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Martedì 11 MAGGIO 2021
Viaggio nelle professioni sanitarie. Gli Ortottisti, intervista alla presidente Lucia Intruglio

Una figura professionale che opera in Italia dal 1955 e rappresentata fin dal 1968. Gli Ortottisti segnalano soprattutto una certa disomogeneità regionale, tuttavia: “La media nazionale è 4,9 ogni 100 mila abitanti ed è molto diversificata: si va dallo 8,7 in Abruzzo all’1,4 in Sardegna, proprio quest’ultima Regione quest’anno ha compreso ed ha elevato il suo fabbisogno e di questo siamo particolarmente soddisfatti”

Proseguiamo il nostro percorso tra le 19 professioni che compongono la Federazione nazionale Ordini TSRM e PSTRP con Lucia Intruglio, presidente degli Ortottisti e Assistente in oftalmologia.

Presidente Intruglio, qual è la storia della professione che lei rappresenta in Italia?
L’Ortottista nasce all’Università degli Studi di Milano con DPR 21 settembre 1955, n. 952 “È istituita ai sensi dell’art.20 del testo unico 31 agosto 1933, n. 1592, una scuola speciale per ortottiste” per la prevenzione visiva dell’ambliopia (occhio pigro) e il trattamento ortottico dei disturbi della motilità oculare e della visione binoculare.

Ci ha rappresentati AIOrAO (Associazione italiana ortottisti assistenti in oftalmologia) nata il 21 marzo 1968. Declinata inizialmente al femminile, oggi è la nostra associazione tecnico scientifica di riferimento e provider nazionale ecm standard.

Il nuovo ordinamento didattico nel 1977 ha introdotto l’esecuzione di tutti gli esami di oculistica (dalla rifrazione al campo visivo, dalla topografia corneale agli esami elettrofunzionali, dai test per valutare la percezione del colore a quelli per valutare il contrasto, etc.) e per questo ad Ortottista è stato aggiunto “Assistente in oftalmologia”.

Il nostro profilo professionale del 1994 è stato disegnato in maniera molto riduttiva, tanto da rendersi necessario il chiarimento del Ministero della sanità : il termine “tratta” deve intendersi come prevenzione, valutazione e riabilitazione dell’handicap visivo oltre che l’esecuzione di esami di oculistica.

Il Dm 18 dicembre 1997 relativo ai requisiti dei centri di riabilitazione visiva comprendeva oltre l’Ortottista anche la presenza dell’operatore della riabilitazione visiva. Per eliminare questo errore, come AIOrAO, abbiamo fatto e vinto un ricorso al TAR: Ortottista è sinonimo di riabilitatore visivo e il sinonimo è stato espunto nel successivo Dm 10 novembre 1999 .

Il grande capitolo dell’ipovisione, dove il nostro intervento non è volto a far vedere di più, ma ad usare al meglio il residuo visivo per realizzare una maggiore autonomia delle persone, merita attenzione e maggiore presenza nel territorio: una persona con difficoltà visive non può fare chilometri per essere assistito o possono permetterselo solo coloro che economicamente non hanno problemi. Gli Ortottisti hanno dimostrato che con la conoscenza, la competenza e l’impegno si può resistere alle avversità tipiche di una professione poco numerosa raggiungendo traguardi inaspettati.

