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L'assistenza farmaceutica


26 SET - Secondo gli ultimi dati OECD, l’evoluzione della spesa farmaceutica in Italia risulta essere in controtendenza rispetto agli altri Paesi EU15 , con un calo del 5% (si passa infatti da € 24,8 mld. nel 2007 a 23,7 mld. nel 2011) a fronte di un aumento medio generale del 6%.
Analizzando il dato in termini pro capite, possiamo osservare come a partire dal 2007, e poi per gli anni successivi in misura crescente, la spesa farmaceutica italiana pro‑capite si ponga sotto la media della spesa nei Paesi EU15;  nel 2011 questa risulta pari a € 389,9, valore al di sotto della media EU15 del 14,5% ( € 56,4 pro capite). [TAVOLA 24].

La spesa italiana è quindi superiore a quella dei Paesi Bassi, Spagna, Danimarca, Lussemburgo, Regno Unito e Portogallo, mentre è inferiore a quella della Francia (-48%), del Belgio (-46%9), dell’ Irlanda (-33%),  della Grecia (- 21%), della Svezia (-20%), dell’Austria (-9%) e della Finlandia (-3%).
Il confronto è altresì distorto per effetto dalla diversa composizione per età delle popolazioni, per cui il divario reale è certamente maggiore, essendo l’Italia uno dei Paesi più vecchi in Europa.  Inoltre, il dato non coglie le misure di taglio della spesa farmaceutica pubblica e le altre politiche di razionalizzazione introdotte proprio a partire dal 2011, che implicano anch’esse una sottostima del gap fra Italia e EU15.
Per effettuare un confronto maggiormente significativo, si è quindi calcolata la spesa farmaceutica pro‑capite dei Paesi EU15 “pesandola” però per il diverso bisogno espresso dalle popolazioni, come peraltro è invalso fare nel sistema sanitario italiano, quando si confrontano i dati a livello regionale.  I pesi per età adottati sono quelli del Ministero della Salute, utilizzati anche dall’OsMed (Osservatorio Nazionale sull'Impiego dei Medicinali).

Utilizzando il dato pesato per età, la spesa pro‑capite Italia risulta inferiore agli altri Paesi EU considerati già dal 2006, ed il divario risulta essere nettamente maggiore arrivando ad un gap del 21,4% nel 2011 (un differenziale del 7% rispetto al confronto non “pesato”).  [TAVOLA 25]
Uno sguardo al mercato dei farmaci equivalenti: la quota di mercato sembrerebbe significativamente superiore nei nuovi Stati Membri dell'EU caratterizzati da minore reddito e da livelli storicamente bassi di protezione della proprietà intellettuale.
L’Italia avrebbe un quota in valore degli equivalenti largamente superiore a tutti gli altri principali paesi EU, con il 32,2% (un aumento del 6% rispetto al 2010), seguita dalla Germania con il 30,6% (+1% rispetto al 2010).  Le quote decisamente più basse si osservano in Svizzera ed Olanda (rispettivamente 9,8 ed 11,8%). [TAVOLA 26]

Il dato Italia dell’EFPIA risulta però forse sottostimato;  secondo OsMed, infatti, il 32,2% del mercato si riferisce all’intero mercato dei farmaci a brevetto scaduto, comprendendo sia gli ex originator che i farmaci “generici equivalenti”, e non soltanto a questi ultimi.

26 settembre 2013
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