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Mercoledì 21 APRILE 2021
Covid. Istat: “Nella prima ondata il virus è stato la seconda causa di morte dopo i tumori”

Analisi dell’Istituto sui decessi tra marzo e aprile 2020. I decessi in eccesso sono stati 49mila (quasi tutti nelle regioni del Nord-Ovest) rispetto alla media degli stessi mesi nei cinque anni precedenti. Il 60% è attribuibile al Covid-19 (29.210), il 10% a polmoniti e il 30% ad altre cause. Sul totale dei decessi per Covid-19 circa l’85% è di individui di oltre 70 anni. Da rilevare che anche i decessi per malattie respiratorie potrebbero essere comunque attribuibili al Covid per possibile mancata diagnosi. IL REPORT

Nei mesi di marzo-aprile 2020 i decessi in eccesso sono stati 49mila rispetto alla media degli stessi mesi nei cinque anni precedenti. Il 60% è attribuibile al Covid-19 (29.210), il 10% a polmoniti e il 30% ad altre cause. È quanto rivela l’Istat.
 
I decessi per polmoniti triplicano e aumentano quelli per demenze, diabete e cardiopatie ipertensive. Sul totale dei decessi per Covid-19 circa l’85% è di individui di oltre 70 anni. Tra i 50-59enni un decesso su cinque è dovuto al Covid-19. L’incremento dei morti è differenziato per luogo di decesso: +155% nelle strutture residenziali o socio-assistenziali, +46% negli istituti di cura, +27% nelle abitazioni.
 

 
A marzo-aprile 2020 incremento di decessi in buona parte per Covid-19
Per la prima volta dall’inizio della pandemia è possibile analizzare dettagliatamente le cause di morte, incluso il Covid-19, di tutti i decessi registrati in Italia tra il 1° marzo e il 30 aprile 2020.
 
In questi due mesi, i deceduti residenti in Italia hanno subìto un incremento del 45%. Si tratta di 159.310 decessi, quasi 49mila casi in più rispetto alla media calcolata nello stesso periodo del quinquennio 2015-2019. Solamente una piccola parte dell’incremento è imputabile all’invecchiamento demografico.
 
Si stima infatti che, nel periodo considerato, in assenza di variazioni dei livelli di mortalità e degli effetti diretti e indiretti del Covid-19, avremmo osservato un aumento di soli 6.648 decessi. L’incremento di mortalità si è concentrato soprattutto nelle regioni del Nord-ovest, dove sono esplosi i primi focolai epidemici; in quest’area i decessi in più sono stati 34.449 decessi con un raddoppio dei casi e un effetto dovuto all’invecchiamento piuttosto contenuto (+1.833 decessi).
 
Le certificazioni di morte compilate dai medici con le informazioni sul luogo del decesso e sulle malattie che hanno determinato la morte sono raccolte su tutto il territorio italiano e codificate individuando la causa iniziale di morte.
 
Nei due mesi considerati, i decessi direttamente dovuti al Covid-19 ammontano a 29.210 , pari al 60% dell’eccesso di mortalità. Oltre 20mila decessi in più sono invece da attribuire ad altre cause. I 29mila decessi per Covid-19 rappresentano il 18% della mortalità del periodo.
 
L’età media dei deceduti per Covid-19 è di 80,2 anni, un anno e mezzo più bassa dell’età media del totale dei decessi (81,6 anni).
 
Nel Nord-ovest, il Covid-19 è responsabile di un terzo della mortalità totale, quasi 19mila decessi, il 64% dei decessi per Covid-19 di tutta Italia. Circa il 20% (6mila) dei decessi riguarda residenti del Nord-est mentre nel resto del Paese si distribuisce il restante 16%.
 
I certificati con menzione di Covid-19, sia come concausa che come causa iniziale, sono in totale 31.939: nel 92% dei casi il Covid-19 è la causa direttamente responsabile del decesso, nel restante 8% il Covid-19 è presente, ma il decesso si è verificato per un’altra malattia.
 
Decessi in aumento per quasi tutte le cause di morte
Il Covid-19 è la seconda causa di morte nel periodo marzo-aprile 2020, con un numero di decessi di poco inferiore a quello dei tumori e più del doppio di quello delle cardiopatie ischemiche.
 
Nel periodo considerato, oltre al Covid-19, i decessi aumentano per quasi tutte le principali cause di morte rispetto a quanto osservato nello stesso periodo del quinquennio precedente. L’incremento più importante nella frequenza dei decessi si osserva per polmoniti e influenza. Per questo gruppo di cause, rappresentato per oltre il 95% da polmoniti, la frequenza dei morti è tre volte superiore a quella osservata in media nel periodo 2015-2019 (7.610 rispetto a 2.445).
 
A tale aumento si accompagna anche la crescita dei decessi dovuti alle altre patologie a carico dell’apparato respiratorio (+26%), rilevata sia per le malattie croniche broncopolmonari che per il complesso delle restanti malattie respiratorie. I decessi risultano in aumento anche per demenze e malattia di Alzheimer (+49%), per le malattie cardiache ipertensive (+40%) e per il diabete (+41%), così come si ha un incremento per sintomi segni e cause mal definite o sconosciute (+43%). A eccezione delle già citate malattie cardiache ipertensive, le cause di morte ascrivibili al sistema circolatorio mostrano incrementi più contenuti, come nel caso delle malattie cerebrovascolari (+13%), delle malattie cardiache ischemiche (+5%) e delle restanti malattie circolatorie (+10%); tuttavia, trattandosi di cause molto frequenti nella popolazione e ricordando che l’eccesso di mortalità si è verificato in aree circoscritte del Paese, gli incrementi in termini assoluti risultano comunque piuttosto rilevanti (nel complesso circa 3.600 decessi in più).
 
