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Lunedì 08 MARZO 2021
Medicina di Genere. Gli ortopedici della Siot istituiscono la Commissione Pari Opportunità

“Nell’era 4.0 non si può prescindere dalla promozione e diffusione di una cultura di genere” ha detto Tranquilli Leali presidente Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia. Per la coordinatrice delle Commissione, Silvia Spinelli bisogna lavorare per incentivare la scelta delle donne medico ad intraprendere la specialità ortopedica: attualmente sono appena l’11,4%

Ha preso il via la Commissione Pari Opportunità e Medicina di Genere istituita dalla Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (Siot). Tra gli elementi di novità “una composizione paritaria dei suoi membri nel genere, espressione di un cambio di paradigma che superi l’idea di conflitto sostituendola a quella dell’alleanza per lavorare verso una comune finalità: il benessere e lo sviluppo collettivo”.

La Commissione è composta da Maria Silvia Spinelli (coordinatrice), Davide Bizzoca, Alberto Di Martino, Costantino Errani, Anna Maria Moretti, Giusy Resmini, Barbara Rossi e Maristella Francesca Saccomanno.

Ma quali sono gli obiettivi? Il lavoro della Commissione si sviluppa su due filoni paralleli ma fortemente interconnessi. Il primo è quello dell’analisi della situazione di disparità di genere nel settore sanitario in termini formativi, di visibilità, di produzione scientifica, di rappresentanza nelle associazioni di categoria e di progressione di carriera, questo con l’intento di far seguire all’analisi di questi fenomeni, lo sviluppo di opportune strategie di ottimizzazione delle risorse umane. Accanto a questo, la Commissione approfondisce il tema della Medicina di Genere, ovvero lo studio degli indicatori biologici e di contesto socioculturale che differenziano uomini e donne, e che incidono nel percorso di diagnosi e trattamento delle patologie ortopediche con la finalità di migliorare i risultati e ottenere il maggior grado di soddisfazione dei pazienti. A tal fine, sottolinea una nota, è stata anche istituita presso la Siot una Biblioteca di genere in ortopedia e traumatologia
 
L’obiettivo di uno sviluppo senza disparità di genere è stato fissato dall’Onu come una delle mete da raggiungere entro il 2030 (si tratta del Goal numero 5 della cosiddetta Agenda 2030): negli ultimi due decenni, l’Oms ha posto una grande attenzione sul genere, definendo tale dimensione una necessità di metodo e analisi che deve rivestire un ruolo cruciale nella programmazione sanitaria, al fine di tutelare e promuovere la salute.
“Una tappa storica per l’Italia – sottolinea Anna Maria Moretti – è rappresentata dall’approvazione e dalla pubblicazione del decreto Lorenzin con cui è stata disciplinata la diffusione della medicina di genere nel Servizio sanitario nazionale. Il piano attuativo del 6 maggio 2019 pone l’Italia all’avanguardia in Europa, garantendo l’inserimento del parametro ‘genere’ in ambito medico”.
 
 Ad oggi la percentuale di ortopediche iscritte alla Siot è di poco superiore al 10 per cento: appena l’11,4%. Eppure, negli ultimi anni, c’è stato un interesse crescente nel mondo ortopedico verso lo studio delle Pari Opportunità e della Medicina di Genere. “Riviste autorevoli come il Journal of Bone and Joint Surgery e il Clinical Orthopaedic and Releated Research – dice il presidente Paolo Tranquilli Leali – hanno pubblicato dati di allerta sulla scarsa rappresentatività delle donne in ortopedia, intesa come un fattore di sottoutilizzo di risorse umane di potenziale eccellenza, ed hanno cercato di individuare i fattori che la determinano e le strategie di possibile cambiamento”.

Essere ortopediche: ecco perché. “Le analisi evidenziano come, seppure il rapporto tra donne e uomini sia sempre più vicino al 50% tra i laureati in medicina, la percentuale di donne che sceglie la specialità ortopedica non cresce come per le altre specialità chirurgiche – spiega la coordinatrice della Cpo della Siot M. Silvia Spinelli – I fattori determinanti nella scelta di una laureata nell’intraprendere la specialità ortopedica sono due: la presenza di donne all’interno della struttura operativa, il role modelling, e il contatto con qualcuno che faccia vedere da vicino la realtà clinico-chirurgica della specialità (mentoring). Lavorare su questi fattori significa riuscire ad attingere a un capitale umano enorme da utilizzare in termini di sviluppo di potenziale a beneficio di tutti. I report e le spinte istituzionali – conclude Spinelli – si muovono in una sola direzione e la strada da percorrere dobbiamo farla insieme, donne e uomini, perché quest’alleanza costruisca il benessere di tutti”.
 
“Siot è la prima fra le società chirurgiche italiane ad aver istituito l’organismo di pari opportunità, come passo importante verso la gender equality in ambito medico-chirurgico – ha dichiarato Gaya Spolverato presidente della società scientifica Women in Surgery – l’auspicio è che altre associazioni possano seguirne l’esempio”.

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