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Giovedì 12 LUGLIO 2012
Pazienti sempre più informati sul web. Ma lo fanno per dialogare meglio col proprio medico

Non sembra infatti essere la sfiducia verso i camici bianchi a spingere sempre più pazienti a informarsi della propria salute su internet. Secondo uno studio dell'Università della California, lo fanno per avere più informazioni ed essere più attivi nel rapporto col medico.

Qualche risultato di analisi un po’ sballato ed ecco che il paziente tecnologicamente alfabetizzato va a cercare i sintomi su internet. Ma è solo il paziente più ansioso a cercare le informazioni sulle malattie in rete? E lo fa perché non si fida dei medici? Secondo uno studio dell’Università della California di Davis no, anzi, i pazienti si informano per essere più preparati proprio all’incontro coi propri medici, in modo da poter giocare un ruolo più attivo nella tutela della loro salute. Il lavoro è stato pubblicato su Journal of Health Communication.
 
Per dirlo gli scienziati hanno osservato il comportamento di 500 persone che erano diventate membro di gruppi di supporto online e avevano preso appuntamento dal loro medico. “Abbiamo visto che la sfiducia nei medici non era una variabile significativa, quando si voleva predire chi sarebbe andato a cercare i propri sintomi su internet prima della visita”, ha spiegato Xinyi Hu, co-autrice dello studio. “Semplicemente internet è diventato una sorgente di informazione diffusissima: non ci stupisce che quando una persona deve prendere una decisione qualsiasi possa cercare dati e indicazioni in rete, allo stesso modo non è strano che lo faccia quando si tratta di questioni che riguardano la salute”.
Un trend di cui i medici devono essere consapevoli. “Con la crescita di gruppi di supporto online gli specialisti devono avere coscienza del fatto che molti dei loro pazienti interagiranno con altre persone malate per avere più informazioni, nonché vorranno essere sempre più attivi nelle decisioni da prendere riguardo la loro salute”, hanno spiegato gli scienziati nello studio. Tanto è vero che le informazioni raccolte, nel 70% dei casi venivano poi riportate al medico curante, e nel 40% dei casi anche stampate su fogli di carta per poterne discutere insieme con maggiore precisione. Più della metà dei pazienti inoltre, pianificava di fare qualche richiesta ai medici proprio sulla base dei dati collezionati.
Sebbene la mancanza di fiducia nei medici non fosse un predittore efficace di una possibile ricerca su internet, altri fattori lo erano. Ad esempio, a cercare informazioni prima della visita erano più i pazienti che pensavano di avere una condizione persistente nel tempo, o quelli che avevano percezione di poter in qualche modo mantenere sotto controllo la propria condizione di salute, nonostante la preoccupazione.
 
Tuttavia, gli scienziati precisano che la ricerca di dati su internet non rimpiazzava affatto quella su altre sorgenti di informazione, come libri e notizie, ma anche come amici e conoscenti esperti. “In un certo senso questa ricerca mi rassicura”, ha spiegato Richard L. Kravitz, docente di medicina interna nell’ateneo statunitense. “I risultati indicano che i pazienti non si rivolgono alla rete perché non hanno più fiducia in noi medici, ma anzi che sono sempre più attenti alla loro salute e curiosi. In sostanza, non ci vogliono sostituire, solo imparare più che possono per prepararsi all’incontro con noi”.

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