Non si rilevano, invece, incrementi nel numero di decessi per tumori e malattie infettive. Il decremento osservato nella frequenza dei decessi per cause esterne (-161 decessi, corrispondenti a -4%) rappresenta un effetto del lockdown che ha determinato una drastica riduzione della circolazione stradale.
 

 
Da questa prima lettura dei dati italiani sulle cause di morte nei mesi di marzo e aprile emerge come l’impatto del Covid-19 sulla mortalità non vada ricercato unicamente nel numero dei decessi causati direttamente dal virus, ma anche nel concomitante incremento per altre cause.
 
L’incremento di decessi dovuti a polmoniti o altre affezioni respiratorie porta a ipotizzare che in questa prima fase della pandemia la difficoltà a diagnosticare una nuova patologia abbia prodotto una sottostima dei decessi a essa effettivamente dovuti. Per altre cause, quali ad esempio le cardiopatie ipertensive e il diabete, l’aumento dei decessi suggerisce invece un ruolo indiretto del Covid-19 sull’aumento di mortalità, attraverso l’accelerazione di processi morbosi già in atto o per gli effetti del sovraccarico delle strutture del Sistema Sanitario Nazionale; una quota residua infine potrebbe essere dovuta anche in questi casi a una sottodiagnosi.
 
Polmoniti e malattie croniche responsabili principali dell’eccesso di morti
I circa 49mila decessi in eccesso osservati nei mesi di marzo e aprile 2020 rispetto alla media del periodo 2015-2019 possono essere analizzati considerando i contributi di ciascuna causa di morte. Sebbene in misura minore rispetto al Covid-19, responsabile da solo del 60% dei decessi in eccesso, quasi tutte le principali cause di morte presentano un aumento nel numero dei casi, contribuendo in varia misura all’incremento complessivo osservato.
 
L’eccesso dovuto a cause diverse da Covid-19 è nel complesso di +20.032 morti. Tra queste, i contributi più rilevanti sono forniti da polmoniti e influenza con 5.166 decessi in più (circa il 10% dei 49mila decessi in eccesso), dalle demenze e la malattia di Alzheimer con +2.736 (6%) e dalle malattie cardiache ipertensive con +2.512 (5%). Le malattie infettive (diverse dal Covid-19), i tumori e le cause esterne sono le uniche cause che a livello complessivo presentano un saldo negativo nel numero dei decessi. Il contributo delle singole cause è molto diverso a seconda della fascia di età.
 
Tra i più anziani (80 anni e oltre) tutte le cause sono in aumento, nei più giovani (0-49 anni), al contrario, la mortalità totale è in diminuzione soprattutto per il calo delle cause esterne (245 decessi in meno), nonostante l’apporto del Covid-19 (+302 decessi) e delle malattie respiratorie (+80 decessi).
 
Forte aumento dei decessi nelle strutture residenziali o socio-assistenziali
Per studiare le cause dell’eccesso della mortalità osservata a marzo e aprile 2020 può essere di aiuto esaminare il luogo in cui è avvenuto il decesso. Si registra un forte incremento dei decessi negli istituti di cura pubblici e privati rispetto alla media 2015-19 (+46%), quasi interamente attribuibile alla mortalità per Covid-19, mentre si riducono del 4% quelli per altre cause non Covid-19. Anche nelle abitazioni e nelle strutture residenziali o socio-assistenziali l’aumento dei decessi è rilevante (rispettivamente +27% e +155%) ma solo per una piccola parte risulta spiegato direttamente dal Covid-19: potrebbe essere conseguenza anche di un mancato accesso alle cure ospedaliere nella fase più critica per il sistema sanitario e di una mancata diagnosi di casi Covid-19 all’inizio della pandemia.
 
Normalmente i decessi nelle strutture residenziali o socio-assistenziali costituiscono circa il 9% del totale delle morti mentre nel 2020 la percentuale sale al 17%. L’aumento dei decessi che si osserva negli hospice (+4%) può essere invece attribuito interamente al Covid-19. L’analisi del tipo di diagnosi di Covid-19 indicata dai medici nei certificati di morte (sospetto o confermato) in relazione al luogo del decesso fornisce ulteriori interessanti spunti di riflessione. Se negli istituti di cura prevale nettamente la quota di diagnosi confermate da test di laboratorio (21.308 casi su 22.808 decessi), nelle abitazioni è rilevante il numero di morti da Covid-19 “sospetto” (573 casi su 913 decessi in casa). Nelle strutture residenziali o socio-assistenziali, pur prevalendo i casi di decessi da Covid-19 “confermato” (65% delle morti Covid-19 in questo tipo di struttura), il numero di deceduti da Covid-19 “sospetto” è elevato e ammonta a 1.502 casi. L’aumento di morti negli istituti di cura si osserva in tutte le aree del Paese, ma è nel Nord che l'eccesso è particolarmente rilevante.
 
Analogo discorso vale per le strutture residenziali o socioassistenziali per le quali però, anche nelle zone in cui l'incremento della mortalità è stato meno forte, i decessi sono aumentati di oltre il 50%. Le variazioni del numero di decessi nelle abitazioni delle diverse aree del Paese rispettano la diversa diffusione del virus: aumentano in tutte le ripartizioni, maggiormente al Nord, tranne nelle Isole dove si riscontra una lieve diminuzione.

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