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Sabato 09 GIUGNO 2012
Veneto. "A rischio i controlli alimentari". I veterinari bocciano il nuovo Piano sanitario 

"Nel piano previsioni illegittime". Il segretario regionale della Federazione veterinari e medici Poggiani: "Il testo va adeguato alla normativa. I nostri servizi sono una garanzia per tutt’Italia". I veterinari delle Asl del Veneto sono il 6% del totale nazionale ma effettuano oltre il 16% dei controlli del piano nazionale residui.

La Federazione veterinari e medici (Fvm) ha indirizzato ai vertici della sanità veneta, l’assessore Luca Coletto e il presidente della V commissione Leonardo Padrin, una nota che sottolinea alcuni passaggi ritenuti illegittimi contenuti nella bozza del nuovo Piano sanitario della Regione Veneto, nei prossimi giorni all’esame del Consiglio regionale, e chiede che essi vengono modificati secondo le previsioni di legge. "Se questo non dovesse avvenire – spiega il segretario regionale Roberto Poggiani – Fvm Veneto si tutelerà in tutte le sedi".

Sotto accusa le previsioni che riguardano i servizi veterinari delle Asl che, secondo l'associazione, "finirebbero per indebolire ulteriormente strutture già drammaticamente sottodimensionate negli organici". "Oggi il numero dei veterinari pubblici nella nostra Regione – osserva Poggiani – è sceso sotto la linea di guardia delle 350 unità. I veterinari delle Asl del Veneto sono il 6% del totale nazionale ma effettuano oltre il 16% dei controlli del piano nazionale residui. Siamo la seconda regione per consistenza della produzione agroalimentare, ma siamo solo al settimo posto per numeri di veterinari pubblici che, lo ricordiamo, vigilano sulla salubrità del cibo che ogni giorno finisce sulle tavole degli italiani".
 
Secondo i veterinari, il Pssr sembra volutamente mortificare e indebolire la veterinaria pubblica non rispettando neppure le previsioni di legge. "Nel nuovo piano i servizi veterinari sono citati solo con questa unica e generica denominazione – afferma Poggiani - senza alcun riferimento ai tre diversi servizi, con specifiche discipline, che li costituiscono. Togliere identità e specificità ai servizi veterinari, in questa stagione di tagli, ci fa temere che si possa arrivare a un’ulteriore e non più tollerabile contrazione degli organici e dei servizi".
Altro punto che vede la ferma contrarietà di Fvm la previsione, applicata nella bozza di Pssr unicamente ai servizi veterinari, di una rimodulazione "del modello organizzativo anche su base interaziendale al fine di ottimizzare l’erogazione dei Lea". "Non comprendiamo perché la Regione Veneto – commenta il segretario - che non ha “voluto” adottare il modello provinciale per quanto riguarda le Ulss, abbia deciso di accollare ai soli servizi veterinari un’organizzazione che amplia il territorio di attività, tra l’altro in un momento di grave contrazione delle risorse. Il peso di una previsione di questo tipo ricadrà, ancora una volta, sulle spalle dei veterinari dipendenti, che già assicurano le prestazioni con organici risicatissimi e quasi sempre con l’utilizzo delle proprie auto personali".

D’altro canto, sottolineano ancora i veterinari, "la ristrettezza delle risorse non può rappresentare un alibi, se prima non viene assicurata la certezza dell’incasso delle entrate". Come quelle dei proventi della legge 194/2008, troppo spesso non introitate dalle Ulss. "La legge prevede che il ricavato dalle tariffe per le prestazioni sanitarie alle imprese - sottolinea Poggiani – debba essere destinato per il 90% a potenziare le attività di controllo dei Dipartimenti di prevenzione. Si attende da fin troppo tempo una scelta politica regionale chiara in questo senso".
E conclude: "Nessuna programmazione può e deve mettere a rischio ulteriormente il sistema dei controlli di sanità pubblica. Criticità ed emergenze oggi sono purtroppo all’ordine del giorno. Occorre che i servizi veterinari siano muniti di organici e dotazioni adeguate, all’interno di una programmazione che ne faciliti l’operatività e che non rappresenti, al contrario, un ostacolo. Perché non vorremmo trovarci nella drammatica situazione in cui fosse fatta passare per una “tragica fatalità” una qualunque emergenza che fossimo costretti ad affrontare con servizi così ampiamente sottodimensionati rispetto alle reali necessità".

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