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Sabato 15 MAGGIO 2021
Il peso della pandemia sulla gestione delle malattie croniche come il diabete



Gentile Direttore,
la pandemia ha travolto i pazienti con malattie croniche come il diabete: infatti, circa la metà dei paesi ha riportato interruzioni gravi/complete o parziali dei servizi di gestione dell'ipertensione (53%) o del diabete e delle sue principali complicanze (49%). Colpiti non solo i paesi a basso reddito, risulta evidente un’interruzione dei servizi anche in Europa, con oltre il 30% delle attività ordinarie essenziali sospese o ridotte, con picchi superiori al 50%, specialmente durante la prima ondata COVID-19.
 
Solo in Italia tra gennaio e giugno 2020, rispetto al 2019, vi è stata una riduzione di circa 13 milioni di accertamenti diagnostici, 9 milioni di visite specialistiche e 1 milione di ricoveri. Per quanto riguarda il diabete, nei mesi di lockdown si stima siano state sospese più di 580.000 visite diabetologiche, di cui 20.000 prime visite.
 
Sono alcuni dati emersi nel corso del Policy Webinar “La gestione value-based della persona con diabete attraverso l’utilizzo di strumenti di monitoraggio innovativi”, promosso da VIHTALI (Value in Health Technology and Academy for Leadership and Innovation) spin off dell’Università Cattolica.
 
Un grande ospedale in Italia svolge in circa 3 mesi mediamente 40.000-60.000 prestazioni ambulatoriali. Una riduzione del 30%-50% si traduce in una sospensione/rinvio di circa 12.000-30.000 prestazioni.
 
La crisi ha interessato tutti i servizi sanitari essenziali specie i servizi di immunizzazione di routine - servizi di assistenza (70%); diagnosi e cura di malattie non trasmissibili (69%); pianificazione familiare e contraccezione (68%); trattamento per disturbi di salute mentale (61%); assistenza prenatale (56%); diagnosi e cura del cancro (55%).
 
Per quanto riguarda il diabete la sospensione delle prime visite e delle visite di controllo può avere degli effetti particolarmente gravi, tanto nell’immediato quanto a lungo termine, determinando effetti a cascata come mancate nuove diagnosi (e quindi diagnosi tardiva), comparsa precoce di complicanze, con un forte impatto economico e sull’aspettativa di vita dei pazienti. Ciò causa oltre che il peggioramento della qualità della vita dei pazienti, un aumento della mortalità evitabile.
 
Siamo ancora nel pieno della pandemia COVID-19. È, dunque, necessario adottare delle misure che permettano di assicurare a tutti i pazienti la giusta assistenza; favorire corretti comportamenti e stili di vita e potenziare la telemedicina e gli strumenti digitali per diagnosi, terapia e assistenza a distanza; occorre, infine, recuperare il prima possibile le prestazioni perdute potenziando (in termini di risorse umane, economiche e tecnologiche) il nostro Servizio Sanitario Nazionale.
 
Walter Ricciardi
Ordinario di Igiene e Medicina Preventiva presso l’Università Cattolica e Presidente della World Federation of Public Health Associations (WFPHA)
 

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