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Giovedì 02 SETTEMBRE 2021
L’Italia è in ripresa. La sanità no



Gentile Direttore,
tira aria di ottimismo nel nostro Paese: il Pil aumenta più del previsto, sono arrivati i primi soldi del recovery plan, siamo primi in Europa nel calcio, abbiamo fatto incetta di medaglie alle Olimpiadi (e pure alle paraolimpiadi) e se non bastasse primeggiamo anche nella musica con i Manesckin vincitori dell’Eurovision e addirittura in vetta alle classifiche d’oltreoceano.
 
L’Italia pare stia vivendo una rinascita nonostante la pandemia non sia ancora stata sconfitta nella consapevolezza che al momento è tenuta sotto controllo meglio che in altre parti. L’avvento di Draghi che ha di fatto portato al governo la stragrande maggioranza dei partiti ha responsabilizzato la politica portandola a scelte più oculate e inoculato fiducia nei partner esteri.
 
Si respira ottimismo, voglia di ripresa, sensazione che questa volta davvero ce la faremo.
 
Questo clima di fiducia purtroppo non tocca minimamente il comparto sanitario dove gli operatori sono stremati da quasi due anni di pandemia con l’incubo dell’autunno alle porte; dove pochi hanno potuto godersi beatamente le ferie, e dove si assiste a una uscita dal lavoro per pensionamenti (molti anticipati) e passaggio al privato senza precedenti.
 
I piani finora presentati sull’utilizzo dei fondi del Recovery plan si preoccupano dell’impianto organizzativo (costruzione o ristrutturazione di ospedali, case o ospedali di comunità) ma nulla o quasi del personale.
Dicono che i soldi europei non si possono destinare al personale: bene allora cercatene altri perché senza persone che ci lavorano tutto il resto è un contenitore vuoto. Certo si può giocare a trasferire competenze mediche agli infermieri, competenze infermieristiche alle OSS… ma pensate che questo possa avvenire senza conseguenze sulle cure?
 
Si respira aria di “disfacimento” tra quanti operano in sanità, in primis tra i medici, persone che senza essere eroi non hanno lesinato il loro impegno per far fronte all’emergenza Covid: milioni di ore di straordinari non pagati per chi lavora nei reparti ospedalieri, nell’area dei servizi e nella dirigenza (QS 30 luglio 2021), un lavoro senza sosta tra i medici di famiglia reperibili sempre, destinati a fare di tutto ( dai test sierologici ai tamponi, tracciamenti, vaccini, green pass).
 
Il sistema non può durare con questi ritmi e con questo livello di impegno.
Perché i sindacati e la FNOMCEO non lo dicono in maniera chiara e forte?
Le voci che si levano sono flebili, quasi temono di urtare qualcuno….
Che si abbia paura di ferire il Ministro della Salute che tanto prodigo “è stato” a riconoscere i rappresentanti istituzionali dei medici?
 
All’inizio del suo mandato il presidente FNOMCEO Anelli ha fatto nascere in molti di noi la speranza che finalmente il massimo organo di rappresentanza della classe medica si sarebbe battuto per valorizzare la nostra professione, per ridare la dignità perduta, per risolvere la questione medica.
In questi ultimi due anni ci sentiamo di nuovo soli, proprio ora che avremmo più bisogno di una voce autorevole che esprima il nostro sconforto, le nostre paure, che manifesti i nostri bisogni essenziali (dignità professionale, riconoscimento del nostro ruolo, rispetto del nostro lavoro), che lotti con noi e per noi.
 
Ai sindacati invece spetterebbe il ruolo di tutelare il nostro lavoro, di permettere che le ferie siano garantite, che gli straordinari siano pagati, che vi siano più assunzioni, che non si possa essere reperibili 24 ore al giorno, che venga garantito un minimo di vita personale.
Quello che sta avvenendo in realtà manifesta palesemente il fallimento dei nostri sindacati che ormai sono preoccupati solo di mantenere lo status quo, che non hanno una idea di futuro, che non si preoccupano dei giovani (se non lavorano mica sono iscritti).
 
Il SSN rischia di saltare e se la percezione ce l’abbiamo noi che ci lavoriamo non possono non averla coloro che si occupano di sanità
Allora perché non si alza un vero grido di allarme da chi ci rappresenta ai livelli massimi?
Non è più consentito tacere se non si vuole diventare complici di un sistema che sta mortificando la nostra professione.
 
Ornella Mancin
Medico di medicina generale

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