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Venerdì 23 LUGLIO 2021
Il green pass è un atto di civilità



Gentile direttore,
quando il dato scientifico cede il passo alla non conoscenza degli elementi tecnico-scientifici, o peggio al compromesso politico, allora è facile che possano insidiarsi pericolose affermazioni. Leggo con sgomento ciò che un assessore preposto alla governance della cosa pubblica in Sanità, a Siena, dichiara ai giornali a proposito della scelta del Governo nazionale di ricorrere allo strumento del Green Pass. Strumento, quest’ultimo, che tecnicamente contribuisce a interrompere la tremenda “catena di Sant’Antonio”che tutti i virus adottano per sopravvivere. Eppure c’è chi, oltre tutto occupando posti di pubblica responsabilità e dovendo perciò dare esempi virtuosi, prende le distanze dal provvedimento Governativo.

Prima di ritornare sulla questione vorrei menzionare la mia personale esperienza di quarta figlia di un medico del Sud, che fu vaccinata pubblicamente insieme agli altri fratelli da mio padre stesso, Salvatore Coluccia, straordinario esempio – mi sia concesso dire – di clinico e umanista, persona di grande cultura classica ma al contempo perfettamenteconsapevole che il dato scientifico non può essere piegato dal pregiudizio, aggirato da inconsulte visioni politiche o adulterato da necessità personali di qualsiasi genere. Mio padre, primo tra i medici dell’allora piccola Gallipoli, vaccinò i suoi 5 figli e la sua amata moglie Maria, mentre altri professionisti del mio paese si opponevano. E fece anche di più: redasse un libricino riguardante l’epidemia di poliomelite allora imperversante,elaborando una vera e propria mappa epidemiologica dell’espansione locale del virus.

Perché rievoco questo episodio personale (e al contempo, per me,significativamente caro)? Perché purtroppo quando gli esseri umani devono affrontare un problema come quello legato alle pandemie, o fronteggiare qualcosa che ancora non è stato perfettamente inquadrato scientificamente, allora succede che il pregiudizio vinca o che vengano chiamate in causa teorie costruite seguendo la scia tossica dell’emotività e della paura. Ma oggi cedere all’ignoranza è cedere, come ha detto il Presidente Draghi, alla morte.

Se si afferma, come ogni persona di buon senso, di essere favorevoli ai vaccini, allora non si può poi essere contrari al Green pass. È una presa di posizione maldestramente contraddittoria. La libertà personale qui non c’entra niente: di che libertà si parla? Quella di nuocere a sé stessi e agli altri?
In questa fase epidemiologica il Green pass rappresentauno strumento utilissimo per il contenimento del contagio.Metterlo in discussione è pericoloso esattamente come lo sarebbe trascurare una corretta educazione sanitaria (mascherine, gel disinfettante, distanziamento socialee tutte le buone pratiche che abbiamo imparato a conoscere in questi lunghi mesi).

Durante il 2020 abbiamo vissuto,nel nostro ospedale qui a Siena, momenti molto difficili. Ho visto i miei colleghi soffrire e adoperarsi oltre ogni ragionevole sforzo fisico.Ho partecipato a estenuanti riunioni in Direzione Sanitaria, ho visto la nascita del Pre-triage, misura innovativa che è stata presa ad esempio in altre realtà sanitarie. Ho visto medici infettati, e tutti noi la sera chiamarli per offrire loro quel piccolo (ma grande) conforto che la voce umana può dare.
 
Nel nostro ospedale, a Siena, ci sono persone straordinarie, che hanno interpretato la propria funzione al più alto livello professionale ed etico. Ma sarebbero tante le categorie, le istituzioni, le singole persone da ringraziare. Tutte insieme,dal 2020, sono impegnatein un’unica missione: arginare il Covid e salvare vite umane.Il duro lavoro sul campo ci indica di continuo da dove arriverà la salvezza: dai vaccini. Che ora si reclami l’assurda libertà di privarsene è tanto più scandaloso in quanto la rivendicazione giunge da chi è istituzionalmentepreposto a tutelarela salute di ciascun cittadino e della comunità tutta intera.
 
Anna Coluccia
Professoressa Ordinaria
Presidente del Comitato Ordinatore – Scuola di specializzazione in Medicina Legale UNISI 

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