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Quando il tatuaggio ha finalità mediche. E qualcuno sta nei Lea


07 SET - Questi sono gli esempi dei tatuaggi con finalità mediche più noti:
-       Ricostruzione dell’areola e del capezzolo, a seguito di mastectomia
-       Tatuaggio endoscopico
-       Radioterapia Oncologica
-       Alopecia areata
-       Vitiligine
-       Camuoflage di cicatrici atrofiche e ipertrofiche e cheloidi
-       Esiti cicatriziali di labiopalatoschisi
-       Tatuaggio occhio, cornea
-       Ricostruzione delle ciglia e sopracciglia tramite il Permanent MakeUp (PMU "trucco permanente")
 
Attualmente il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) fornisce, attraverso i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), tra le prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale, anche il tatuaggio della cornea  ed il tatuaggio per pigmentazione del Complesso Areola-Capezzolo. Non tutte le Regioni però forniscono tali prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale dal momento che ogni Regione stabilisce quali prestazioni erogare in autonomia. Quindi, gran parte di questi trattamenti, vengono di fatto eseguiti al di fuori delle strutture sanitarie e non sappiamo quali procedure vengono seguite.
 
I vantaggi
L’adozione di questa tipologia di tatuaggi con finalità medica, come ad esempio nel caso della ricostruzione del  complesso areola-capezzolo, consente di evitare un secondo intervento chirurgico di tipo tradizionale e dà luogo ad un risparmio:
•  di sala operatoria
•  di ore medico di sala operatoria
•  di ore medico per la gestione pre e post intervento chirurgico
consentendo in definitiva consistenti risparmi per il Sistema Sanitario, laddove si ipotizzi che questo modello, con un protocollo validato, possa essere adottato a livello nazionale.
 
Oltre a ciò ci sono vantaggi connessi al fatto che, rispetto ad altre tecniche ricostruttive, non genera cicatrici ed è essenziale per un buon esito estetico finale, ai fini del benessere psico-fisico della paziente.
 
Non esistono linee-guida specifiche per i tatuaggi con finalità medica. Per alcuni di questi tatuaggi, per esempio quelli eseguiti a seguito di ricostruzione di parti anatomiche dopo incidenti o interventi chirurgici, ci si può riferire alle norme che disciplinano il settore dei dispositivi medici. Ma, in generale, i requisiti sono gli stessi previsti dalle citate Circolari del Ministero della Sanità del 1998, nonché dalle delibere o leggi regionali e dai regolamenti comunali che regolano le attività di tatuaggio. Tuttavia le circolari non entrano nel merito delle procedure e dei protocolli diagnostico-terapeutici che dovrebbero essere seguiti in questi casi. L’assenza di tali procedure e protocolli potrebbe comportare seri rischi per i pazienti, se si tiene conto che tali tatuaggi vengono spesso effettuati al di fuori delle strutture ospedaliere e delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale. Inoltre questi tipi di tatuaggi vengono spesso eseguiti da personale non medico che necessiterebbe di una qualificazione specifica, visto che le procedure devono comunque rispettare le fondamentali regole di sterilità molto simili a quelle utilizzate per gli interventi chirurgici. Ecco perché si ritiene comunque opportuno che, i tatuaggi con finalità medica ricadano in un settore controllato, come quello citato dei dispositivi medici, o che  venga introdotta una normativa specificaad hoc, ai fini di una maggior tutela dei pazienti interessati. Siamo, tuttavia, a conoscenza di alcune “Breast Unit”, ad esempio in Veneto, che effettuano la dermopigmentazione senologica avvalendosi di una equipe multidisciplinare, seguendo un appropriato percorso diagnostico-terapeutico che prevede un protocollo igienico-sanitario con l’utilizzo di materiali, attrezzature ed ambienti di lavoro idonei.
 
In genere, il tatuaggio con finalità medica costituisce una fase della procedura medica, che interviene a valle del percorso diagnostico-terapeutico.  Ci troviamo di fronte a persone che hanno vissuto o vivono una fase della loro esistenza nella sofferenza e nella paura della perdita di se stessi e dei propri cari. Se pensiamo ad esempio alle pazienti con patologie oncologiche, sottoposte a interventi chirurgici (mastectomia etc.), oltre a questa convivenza costante con la sofferenza e con la paura, queste donne rischiano di perdere anche la propria identità e la propria femminilità. Quindi i vantaggi  per queste pazienti  sono quelli di recuperare il proprio aspetto fisico, cercando di raggiungere un riscontro gradevole di se stessa  anche a livello estetico, evitando un ulteriore intervento chirurgico. Ciò consente di non chiudersi in se stesse, nella propria sofferenza anche psicologica, ma di recuperare la propria immagine e la propria femminilità, per continuare a interagire con il mondo esterno, e condurre una vita attiva mantenendo le normali relazioni sociali.
 
Fonte: Iss

07 settembre 2015
© Riproduzione riservata

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