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Mercoledì 20 GIUGNO 2012
Opg. Smi: “Da rivedere il decreto allo studio delle Regioni”

Per il sindacato dei medici italiani “nella bozza del provvedimento per definire i requisiti delle nuove strutture alternative, saltano i criteri di qualità e sicurezza”. È evidente il rischio di una privatizzazione dei servizi. Un disastro a scapito dei pazienti e dei medici.

Per lo Smi l’ultima bozza del decreto che definisce i requisiti per le nuove strutture alternative agli Ospedali psichiatrici giudiziari, la cui chiusura è prevista per il 2013, attualmente all'attenzione della Conferenza delle Regioni, è da rivedere radicalmente.
“Un pasticcio – attacca Gianfranco Rivellini, dirigente nazionale Smi e medico psichiatra – assistiamo a un capolavoro di approssimazione, di errori e, quel che è peggio, di un raggiro per appaltare al privato un pezzo della sicurezza sociale. Il testo prevede un numero insufficiente di medici e di operatori sanitari per gestire le future strutture. Si tratta di curare ma anche di controllare persone con gravi disturbi psichiatrici, di cui il 60 % autori di gravi reati di sangue. Non si definiscono criteri di sicurezza certi per i professionisti che vi operano, non si prevede la presenza della polizia penitenziaria perimetrale, per il doveroso controllo. I medici, di fatto, senza risorse e senza chiari poteri gestionali, rischiano la loro credibilità professionale e la loro incolumità”.
 
Per Rivellini riformare era necessario, ma la scelta di costruire percorsi di assistenza adeguati e di chiudere un modello che era in una situazione di evidente criticità, se non spesso, di completa irregolarità “non può però essere il pretesto per un meccanismo di deregulation del sistema, stretto tra le spinte privatistiche di alcune regioni ed i tagli economici al settore socio-assistenziale del Governo, a danno della qualità del servizio, della tutela dei pazienti, della sicurezza e della professionalità dei medici”.

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