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Lunedì 03 MAGGIO 2021
Il Veneto vuole testare i salici come sentinelle “curative” dei Pfas

Per valutare anche “tecnologie innovative per il rilevamento della presenza di queste famigerate sostanze e individuare soluzioni efficaci, con particolare attenzione al ruolo che può svolgere il suolo e talune colture agroforestali nell’azione di mitigazione e phytoremediation”, che è la tecnica di bonifica naturale dei suoli che utilizza alcune piante capaci di fitoestrarre metalli pesanti.

I salici come sentinelle “curative” dei Pfas, le sostanze perfluoroalchiliche che tanto hanno allarmato il Veneto. La presenza dei Pfas in alcuni corpi idrici superficiali, sotterranei e negli scarichi di acque reflue di un’estesa area del Veneto ha innescato “il più grave inquinamento delle acque della storia italiana” con tre province interessate (Vicenza, Padova e Treviso), 350 mila persone coinvolte, gravi problemi di carattere sanitario e sociale. “E poi indagini, processi, ricorsi che si protraggono da un decennio”.

Ma ora, prosegue Veneto Agricoltura, “su questo drammatico quadro potrebbe inserirsi un interessante progetto europeo, ‘ZEROPOPs’ (Costruire un futuro a basse emissioni di carbonio e resiliente ai cambiamenti climatici: ricerca e innovazione a sostegno del Green Deal Europeo), finanziato dal Programma Horizon 2020“. Lo ha presentato la stessa Veneto Agricoltura d’intesa con altri 26 soggetti partner (enti di ricerca, Università, agenzie territoriali, imprese) di 15 Paesi europei e Australia.

L’obiettivo è valutare l’impatto ambientale dei Pfas alogenati e le relative implicazioni socioeconomiche, individuando soluzioni efficaci derivanti dalle colture agroforestali. Cioè valutare anche “tecnologie innovative per il rilevamento della presenza di queste famigerate sostanze e individuare soluzioni efficaci, con particolare attenzione al ruolo che può svolgere il suolo e talune colture agroforestali nell’azione di mitigazione e phytoremediation”, che è la tecnica di bonifica naturale dei suoli che utilizza alcune piante capaci di fitoestrarre metalli pesanti o indurre la degradazione di composti organici in terreni contaminati.

Se il progetto sarà approvato dall’Unione Europea, il compito di Veneto Agricoltura sarà individuare e gestire, in collaborazione con l’Università di Padova, uno dei siti sperimentali del progetto che verrà realizzato all’interno della “zona rossa” nei terreni di Lonigo dell’Istituto Strampelli della Provincia di Vicenza: qui verranno testate diverse specie di salice e diverse metodologie di distribuzione dell’acqua prelevata dalla falda e dai corsi d’acqua. Inoltre, Veneto Agricoltura si occuperà dell’attività di comunicazione rivolta alla cittadinanza e di formazione verso i soggetti del sistema della conoscenza (consulenti, rappresentati dell’associazionismo, ricercatori, e altri ancora).

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