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08 LUGLIO 2012
Una crema per curare il melanoma (e altre malattie genetiche della pelle)

Ideata e testata dalla Northwestern University penetra a fondo nella pelle, raggiunge il nucleo delle cellule e spegne i geni anomali, lasciando intatti gli altri e non provocando effetti collaterali. Il segreto dell’innovativo farmaco in crema è nella struttura nanoscopica delle sostanze che contiene.

Perché se il problema genetico riguarda la pelle non è possibile trattarlo con un farmaco “spalmabile” direttamente nell’area da curare? Deve essere questa la domanda che si sono posti gli scienziati della Northwestern University che hanno ideato e testato una crema che agisce sui geni e può essere usata come terapia contro il cancro della pelle. Lo studio che ne parla è stato pubblicato su Pnas.
 
Perché questo fosse possibile il team ha sfruttato le nanotecnologie:i farmaci erano costituiti da acidi nucleici disposti in uno schema sferico, struttura grande circa 1000 volte meno che il diametro di un capello e capace di recuperare e legarsi a proteine naturali. In questo modo le sostanze, una volta spalmate sulla pelle, sono in grado di attraversarne gli strati successivi, fino ad arrivare in profondità ed entrare all’interno delle cellule, alla ricerca dei geni che causano la malattia. Una volta all’interno del nucleo dell’unità biologica il farmaco è capace di spegnere i geni che creano problemi, lasciando intatti gli altri. Anche per questo motivo, forse, il farmaco non ha mostrato effetti collaterali, dopo un mese di test continuato: né risposte inappropriate del sistema immunitario, né accumulazione delle nanoparticelle all’interno degli organi, né interferenze con altre cellule oltre quelle della pelle. “La tecnologia che abbiamo sviluppato riesce a superare tutte le barriere della pelle”, ha commentato Amy S. Paller, co-autrice dello studio. “Questo ci permette di trattare i problemi dermatologici proprio dove si manifestano, sulla pelle. Il tutto con estrema precisione, bersagliando solo i geni alterati e non quelli sani”.
Il segreto è nella forma e della densità delle nanostrutture: i normali acidi nucleici – di struttura lineare – non riescono ad entrare nelle cellule, mentre quelli sferici possono.
 
I primi target pensati per il nuovo trattamento sono i melanomie i carcinomi a cellule squamose, la psoriasi, le ferite diabetiche e l’ipercheratosi epidermolitica, un raro disordine genetico che colpisce la pelle. Ma presto il numero di applicazioni potrebbe crescere, e gli scienziati già suggeriscono che il metodo potrebbe essere usato anche per trattare le rughe che vengono con l’invecchiamento. “Possiamo pensare a molte altre patologie da curare con lo stesso trattamento”, ha spiegato Chad Mirkin, altro autore dello studio. “Grazie al progetto Human Genome e al resto della ricerca genetica fatta negli ultimi venti anni, ormai conosciamo molti possibili target all’interno del Dna, e questo strumento innovativo può essere usato contro tutti. È il potere della cosiddetta gene regulation technology”.
 
Laura Berardi

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