quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Giovedì 12 LUGLIO 2012
Nanomedicina. Ecco la nuova chemioterapia al platino più efficace e meno tossica

Al Brigham and Women’s Hospital hanno trovato un nuovo modo di combinare nanotecnologia e farmacologia. Il nuovo schema di assemblamento delle molecole risolve i problemi della sintesi di farmaci a dimensioni così piccole. Così sono più efficaci e con meno effetti collaterali. 

Nell’ambito della lotta al cancro sempre più spesso farmacologia e nanotecnologie si incontrano.L’ultima unione felice delle due discipline riguarda un nuovo approccio che non usa le piccole dimensioni solo per il trasporto dei farmaci nei tessuti malati – come succedeva finora – ma per la loro stessa formulazione. Il metodo è stato sviluppato dai ricercatori del Brigham and Women's Hospital (BWH) e pubblicato su Pnas.
 
In particolare si tratta di un nuovo approccio che sfrutta la nanochimica sopramolecolare, una disciplina dal nome complicato in cui si sviluppano sistemi chimici complessi usando come mattoncini proprio le molecole: i ricercatori hanno utilizzato questo metodo per creare nanoparticelle che migliorano significativamente l’attività antitumorale dei farmaci che si usano contro cancro al seno e alle ovaie, diminuendone la tossicità.
Già oggi le nanotecnologie sono usate spesso in ambito oncologico, come veicoli per trasportare i farmaci chemioterapici. Ma finora la formulazione di vere e proprie nanomedicine era risultata molto difficile, poiché spesso servono molecole che hanno proprietà fisicochimiche incompatibili. Ed è proprio questo problema ad essere stato risolto oggi.
Come base di partenza, come ‘tela’ di lavoro, gli scienziati di Boston hanno scelto la cisplatina, un medicinale normalmente usato nella lotta al cancro. A partire da essa hanno sviluppato nanoparticelle di farmaco che incorporavano varie componenti, come ad esempioun'unica molecola di platino legata a una struttura di molecole di colesterolo: questo schema favoriva la costruzione di un ambiente che permetteva al nanofarmaco di essere stabile e dunque efficiente. I ricercatori hanno anche scoperto che le nanoparticelle sviluppate erano più efficaci rispetto alle molecole precedentemente sviluppate in vitro.
Un risultato sorprendente, anche perché il platino è già usato in chemioterapia, ma ad oggi ha pesanti effetti collaterali dovuti alla sua tossicità. Poter creare farmaci più efficaci permetterebbe ai ricercatori di limitare anche questo pressante problema delle cure oncologiche. “Negli ultimi 30 anni ci sono state solo tre platine che sono state approvate per l’uso in quasi tutti i tipi di cancro”, ha spiegato Shiladitya Sengupta, autore senior dello studio. “Una quarta molecola a base di platino, ma più efficace, potente e sicura potrebbe avere un impatto enorme sulla chemioterapia”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA