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Venerdì 22 OTTOBRE 2021
Un nuovo inibitore di PD-1 contro il carcinoma polmonare non a piccole cellule e il carcinoma basocellulare avanzati

Cemiplimab è un anticorpo monoclonale completamente umano rimborsato in Italia per il trattamento del carcinoma cutaneo a cellule squamose avanzato. Recentemente è stato approvato in Europa per due nuove indicazioni non ancora rimborsate. Per il trattamento di prima linea in pazienti adulti con carcinoma al polmone non a piccole cellule (NCSLC) con elevata espressione di PD-L1. È anche la prima immunoterapia per il trattamento dei pazienti adulti con carcinoma basocellulare avanzato (BCC).

L’immunoterapia rappresenta un’arma importante per la salute dei pazienti oncologici, ma può portare benefici anche sul fronte economico consentendo una riduzione generale delle spese di gestione dei pazienti. È quanto emerso nel corso del simposio “Anti-PD1, strategie terapeutiche innovative e aspetti di sostenibilità in immuno-oncologia: il caso del carcinoma basocellulare (BCC) e del carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC)”, svolto nell’ambito del XLII Congresso della Società italiana di farmacia ospedaliera (SIFO).

L’incontro è stata l’occasione per presentare i vantaggi dell’inibitore di PD-1 cemiplimab come trattamento per pazienti adulti affetti da carcinoma basocellulare (BCC) localmente avanzato o metastatico, la cui malattia è progredita o che non tollerano la precedente terapia con inibitore del pathway di hedgehog. Cemiplimab è la prima immunoterapia per il trattamento di questi pazienti. Un’approvazione che arriva contestualmente a quella per il trattamento di prima linea in pazienti adulti con carcinoma al polmone non a piccole cellule le cui cellule tumorali hanno un’espressione di PD-L1 in almeno il 50% delle cellule tumorali senza aberrazioni EGFR, ALK o ROS1, e dopo quella ottenuta come prima terapia dei pazienti adulti con carcinoma cutaneo a cellule squamose (CSCC) metastatico o localmente avanzato non candidati alla chirurgia o alla radioterapia curative.

Il carcinoma basocellulare (BCC) rappresenta il 15% di tutti tumori e l’80% dei tumori cutanei non melanoma (NMSC). Il 90% dei BCC esprimono PD-L1. Cemiplimab, legandosi al PD-1, ha dimostrato di impedire alle cellule tumorali di utilizzare la via del segnale mediato dal legame PD-1/PD-L1 per sopprimere l'attivazione delle cellule T, aiutando così a ripristinare il corretto funzionamento del sistema immunitario e consentendo, quindi, la distruzione della cellula tumorale e inibendone la proliferazione.

"Lo studio con cemiplimab - spiega il Prof. Armando Santoro, Direttore Cancer center e Responsabile dell'Unità Operativa di Oncologia Medica ed Ematologia di Humanitas - ha dimostrato un alto tasso di risposta con controllo della malattia e, soprattutto, un’alta capacità di mantenere queste remissioni e queste condizioni di stabilità per un lungo lasso di tempo, con ottimi risultati in termini di sopravvivenza globale”. Il Prof Santoro ha auspicato il via libera dell’Aifa in tempi brevi per questa nuova molecola, così che possa essere a disposizione dei pazienti italiani affetti da carcinoma basocellulare avanzato, “per i quali - ha sottolineato Santoro - non esiste alcuna altra alternativa terapeutica altrettanto efficace dopo gli inibitori di hedgehog”.

Il Direttore del Cancer Center di Humanitas ha poi sottolineato il ruolo che cemiplimab può svolgere nella lotta contro il carcinoma polmonare non a piccole cellule. “I risultati rispetto a un gruppo di controllo con pazienti sottoposti alla sola chemioterapia sono estremamente interessanti. C’è quasi un raddoppio dell’overall survival e un netto miglioramento della progression-free survival. Ma l’aspetto particolare di cemiplimab per il tumore polmonare - ha spiegato Santoro - è rappresentato dai suoi effetti su alcuni sottogruppi di pazienti, in particolare quelli con metastasi cerebrali e malattia localmente avanzata non suscettibile ad altri trattamenti. Per questi due sottogruppi cemiplimab ha dimostrato di essere altamente efficace, migliorando in maniera significativa i risultati ottenuti con i trattamenti chemioterapici convenzionali”.

I vantaggi dell’introduzione di una nuova terapia in questo ambito non sono, tuttavia, solo clinici. “La presenza di opzioni terapeutiche alternative, in questo caso di immunoterapie, può potenzialmente garantire un miglioramento delle condizioni di mercato per il SSN. Di conseguenza, un aumento della competizione, con evidenti vantaggi sotto il profilo economico e di sostenibilità”, ha spiegato Americo Cicchetti, Direttore di Altems, Alta Scuola in Economia e Management dei Sistemi Sanitari. A questo si aggiungono i risultati in termini di salute e, di conseguenza, una riduzione globale del costo medio di gestione del paziente, che nel caso di carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) si aggira in Italia intorno ai 21.328 euro (16.291 euro in stadio I, 19.530 euro in stadio II, 21.938 euro in stadio III, 22.175 euro in stadio IV e 28.711 euro per un tumore di Pancoast, fonte Buja et al. 2020).

Altems sta conducendo uno studio per stimare i risparmi conseguibili con l’introduzione di questa nuova arma terapeutica contro il carcinoma al polmone non a piccole cellule. I risultati preliminari della simulazione, che ha utilizzato un modello basato su un precedente caso per il trattamento del melanoma, parlano di una riduzione dei costi medi di gestione del paziente del 13% nel primo anno, del 24% nel secondo anno e del 32% nel terzo anno.

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