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Martedì 27 LUGLIO 2021
Sara Pedri, lo stress dei medici e il convitato di pietra



Gentile Direttore,
la recente notizia della collega scomparsa a Trento, dopo le riportate condizioni di insostenibile stress (che peraltro pare abbiano interessato plurimi casi, stante il dato - davvero preoccupante - del numero delle dimissioni in un breve lasso di tempo tra i professionisti di quell’azienda) è solo l’ultima dimostrazione di come i medici (e i dipendenti della sanità in generale) siano costretti a lavorare e di quanto - purtroppo - le condizioni si siano fatte ormai intollerabili.
 
Chi pensasse all’emergenza Covid, o alla carenza cronica di borse di specializzazione, alla scarsa appetibilità del lavoro pubblico in Italia…non avrebbe svelato se non solo in parte quella che è la verità. La pandemia non ha fatto altro se non “scoperchiare il vaso” e mostrare in modo evidente quel che la Cisl Medici aveva sempre sostenuto.

I medici in ospedale sono pochi, mal pagati, sovra-utilizzati, con strumenti spesso fatiscenti e strutture organizzative non adeguate, ma questi sono discorsi di merito. Potremmo approfondirli ad uno ad uno, ma non riusciremmo a risolvere contestualmente quella che è la causa reale: una gestione politica che, riforma dopo riforma, si è impadronita di un ganglio vitale della società e ne soffoca in ogni modo la vita. Anche in modo non figurato, come si è purtroppo visto.
E nessuno creda che il fatto di cronaca riguardi solo la collega scomparsa e/o la realtà dove lavorava.
Si badi bene: si potrebbe miopemente mettersi a discutere se questa o quella regione siano o meno virtuose (e non stiamo scrivendo solo di calcoli economici, ma anche di buone pratiche di lavoro), ma non ci prestiamo ad allinearci ad un errore macroscopico di prospettiva: è esattamente il sistema di 20 diversi servizi sanitari la causa principale di quanto avviene.

Assistiamo a veri e propri “viaggi della speranza” con persone costrette a migrare per avere quelle cure che nel proprio territorio sono difficili o addirittura impossibili da avere. Allo stesso modo, ma non necessariamente in via direttamente parallela, vediamo anche mobilità di medici, forzati a “cercar fortuna altrove”, dato che nella loro azienda non trovano spazi, occasioni, rapporti umani e professionali di livello adeguato. Il tutto si acuisce nei confronti delle colleghe donne.

In cima a questa piramide dello scontento siede - appunto - quello che possiamo acconciamente definire “il convitato di pietra”, cioè la politica nella sua immagine peggiore, fatta di promesse e di prebende, di calcoli e di mire elettorali. E - soprattutto - di risparmi forzosi.
Non è di interesse di alcuno verificare se poi gli amministratori politici si fanno curare rispettando le liste di attesa nelle aziende che amministrano, accettando come i comuni cittadini il medico che tocca loro in sorte, oppure più probabilmente possono permettersi di infischiarsene e scegliere la clinica e il professionista che preferiscono. La curiosità sarebbe legittima, ma non aggiungerebbe alcunché al tema.
La CISL Medici vuole che “tutti” i cittadini, come recita la ns. bellissima Costituzione, siano uguali, di fronte alla legge e di fronte alla malattia, e il suo mai troppo apprezzato art. 32 deve essere rispettato e applicato alla lettera, assicurando cure degne di un Paese civile ad ogni contribuente e ad ogni indigente.
 
Lo abbiamo già scritto: vorremmo che i ns. medici, che hanno formazione e capacità di prim’ordine, fossero gestiti da politici di levatura almeno pari.
Perché il terribile evento che ci ha colpiti in questi giorni, con l’ennesima vittima dello stress e della prepotenza nelle corsie non svanisse dietro vacue parole di circostanza. Non vogliamo colpevoli solo per poi dimenticare il problema, perché sappiamo che - al di là dello scorretto atteggiamento di qualcuno (e su questo indagheranno gli organi competenti) - lo stress non è una prerogativa dei giovani colleghi. Noi vogliamo ambienti sereni perché il problema non si possa ripresentare.
 
Come CISL Medici abbiamo detto e scritto con chiarezza che le somme disponibili per il Pnrr non sono del tutto sufficienti e ancor di più abbiamo rivendicato un ruolo da co-protagonisti per individuare con certezza le priorità e vigilare che non un solo centesimo sia speso in modo sbagliato o peggio truffaldino.
Lo dobbiamo a tutti i colleghi e a tutti gli italiani.
 
Biagio Papotto
Segretario nazionale Cisl Medici
 

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