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Martedì 11 MAGGIO 2021
Se il Pnrr penalizza la medicina di famiglia



Gentile Direttore,
abbiamo trovato di grande interesse l'articolo sulle schede operative del Recovery Plan che prevedono nel nostro Paese meno medici di famiglia e più infermieri per le cure territoriali. È un allarme che condividiamo, tema tra l’altro , discusso nella Direzione Nazionale del Sindacato tenuta l’8 maggio scorso.
 
Il tentativo ci appare chiaro; è quello di dare un colpo mortale alla medicina generale traslando competenze mediche ad altre figure professionali che costano di meno perché meno è costata la loro formazione.
 
Ogni medico con una formazione di primo livello, invece, costa allo Stato e ai contribuenti circa 150mila euro.
In paesi europei dove è stata attuata questa strategia, nel corso di poco tempo ,sono lievitati i ricorsi a consulenze specialistiche di 2 livello e agli esami diagnostici, facendo aumentare di molto il numero queste prestazioni.
 
Noi affermiamo, invece, che i medici nel nostro Paese ci sono, ma mancano serie politiche per l’immissione alla professione, al ricambio generazionale e misure di sostegno ad una retribuzione adeguata per la professione medica.
 
È un paradosso, infatti, pensare di "dismettere" i medici e nel contempo avere tanti giovani professionisti disoccupati nel nostro Paese, perché per lavorare con il SSN necessitano di scuola di formazione o specializzazione (ma abbiamo a disposizione un numero insufficiente di borse e rispetto ai laureati e rispetto ai fabbisogni).
 
Nel PNRR si prevede, invece, di affidare la gestione della medicina del territorio agli infermieri, figure preziosissime ma che devono essere utilizzate limitatamente alle loro competenze.
 
Per queste ragioni non ci convincono le Case della Comunità previste nel PNRR. Questo modello organizzativo, che coinvolge la medicina generale, con tutti i suoi compiti ad oggi riconosciuti e tutta la rete territoriale dell’assistenza, ha molte criticità e troppe similitudini con le Case della Salute che già hanno visto risultati scadenti in termini di obiettivi di risultato, così come ripotato nei dati pubblicati da Agenas nel 2012.
 
Per quanto riguarda gli Ospedali di comunità, previsti nel PNRR, sarà, invece, necessario chiarire meglio il loro ruolo al fine di non penalizzare i cittadini.
In questi mesi la nostra azione sindacale sarà tesa a far sì che il Corso di Medicina Generale diventi Specializzazione universitaria. Siamo, inoltre, convinti che bisogna impostare la rete territoriale con una nuova visione del ruolo del medico di medicina generale che possa rappresentare concretamente la figura del “medico del territorio”, in stretta correlazione con le altre figure del SSN globalmente inteso e siano riconosciute le adeguate tutele
 
Occorre, infine, un intervento strutturale, con un programmazione quinquennale, per l’ammodernamento e per l’efficientamento degli ospedali del nostro Paese. Sono queste le priorità che intendiamo reclamare per il PNRR nella nostra azione sindacale.

Pina Onotri
Segretario Generale del Sindacato Medici Italiani

  

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