E che cos'è la valutazione ortottica e perché è importante?
La valutazione ortottica è una prestazione che abbiamo fatto introdurre nel nomenclatore tariffario delle prestazioni ambulatoriali del Ssn nel 1996. Riduttivo pensarla semplicemente come la valutazione del paziente strabico, è invece da ritenersi indispensabile prima di interventi di chirurgia rifrattiva e soprattutto prima di intraprendere qualsiasi percorso riabilitativo data l’implicazione del sistema visivo nella propriocezione, nell’attivare i neuroni specchio, nelle funzioni cerebrali superiori. La valutazione ortottica diventa inoltre importante oggi che si vuole dare grande impulso alle attività sanitarie a distanza e con la quale gli Ortottisti rilevano:
- quanto si vede (da lontano, da vicino, con la correzione in uso e senza) e come si usa la visione;
- come si muovono gli occhi;
- come è il movimento di convergenza fondamentale per la lettura e la visione per vicino;
- se è presente un’alterazione degli assi visivi e quindi la presenza di uno strabismo manifesto o latente;
- come collaborano i due occhi e come mantengono questa collaborazione anche in condizione di difficoltà, fino alla corretta percezione della tridimensionalità;
- come viene integrata la funzione visiva, sia sul piano sensoriale che motorio, sia in età evolutiva che nell’adulto soprattutto in casi di comorbilità.

Ci parli del vostro ruolo nella prevenzione.
La pandemia ha insegnato quanto la prevenzione e le attività sul territorio sono il vero investimento. Siamo nati per lo screening ortottico dell’ambliopia, attualmente, tranne che in pochissime realtà (Ragusa, Bolzano, Trento, Cuneo) non sono più gli Ortottisti ad occuparsene con un aggravio di costi o con il ricorso a personale non appropriato. La prevenzione visiva è fondamentale in tutte le età biologiche. I Lea dal 2017 comprendono il test del riflesso rosso, uno screening visivo neonatale potrebbe essere completato dalla valutazione di altre funzioni, come in questo video largamente esplicativo.

In età prescolare individuare un’ambliopia prima possibile, preferibilmente entro i 3-4 anni, significa esser certi del massimo recupero possibile del visus, inoltre una valutazione sensorio-motoria visiva consente di individuare tutti quei soggetti che per alterazioni ortottiche possono confondersi con disturbi specifici di apprendimento.

In età adulta: per esempio il sospetto di maculopatia potrebbe scaturire da una semplice ma corretta somministrazione del test di Amsler; fra le metodiche di screening per la retinopatia diabetica viene indicata la fotografia del fondo oculare, ma nelle raccomandazioni del 2015 si parla di personale generico mentre è l’Ortottista la figura abilitata per svolgere la semeiotica strumentale oftalmica. La refertazione finale è redatta in seguito dai medici anche a distanza; è obbligatoria la sorveglianza per i videoterminalisti, con una valutazione ortottica è possibile evidenziare piccole anomalie della visione binoculare che spesso creano dei disturbi che vanno dalla visione confusa alla diplopia, questo perché non è sufficiente avere occhi sani e vedere 10/10 per realizzare il comfort visivo; alcune forme di disordini neurologici (parkinson, alzheimer, sindromi miasteniformi, malattie demielinizzanti, etc) frequentemente comportano disturbi visivi ed il precoce e corretto riconoscimento, può consentire una più precisa prognosi della malattia con l’adeguamento del piano riabilitativo (ad esempio la prevenzione delle cadute quando sono anche ipovedenti ma non riconosciuti come tali).

Qual è la vostra collocazione europea e internazionale?
La professione sanitaria di Ortottista è presente in moltissimi paesi del mondo e siamo rappresentati in Europa dall’OCE Orthoptistes de la communauté européenne che conta 17 paesi membri, cofondatore è l’Italia, mentre a livello internazionale ci rappresenta l’International orthoptic association.

Il codice etico è comune e in tutti paesi del mondo il nome che ci identifica è “Ortottista”. L’appendice di “Assistente in oftalmologia” esiste solo in Italia, anche se operiamo in collaborazione con tutte le discipline mediche (dalla neurologia alla neuropsichiatria infantile, dalla pediatria alla medicina fisica e riabilitativa, dalla medicina del lavoro a quella legale, etc.) e le altre professioni sanitarie e socio sanitarie.

