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Venerdì 23 LUGLIO 2021
I rapporti umani tra noi medici. Dobbiamo lavorarci e molto



Gentile Direttore,
bene ha fatto Sandra Morano a riportare all’attenzione di tutti la vicenda della giovane collega ginecologa scomparsa a Trento e anche a “bacchettare” bonariamente noi donne … sembra impossibile dice infatti che “ non si sia ancora sentita la voce delle donne, così attive in questi giorni su temi come diritti civili e parità di genere”. Mi sento chiamata in causa come donna e come collega.
 
Il silenzio a volte può nascere da una scarsa conoscenza dei fatti e/ o dall’enormità di quello che è successo che lascia di fatto ammutoliti.
Sui fatti trapelano notizie di un ambiente di lavoro ostile, probabilmente impossibile e il trasferimento del direttore dell’Ostetricia e Ginecologia di Trento e di un altro dirigente medico confermano di fatto l’esistenza di una situazione di reparto critica, che da quanto emerge era già stata segnalata ma senza che nessuno se ne preoccupasse a dovere.
 
Su cosa è realmente successo è difficile anche solo osare immaginare quello che è il presentimento funesto di tutti, dopo che l’auto della dottoressa è stata trovata nelle adiacenze di un ponte che sovrasta un torrente, con dentro il suo cellulare.
E’ decisamente una enormità, una cosa che lascia allibiti, sbigottiti.
 
Chi può pensare che esistano degli ambienti di lavoro così ostili da far preferire l’annientamento di sé?
Posso solo immaginare questa giovane collega sola, lontana dai propri affetti, in un ambiente “nemico” che al posto di aiutarla a crescere professionalmente la vessa, la redarguisce, senza mai avere per lei una parola di incoraggiamento, di stima, di conforto…
 
Si dirà che era fragile, emotivamente instabile; questo di solito si dice delle donne che faticano a sopportare ambienti disumani e ambienti così, magari con sfumature diverse, ce ne sono molti.
Sara, questa giovane collega, ha solo permesso di portare in luce la punta di un iceberg che ha radici molto più ampie.
 
Mi chiedo come sia stato possibile permettere che il lavoro, specie quello in un ambiente di cura come quello dell’Ospedale o comunque in strutture sanitare , possa essere diventato cosi.
 
Qual è stato il momento di viraggio per cui al posto di considerare le giovani leve, allievi da far crescere, persone a cui trasmettere il proprio sapere, le proprie conoscenza perché non vadano perdute, è diventato un posto di conflitti, ostilità, invidie? Chi o cosa lo ha reso possibile? Dei dirigenti insensibili, incapaci o a loro volta vessati da chi sta più in alto? Da un sistema che valuta solo il risultato in termini economici? Da una organizzazione del lavoro che non vede più nei lavoratori delle persone ma dei fattori produttivi?
 
L’enormità di quanto è successo è ancora più grave perché riguarda un ambiente che si occupa di salute e benessere ; per la salute e il benessere delle donne in particolare la giovane Sara aveva dedicato i suoi studi, aveva intrapreso la sua professione. Come è stato possibile tradire questo sogno ?
Dovremmo sentirci un po' tutti responsabili della sua scomparsa, specie quando manchiamo di raccogliere i segnali di disagio di qualche collega o di altro personale sanitario, quando ci chiudiamo nella nostra indifferenza e non offriamo neanche la possibilità di un ascolto, quando evitiamo di vedere in chi lavora con noi delle persone con una loro storia e una loro vita.
 
Come possiamo parlare di umanizzare le cure se non siamo in grado di gestire rapporti umani tra quanti lavorano in un ambiente di cura?
La salute mentale secondo Freud consiste nell’essere capace di amare e di lavorare.
Sembra decisamente che questo sia un tempo in cui conta solo il lavorare mentre l’amare è considerato un difetto da femminucce. Forse è ora che si recuperi il valore dei rapporti umani, degli affetti perché senza di questi la vita viene privata del suo senso più vero.
 
Ornella Mancin
Medico di medicina generale
 

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