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Venerdì 14 MAGGIO 2021
“Delusi da Speranza e Draghi. Il Recovery Plan strizza l’occhio al privato e col Def che taglia le risorse per la sanità pubblica il futuro è buio”. Intervista ad Andrea Filippi (Cgil Medici)

Oggi Assemblea generale del sindacato dei medici e dirigenti del Ssn della Cgil e il clima è tutt'altro che sereno. Per il Pnrr italiano è una vera e propria bocciatura per la parte sanitaria: “Definanziamento, tagli al personale e riduzione dei servizi sono i problemi strutturali del Ssn che il Piano non risolve. La soluzione è nell’aumento del Fondo sanitario nazionale ma che il Def ridimensionerà nei prossimi anni”. E poi sulle Case della Comunità: “Chi vi lavorerà dev’essere dipendente del Ssn”

“Perplessità”, “preoccupazione” e “delusione”, sono queste le parole e lo stato d’animo del segretario nazionale della Fp Cgil Medici, Andrea Filippi in merito alla missione 6 Salute del Recovery Plan italiano che figura tra i temi principali che il sindacato affronterà oggi nella sua Assemblea generale alla quale interverrà anche il segretario generale del sindacato Maurizio Landini.
 
Tante ombre e poche luci per il Recovery da “tutti i punti di vista strizza l’occhio al privato” e poi perché accanto al piano vi è una totale assenza degli investimenti strutturali per risolvere le piaghe del Ssn. “Il definanziamento, i tagli al personale e la riduzione dei servizi sono i problemi strutturali del Ssn che il Pnrr non risolve. La soluzione è nell’aumento del Fondo sanitario nazionale ma che come le dicevo prima il Def ridimensionerà nei prossimi anni”.
 
E poi rilancia sulla dipendenza per i medici di famiglia: “Diciamo da tempo che bisogna abbandonare la logica frammentata degli studi medici e bisogna puntare sì su nuclei multi professionali, ma in cui tutto il personale è dipendente e la cui governance è garantita dalla Asl”.
 
Dottor Filippi che ne pensa della Mission 6 Salute del Recovery Plan italiano?
Grande perplessità e preoccupazione.
 
Com’è? Alla fine sono pur sempre 20 miliardi d’investimento…
Se è questo l’intervento per risolvere i problemi non ci siamo proprio. Uno perché il PNRR non può per sua natura essere considerato un intervento strutturale che invece spetta al Fondo sanitario che però come c’è scritto sul Def nei prossimi anni è destinato a ridursi. E poi perché nel Recovery le risorse non sono destinate al potenziamento diretto dei servizi e di questo siamo molto delusi.
 
Cioè?
Per esempio gli investimenti sulle Case della comunità e sulla riorganizzazione degli ospedali sono pochi rispetto a quelli per infrastrutture e digitalizzazione. E poi me lo faccia dire: questo PNRR da tutti i punti di vista strizza l’occhio al privato.
 
Perché?
Le faccio alcuni esempi: si parla di digitalizzazione e acquisto di macchinari per gli ospedali ed è chiaro che verranno fatti dei bandi cui parteciperanno aziende private. Si punta poi molto sull’Assistenza domiciliare ma è del tutto evidente che l’erogazione di questi servizi viene fatta da privati o cooperative. E lo stesso rischio c’è per le Case della comunità.
 
Ma voi siete sempre stati favorevoli al modello delle ‘Case’. Cos’è che non va?
Noi apprezziamo lo sforzo di valorizzare i distretti per esempio con le Centrali operative territoriali e con le Case della comunità, che non sono più solo Case della salute ma anche luoghi di attenzione al sociale. Ma il punto è che non si capisce cosa vuole esprimere in termini di servizi ai cittadini la Casa della comunità. Per esempio se si continuerà a puntare sul sistema delle convenzioni per convincere i medici di famiglia ad andarci a fare qualche ora o si affideranno le prestazioni al privato noi non ci stiamo. Il modello così sarà destinato a fallire.
 
Quindi in sostanza siete d’accordo con Fimmg che denuncia proprio il rischio di aperture al privato?
Il rischio c’è ma è evidente che il nostro modello è diametralmente opposto a quello che propone Fimmg che punta sui micro team di convenzionati. Noi diciamo da tempo che bisogna abbandonare la logica frammentata degli studi medici e bisogna puntare sì su nuclei multi professionali, ma in cui tutto il personale è dipendente e la cui governance è garantita dalla Asl. Insomma, com’è negli ospedali che sono il miglior servizio pubblico che c’è.
 
E degli Ospedali comunità che mi dice?
Siamo sempre lì. Ben vengano come luoghi intermedi di cura ma anche lì vanno bene se la gestione è integrata. Se iniziamo a ragionare con il lavoro a cottimo dei medici di medicina generale che devono andare a lavorare qualche ora in queste strutture non ci siamo proprio.
Ripeto il sistema dev’essere integrato e per renderlo tale tutto il personale deve avere lo stesso status giuridico di dipendente.
 
Invece per quanto riguarda l’assistenza ospedaliera cosa manca per voi?
Non ci sono per esempio riforme come invece accaduto per altri settori. Manca un piano chiaro entro cui coniugare anche i nuovi contratti. Solo così possiamo innovare il Ssn, non solo digitalizzando e acquistando nuovi macchinari.
 
Quindi mi pare di capire che il Recovery per lei non risolverà i problemi della sanità. Cosa serve allora?
Il definanziamento, i tagli al personale e la riduzione dei servizi sono i problemi strutturali del Ssn che il Pnrr non risolve. La soluzione è nell’aumento del Fondo sanitario nazionale ma che come le dicevo prima il Def ridimensionerà nei prossimi anni. Per questo il Recovery così com’è non è la soluzione. Serve un piano di assunzioni straordinario e lo sblocco dei tetti del salario accessorio, che è fondamentale per innovare l’organizzazione degli ospedali, e quello dei tetti di spesa. Il Ssn deve diventare attrattivo per i professionisti che invece stanno scappando. E poi riforme e nuovi contratti altrimenti gli ospedali resteranno aziende gestite da una triarchia in cui i medici sono solo gli anelli di una catena di montaggio. Altro che innovazione.
 
Deluso dal Ministro Speranza?
A Speranza imputo la mancanza di vision progettuale che è totalmente assente al di là degli slogan come la ‘prossimità delle cure’. Ma è chiaro che il Ministro non ha la responsabilità delle poche risorse strutturali perché in sostanza il Ministero della Salute è un Dipartimento del Mef. Per cui il vero responsabile è il Governo e il presidente del Consiglio Draghi. Ripeto, senza fondi strutturali il Recovery non potrà fare nulla, se poi strizza pure l’occhio al privato ecco che la vedo molto buia per la sanità pubblica.
 
Mi diceva prima del rinnovo del contratto. A che punto siamo?
Purtroppo siamo ancora in stallo perché il rinnovo è imbrigliato sull’accordo quadro per la dirigenza tecnici amministrativi che qualcuno sta cercando di strumentalizzare per bloccare il rinnovo del contratto dei medici, il che è veramente gravissimo.
 
Luciano Fassari

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