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Giovedì 01 LUGLIO 2021
Case di Comunità. Drusian (Snami Veneto): “Basta inventare modelli, usiamo quelli che ci sono già”

Per la sindacliasta le nuove Case di Comunità sembrano la rivisitazione delle MGI (Medicine di Gruppo Integrate) istituite in Veneto nel 2015 e poi bloccate “perché determinanti disparità assistenziali tra pazienti all’interno della stessa Regione”. Nel 2019 fu la volta del TAP (Team di Assistenza Primaria), “rimasto solo sulla carta”. Per lo Snami la questione non sta nel trovare un nuovo modello, ma nell'istituzione di tavoli di discussione per una progettualità sulla medicina territoriale

In Veneto dal 2015 sono state istituite le MGI (Medicine di Gruppo Integrate), un ambulatorio di aggregazione di MMG con la salvaguardia della capillarità dell’assistenza sanitaria tramite anche la presenza di ambulatori periferici, con la presenza di personale amministrativo, infermieristico in grado di coprire l’assistenza ai pazienti dal lunedì al venerdì 8-20 e al sabato 8-10. “Ed ora, Come per il passato, ci stanno proponendo ora le Case di Comunità, che sembrano la rivisitazione delle MGI. Partite a speron battuto, ma successivamente fermate perché ritenute penalizzanti per le Regioni non dotate di tali organizzazioni e determinanti una disparità a livello di assistenza sui pazienti all’interno della Regione stessa. Morale: in Veneto le MGI in 6 anni dal loro esordio, toccano appena il 20%”. A sollevare dubbi sull’utilità di un nuovo modello assistenziale per la medicina territoriale è Elisabetta Drusian, dello Snami Veneto.

L’opinione di Drusian non si ferma all’esperienza delle MGI. Perché nel 2019, sempre in ambito della medicina territoriale, in Veneto partì il progetto TAP (Team di Assistenza Primaria), col fine di agevolare i MMG non integrati con le MGI, dando la possibilità di farlo con un numero massimo di medici di medicina generale più limitato, al massimo otto. Anche in questo caso, però, le cose non sono andate come sperato.

“Ad oggi le TAP, dopo averle condivise e firmate con le OO.SS. della Medicina Generale – puntualizza Drusian - sono rimaste solo sulla carta e nonostante i numerosi solleciti non sono mai state attuate. La domanda che mi pongo e che si pone Snami Veneto è: se abbiamo MGI fermi al 20% e TAP mai partiti, non è che le Case di Comunità siano lo stesso palliativo delle precedenti forme aggregative che mai arriveranno al risultato sperato e che nel frattempo la medicina territoriale abbia bisogno di altro?”.

Il punto vero della questione, secondo Snami Veneto, è che il problema della sanità territoriale non sta nelle forme di cure territoriali ancora al palo ma nei ritardi riguardanti l’erogazione delle prestazioni.

“Ad oggi in Veneto ci sono, causa Covid, circa 2 milioni di prestazioni congelate – argomenta la Dott.ssa Drusian – perciò il problema vero sta che, se un paziente lamenta una sintomatologia dolorosa ad una spalla ed io, MMG, vedo che necessita di una indagine radiologica e gliela prescrivo ma i tempi di attesa sono 3-6 mesi, se va bene, questo paziente andrà nel privato; e per chi non può accedere al privato si recherà al primo Pronto Soccorso dove gli faranno gli accertamenti. Per SNAMI non serve un’ulteriore forma di medicina territoriale che già c’è, ma servono maggiori tavoli di discussione con la regione, chiesti molteplici volte, su cui concentrarsi e discutere sui tempi dell’erogazione delle prestazioni, su come evadere quelle 2 milioni di prenotazioni congelate e come, secondo noi, essere presi in considerazione per coinvolgerci su una progettualità della medicina territoriale”.

Snami lamenta che la medicina generale è sempre meno coinvolta nella visione territoriale,  sorpassata da altre figure, “come ad esempio nel caso dei tamponatori o vaccinatori farmacisti, oppure la recente idea della figura dell’infermiere di famiglia per la cronicità, ai quali vengono oltretutto tolte figure professionali fondamentali quali gli infermieri dando agli OSS competenze infermieristiche con un corso di 400 ore. Si inseriscono figure bravissime ed essenziali nei loro compiti in mansioni per cui non hanno studio ed esperienza; non sarebbero molto più utili, soddisfatti e competenti in ciò per cui si sono sempre dedicati? Così facendo gli MMG saranno ancora funzionali al territorio? Il MMG è ancora una figura professionale su cui puntare? La medicina del territorio, verrà ridisegnato con gli attori attualmente presenti o siamo pedine da eliminare con il tempo? Queste le domande di Snami Veneto”, conclude Elisabetta Drusian di Snami Veneto.

Endrius Salvalaggio

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