è anche membro del Registro esperti Fnomceo.

Alcuni dati
Il professor Aodi fornisce quindi alcuni dati ed evidenze: “Nell’ultimo anno di pandemia sono aumentate del 40% le patologie ortopediche di cui il 60% sono donne, per motivi di eccessivo impegno professionale e casalingo, scarsa attività fisica, stress e sovrappeso; sono aumentate le crisi famigliari in Italia e nel mondo di circa 25%, per colpa della crisi economica famigliare e del lockdown. Sono in aumento continuo le violenze sessuali contro le donne migranti durante i loro ‘viaggi della speranza’ e nel mare; sono in aumento le discriminazioni ed i pregiudizi contro le donne musulmane e dottoresse con il velo sui posti di lavoro”.

“In Italia e in Europa – spiega il professore - sono pochissime le donne che indossano il burqa: ci sono già leggi che chiedono il viso scoperto per l’identificazione in pubblico e vanno rispettate ed attuate per tutte”.

Il 55% dei professionisti della Sanità di origine straniera sono donne(circa 40 mila), “molto impegnate nella difesa dei diritti di tutte le donne e i pazienti”, spiega ancora Aodi

Le proposte Amsi
“Le nostre proposte sono di intensificare i centri anti-violenza con sportelli d’ascolto ed online con collaborazione interprofessionale, per sostenere le donne nel superare il tunnel della sofferenza; consentire a tutte le donne, in tutti i Paesi di svolgere in libertà e senza ostacoli burocratici le loro attività professionali, attività fisica e la partecipazione a manifestazione pubbliche; sostenere i figli delle donne che hanno subito violenza e promuovere progetti di riabilitazione gratuiti per il loro rinserimento nella società senza traumi”, prosegue il camice bianco.

Per il professore italo-palestinese occorre “rispettare il principio dell’eguaglianza per tutte e chi sbaglia paga senza sconto né giustificazioni. Bisogna intensificare la prevenzione e l’assistenza sanitaria per le donne migranti senza permesso di soggiorno; combattere la mutilazione genitale femminile con leggi internazionali chiare e senza ambiguità e combattere ogni forma di disinformazione, pregiudizio, discriminazione contro le donne di altre religioni o culture”.

“Questi – conclude Aodi - sono i punti che hanno una priorità nel trovare soluzioni concrete da parte delle Istituzioni per combattere ogni forma di violenza contro le donne: fisica, verbale, mentale e sessuale . Non saremo mai liberi se non c’è libertà, rispetto dei diritti e sicurezza completa per tutte le donne, in tutti i Paesi del mondo”.

Lorenzo Proia

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