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Mercoledì 11 LUGLIO 2012
Abbandono neonati e infanticidio. Sin: “Serve maggiore assistenza alle madri”

Ogni anno vengono abbandonati in Italia 3 mila bambini. Per la Società Italiana di Neonatologia la possibilità di partorire in ospedale senza riconoscere il proprio figlio è “un passo avanti. Ma "il problema è più ampio e si articola nella prevenzione della depressione postpartum”.

In Italia sono circa 3mila all’anno i neonati abbandonati e ritrovati (soprattutto vivi, ma anche morti): il 73% è figlio di italiane, il 27% di immigrate, prevalentemente tra i 20 e 40 anni; le minorenni risultano solo il 6%; di questi abbandoni circa 400 l'anno avvengono in ospedale. “Ancora troppo pochi”, secondo la Società Italiana di Neonatologia (Sin), secondo cui la vicenda del neonato affidato alla Culla della Vita della Clinica Mangiagalli di Milano “ripropone in modo urgente il problema dell’abbandono neonatale e induce necessariamente ad una riflessione non solo di ordine etico e giuridico, ma anche medico”.

Si tratta, osserva la Sin, “di un problema estremamente importante che spesso trascende l’età neonatale e sconfina nell’età pediatrica e il cui confine dall’infanticidio è spesso assai sottile e difficilmente demarcato. È una parte dell’assistenza neonatale che i Neonatologi italiani ben conoscono e di cui la ‘ruota degli esposti’ rappresenta un aspetto marginale seppure di sicuro impatto sulla popolazione”.

Per la Sin la possibilità di partorire in ospedale e avere la opportunità di non riconoscere il proprio figlio, che verrà immediatamente avviato ad un percorso di adozione (progetto “Madre Segreta”), “consente ogni anno a decine di donne in difficoltà di portare a termine la propria gravidanza e di garantire una vita adeguata al proprio piccolo, evitando decisioni pericolose per la vita di entrambi”. La approvazione della legge che consente tale opzione è stata, dunque, “un sicuro passo avanti della società civile italiana e dovrebbe essere promossa con maggiore enfasi ed incisività”. Ma il problema, secondo la Sin, “è più ampio e si articola nella prevenzione della depressione postpartum, malattia strisciante, spesso di difficile diagnosi e che è il presupposto ai tristissimi casi di infanticidio. Ostetrici e Neonatologi sono impegnati in questa difficile battaglia attraverso il programma di assistenza domiciliare alla donna immediatamente dopo il parto, e il supporto di personale sanitario alle neo-mamme sembra essere il rimedio più efficace nel riconoscere e prevenire le situazioni di pericolo”.

La ruota degli esposti, Madre Segreta e l’assistenza domiciliare alle puerpere sono dunque le armi che la Società Italiana di Neonatologia incoraggia ad utilizzare per risolvere “questa piaga che ancora affligge il 3° millennio. Tre importanti risorse per garantire, come avvenuto fortunatamente per il piccolo Mario, un futuro alle piccole vite nate in situazioni di disagio”.
 

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