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Posti letto ospedalieri. Diminuiscono, come nel resto d'Europa


23 GEN - La situazione della sanità italiana si trova ad affrontare il difficile contesto nazionale ed internazionale di crisi economico-finanziaria: il settore sta subendo un ridimensionamento delle risorse a disposizione sia in termini di finanziamento, sia di strutture. In particolare, per il settore sanitario è prevista una forte riduzione in termini finanziari dal 2012 al 2014 (circa 21 miliardi di euro, considerando tutti gli interventi delle manovre finanziarie) e il proseguimento dei tagli del numero dei posti letto ospedalieri, che a regime dovrebbe attestarsi a 3,7 posti letto ogni mille abitanti (di cui lo 0,7 riservato alla riabilitazione e alla lungodegenza). Nei prossimi due anni si assisterà quindi a una riduzione di circa 20 mila posti letto, conseguita esclusivamente attraverso la chiusura di unità operative complesse, che interesserà le strutture del Servizio Sanitario Nazionale per circa 7 mila posti letto (ossia un taglio di almeno il 40 per cento nel servizio pubblico). A questa tendenza si aggiunge la revisione dello standard di riferimento per l’attività di ricovero ospedaliero, passato da 180 a 160 ricoveri ogni mille abitanti (di cui il 25 per cento fa riferimento ai ricoveri diurni).

Per quanto riguarda l’offerta di posti letto ospedalieri a livello europeo, nel 2010 l’Italia (3,5 posti ogni mille abitanti) si colloca al di sotto della media europea (5,5 posti letto), al pari della Danimarca e subito dopo Cipro. Una dotazione inferiore a quella italiana si segnala per Svezia, Regno Unito, Irlanda, Spagna e Portogallo.

L’offerta di posti letto ospedalieri dipende strettamente dalle politiche sanitarie e dal modello di sistema sanitario adottato. La maggior parte dei paesi con un’offerta di posti letto superiore alla media europea presenta un modello organizzativo della sanità ispirato al “modello Bismarck”, dove il finanziamento dell’assistenza sanitaria avviene mediante contributi obbligatori dei cittadini lavoratori e/o mediante assicurazione: tra questi paesi, Germania, Austria e Ungheria hanno un tasso di posti letto superiore a 7 per mille abitanti. Al contrario Irlanda, Italia, Danimarca, Regno Unito, Svezia e Spagna, tutti con una dotazione inferiore alla media europea, adottano sistemi sanitari universalistici principalmente di tipo “Beveridge”, che si finanziano con la tassazione e per i quali negli ultimi anni ci sono state indicazioni da parte dei singoli Stati volte al ridimensionamento dell’offerta ospedaliera.

Gli indicatori di offerta ospedaliera in questi ultimi anni hanno presentato una tendenza alla riduzione compatibilmente con i diversi provvedimenti adottati sia a livello nazionale sia regionale, finalizzati a promuovere lo sviluppo di un modello di rete ospedaliera. Le linee guida stabilite dal Ministero prevedono un modello di rete ospedaliera sviluppato in modo integrato con gli altri livelli di assistenza, demandando a questi ultimi diversi servizi a minore intensità assistenziale. Le indicazioni da parte del governo Centrale continuano pertanto a promuovere l'ulteriore passaggio dal ricovero ordinario al ricovero diurno e dal ricovero diurno all'assistenza in regime ambulatoriale, favorendo l'assistenza residenziale e domiciliare.

Tra il 2002 e il 2009 l’offerta di posti letto ospedalieri nelle varie regioni si è allineata alla media nazionale, passata da 4,3 a 3,5 posti letto per mille abitanti, con un range che va da 2,9 posti letto ogni mille abitanti in Sicilia e Campania a 4,4 in Molise. Nel periodo esaminato anche il numero di strutture ospedaliere si è ridotto da 1.286 a 1.172.

Fonte: Istat, “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”, edizione 2013

23 gennaio 2013
© Riproduzione riservata

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