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Mercoledì 11 LUGLIO 2012
Vaccino Hpv. Dimezzati i casi anche tra chi non è immunizzato

A Cincinnati, negli Stati Uniti, da quando è stato diffuso il vaccino contro il papilloma virus si è registrato un crollo dei contagi: 31,7% nel biennio 2006-2007, 13,4% nel biennio 2009-2010, con numero di casi dimezzato anche tra le adolescenti non vaccinate.

Il vaccino per l’Hpv fa bene. Non solo a chi lo fa, ma anche a chi non lo fa. Dall’introduzione del vaccino, infatti, le infezioni sono diminuite sia negli adolescenti immunizzati, che in quelli non sottoposti alla somministrazione. Segnale che questo tipo di vaccinazione è utile a tutti. A dirlo uno studio del Cincinnati Children’s Hospital Medical Center pubblicato su Pediatrics.
 
Per dirlo i ricercatori hanno arruolato nel 2006 e nel 2007 un campione di 368 giovani donne di età compresa tra i 13 e i 16, mai vaccinate per l’Hpv ma avevano un’attività sessuale e nel 2009 e nel 2010 altre 409 adolescenti della stessa età ma delle quali più della metà avevano ricevuto almeno una dose del vaccino. In questo modo gli scienziati hanno potuto confrontare i dati di prevalenza del primo biennio, quando l’immunizzazione non era diffusa, con il secondo, a maggiore distanza dal momento in cui il governo statunitense ne aveva approvato e consigliato l’uso.
Secondo i risultati l’Hpv nel periodo tra i due bienni è diminuito in assoluto del 58%, passando da una prevalenza di 31,7 casi ogni 100 a 13,4. Naturalmente la riduzione era più visibile nelle giovani donne vaccinate (pari al 67%), ma rimaneva considerevole anche tra le altre (49%). “Un traguardo importantissimo soprattutto se si considera che due tra i ceppi virali inseriti nel vaccino, l’Hpv-16 e l’Hpv-18, sono causa di circa il 70% dei casi di cancro alla cervice uterina”, ha commentato Jessica Kahn, prima autrice dello studio. “I risultati sono promettenti e ci dicono che i tassi di contagio possono essere ridotti, soprattutto perché molte di queste ragazze erano già state esposte al virus prima del vaccino e in alcuni casi ne avevano ricevuta un’unica dose”.
Chiaramente, spiega Kahn, il fatto che i buoni risultati si ottengano anche se la vaccinazione non è stata somministrata a tutte le ragazze non limita l’importanza di un’immunizzazione completa nella fascia tra gli 11 e i 26 anni. “Solo in questo modo possiamo massimizzare i benefici che ne derivano”, ha specificato. “Bisogna considerare infatti che la prevalenza dei virus rimane molto alta: tra le ragazze non vaccinate quasi una su quattro aveva già contratto uno dei ceppi ad alto rischio”.
Ora la ricercatrice ha già in mente di allargare lo studio. “La ricerca condotta fino ad oggi è la prima a dimostrare il risultato, ma è stata condotta solo su una piccola cittadina”, ha concluso. “Presto saranno necessarie ricerche che coinvolgano più pazienti, in modo che si possa definitivamente determinare l’impatto della vaccinazione da Hpv sulla salute pubblica”.

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