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Lunedì 26 LUGLIO 2021
Contrattualizzazioni sanitari. Smi Sicilia: “Regione le sblocchi, come richiesto dal Consiglio di Giustizia Amministrativa”

Il CGA ha dichiarato illegittimo il comportamento della Regione sull'accesso alle contrattualizzazioni dei sanitari spiegando che “non può l'amministrazione rivolgersi a tempo indefinito solo a quelli storici, creando un mercato chiuso, un sistema di oligopolio a strutture già contrattualizzate, destinate a gestire all’infinito”. Lo Smi ad “intraprendere azioni di risarcimento per tutti coloro bloccati ingiustamente”.

Il CGA (Consiglio di Giustizia Amministrativa) si è espresso recentemente e più volte nel condannare la scelta della Regione Siciliana ad impedire l'accesso alle contrattualizzazioni dei sanitari richiedenti, dichiarando illegittimo tale procedimento. Ed ora lo Smi chiede che sia dia seguito a quanto stabilito dal Consiglio.  

“La Regione - spiega in una nota Giuseppe Catania segretario regionale del sindacato medici italiani - nel lontano 1993 L.R.30/93 all'art.23 aveva recepito il Dlgs 502/92 ed entro 90 giorni doveva attuare le disposizioni. Vi è stato per trent'anni un silenzio tombale, si è proceduto in maniera illegittima ‘ab e ab hac’, rilasciando accreditamenti e convenzioni da parte della Regione, non tenendo conto delle verifiche preliminari, cioè della mancanza dei piani del fabbisogno locali, redatti dalle varie ASP, nonché della mancanza atavica della Programmazione Regionale per garantire i LEA”.
 
In Sicilia, inoltre, accusa Catania, “per chiudere ermeticamente l'ingresso alle convenzioni per le branche specialistiche, vi è il D.A. del 04.08.98 (mal interpretato), della ‘trasformazione societaria’, che di fatto permette anche a non specialisti di avere non solo la convenzione, ma anche diventare possessori con la possibilità di venderla. Su questo andrebbe fatta una riflessione: se i medici di famiglia, già considerati specialisti nel loro campo, si trasformano in società, che cosa succede nell'ambito dell'ingresso di nuovi operatori?”.

Accade anche, riferisce il sindacalista, che "un medico, grazie alla trasformazione societaria, non va in pensione a 70 anni, come tutti gli altri professionisti e la convenzione, che è diventata propria, la può trasmettere a coloro, che preferisce. Questo impedisce l’ingresso nella categoria medica di altri professionisti giovani, che possono solo fuggire dalla Sicilia”.

“Questo stallo - spiega Catania - lo SMI lo ha combattuto in tutte le sedi; ad Agrigento lo SMI riuscì nel 2017 a fare redigere il piano locale del fabbisogno di tutta l’ASP, dove sono state rilevate tutte le illegittimità della Regione per   il mancato interesse per i vincoli dei D.A. 830/2002 e 463/2003, nonostante tutto questo i Dirigenti Regionali della sanità non ne hanno tenuto conto. Vi era pure nel 2017 la possibilità delle contrattualizzazioni, in quanto il D.A. vigente permetteva, grazie al fondo perequativo la possibilità immediata di contrattualizzare nuove strutture, ma le ASP ha fatto di tutto in seguito al subentro di nuovi dirigenti di bloccare il tutto, in quanto non interessata all'ingresso di nuovi e giovani operatori, non utilizzando volutamente questo fondo”.

“La Regione - sostiene Catania - è stata interessata sempre solo a bloccare nuovi ingressi, non curante delle direttive comunitarie e dei dettami del Garante sulla concorrenza. Dopo tante lotte, illuminante e decisa la sentenza del CGA, che così si esprime in questo modo: 'non può l'amministrazione rivolgersi a tempo indefinito solo a quelli storici, creando un mercato chiuso, creando un sistema di oligopolio a strutture già contrattualizzate, destinate a gestire all’infinito'. Lo SMI - avverte il sindacalista - è pronto ad intraprendere azioni di risarcimento per tutti coloro che sono bloccati ingiustamente”.

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