In Italia crede che la distribuzione sia omogenea tra le Regioni?
In atto sono iscritti ai 61 Ordini della Federazione, e quindi abilitati ad esercitare la professione, 2986 Ortottisti al 5 maggio 2021 (con 1 sola iscritta all’elenco speciale). Le donne costituiscono il 83,96% e gli uomini il 16,04%. Dall’ultima rilevazione del Ministero della salute, periodo di riferimento 2018, abbiamo 849 Ortottisti pari 28,58% nel Ssn pubblico, lo stesso dato del 2010, nella riunione sul fabbisogno del personale da formare, abbiamo sottolineato che alcune prestazioni come programmi di screening ortottico e riabilitazione visiva (avremo ahinoi sempre più ipovedenti) devono essere assicurati dal Ssn pubblico, se questo è universale e se opera in rispetto all’art. 32 della nostra Costituzione, mentre 280 Ortottisti sono nel privato convenzionato 9,42 %, il 62,19 %, gli altri, sono liberi professionisti o dipendenti di studi professionali o in cerca di un lavoro più gratificante.

Sempre dalla rilevazione operata dalla nostra Federazione abbiamo il 7,2% di attivabili con un numero doppio in Sicilia, seconda Regione è la Campania. Se però monitoriamo le politiche occupazionali negli anni il personale del comparto di qualsiasi profilo è meno inserito al sud con un aggravio dei costi per la spesa del personale perché prestazioni afferenti alla nostra professione vengono effettuate da personale dirigenziale.
La media nazionale è 4,9 ogni 100 mila abitanti ed è molto diversificata: si va dallo 8,7 in Abruzzo all’1,4 in Sardegna, proprio quest’ultima Regione quest’anno ha compreso ed ha elevato il suo fabbisogno e di questo siamo particolarmente soddisfatti.

Veniamo infine al rapporto con la Fno TSRM e PSTRP.
Ogni nuovo capitolo presenta opportunità e criticità, amministrare 19 professioni sanitarie non è semplice, l’architettura della Federazione si è completata ora dopo quasi 3 anni dalla legge, bisogna sconfiggere le resistenze e incentivare le buone pratiche. Personalmente preferisco vedere le potenzialità: intanto conoscersi in 200 mila è utile per noi e per ogni altra professione, ma anche per chi assistiamo; inoltre possiamo con maggiore facilità sconfiggere l’abusivismo ed è in questa ottica che nel piano di formazione continua 2019-2021 della Regione Sicilia abbiamo fatto inserire la frase “Conoscere le professioni sanitarie e gli ambiti di intervento al fine di prevenire abusivismo e trattamenti incongrui”. La Federazione ci permette anche numeri certi per il fabbisogno e la mappatura della presenza sul territorio; il rapportarsi con le altre Federazioni delle professioni sanitarie e del mondo sociale; lavorare alla definizione dei ruoli; curare percorsi di crescita professionale che le norme concedono, ma non la realtà. Ci permette, infine, di traghettare le nuove generazioni verso un futuro professionale più felice, sì anche la felicità dei professionisti è una meta, in quanto è utile ad ogni percorso di cura degli assistiti.

Il nostro compito come Commissione d’albo nazionale è: 1) mantenere la rete con le Cda territoriali; 2) far conoscere sempre più la professione; 3) colmare eventuali lacune dei professionisti; 4) valorizzare le eccellenze come modelli da prendere ad esempio e implementare alcune modalità di lavoro dalla teleortottica (valutazioni e riabilitazione ortottica) alle attività domiciliari che avevamo presentato nel 2007 come progetto casa salute e soprattutto insistere su un vero programma di prevenzione; 5) far capire che per l’apprendimento la visione ha un ruolo centrale e che una valutazione ortottica è sempre consigliata.

Lorenzo Proia

Leggi le interviste precedenti: Audiometristi (Cino); Perfusionisti (Scali); Tecnici di neurofisiopatologia (Broglia); Podologi (Cassano); Terapisti occupazionali (Della Gatta); Tecnici ortopedici (Guidi)

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