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Oms Europa: “In arrivo una nuova tempesta pandemica e si chiama Omicron. Servono misure contenitive e più vaccinazioni”


Con un lungo post sul sito della sezione europea dell’Oms, il direttore Kluge traccia uno scenario allarmante sull’evoluzione della pandemia a seguito della apparentemente inarrestabile avanzata della nuova variante che sembra raddoppiare la sua presenza ogni giorno e mezzo rischiando di mandare molto presto in tilt i sistemi sanitari. E lancia le tre "P": Proteggerci attraverso la vaccinazione, Prevenire ulteriori infezioni e Preparare i sistemi sanitari per un'ondata di casi.

21 DIC - “E’ in arrivo una nuova tempesta pandemica e a provocarla è la variante Omicron”, a parlare è oggi il direttore regionale dell’Oms Europa Hans Henri P. Kluge in un lungo post sul sito della sezione europea dell’Oms.
 
“Omicron – scrive Kluge - sta diventando, o è già diventata, dominante in diversi paesi, tra cui Danimarca, Portogallo e Regno Unito, dove il numero dei casi ad essa riferiti raddoppia ogni giorno e mezzo, generando tassi di trasmissione mai visti prima”.
 
“Entro poche settimane, Omicron dominerà in più paesi della regione, spingendo ulteriormente al limite i sistemi sanitari già oggi a livelli di guardia”, aggiunge Kluge che sottolinea come “l'enorme volume di nuove infezioni da COVID-19 potrebbe portare a più ricoveri e interruzioni delle normali attività dei sistemi sanitari e di altri servizi critici”.
 
“Questa variante – aggiunge - può eludere l'immunità acquisita e quindi può infettare coloro che hanno già avuto il Covid, coloro che non sono vaccinati e coloro che sono stati vaccinati molti mesi fa. I dati evidenziano che gli individui che si sono ripresi da COVID-19 hanno da 3 a 5 volte più probabilità di essere reinfettati da Omicron rispetto a Delta. Mentre non sappiamo ancora se Omicron causi una malattia più grave della variante Delta”.
 
“La scorsa settimana, l'Europa e l'Asia centrale hanno registrato 27.000 ulteriori decessi per COVID-19 e 2,6 milioni di nuovi casi. Le infezioni, ancora prevalentemente dalla variante Delta, sono ora superiori del 40% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, ma dalla sua identificazione, 27 giorni fa, la variante Omicron è stata rilevata in almeno 38 dei 53 Stati membri della Regione Europea dell'OMS”.
 
C’è comunque una nota positiva: “Le prime prove supportano l'ipotesi che i vaccini COVID-19 continuino a fare il loro lavoro e salvare vite umane – ha deto il direttore di Oms Europa – e sulla base di quanto vediamo con i primi casi di Omicron segnalati all'OMS/Europa, l'89% ha riportato sintomi comuni di COVID-19: tosse, mal di gola, febbre”.
 
Altra cosa che sappiamo è che “fino ad ora, il virus è stato trasmesso principalmente tra gli adulti tra i 20 e i 30 anni, diffondendosi inizialmente nelle grandi città e in gruppi associati a riunioni sociali e di lavoro”.
 
Che fare? Kluge ha lanciato le tre “P”: proteggerci attraverso la vaccinazione, prevenire ulteriori infezioni e preparare i sistemi sanitari per un'ondata di casi.
 
Proteggerci: “E’ fondamentale aumentare la somministrazione del vaccino, che si tratti di una prima, seconda o una dose aggiuntiva/di richiamo, a partire dalle persone a rischio di COVID-19 grave e dagli operatori sanitari. Dobbiamo proteggere i vulnerabili. E dobbiamo anche proteggere la nostra forza lavoro sanitaria per salvaguardare i sistemi sanitari”.
 
Prevenire: “La vaccinazione offre la migliore protezione contro malattie gravi e morte, e questo va di pari passo con altre misure che tutti noi possiamo adottare per prevenire l' infezione. Sappiamo tutti che questo significa: evitare spazi affollati, chiusi e confinati; mantenere una distanza fisica dagli altri; lavarsi spesso le mani; indossare una maschera; tossire o starnutire in un gomito piegato o in un fazzoletto; e aerare adeguatamente gli ambienti interni.
In questo periodo dell'anno in cui ci sono molti incontri sociali, valutare il rischio e il rischio per gli altri e dare la priorità solo agli eventi veramente importanti”.
 
Preparare: “I governi e le autorità – sottolinea Kuge - devono preparare i nostri sistemi di risposta per un'impennata significativa. Le autorità sanitarie devono aumentare le capacità di test e tracciabilità; coinvolgere l'assistenza sanitaria di base nella gestione dei casi; preparare gli ospedali per un'ondata e sostenere gli operatori sanitari e in prima linea”.
 
“Dopo 2 anni – conclude - i nostri operatori sanitari vengono nuovamente sottoposti a severi test. È profondamente preoccupante che uno su 5 soffra di ansia e depressione a causa della pandemia. Le loro preoccupazioni devono essere affrontate e il loro bisogno di condizioni di lavoro gestibili deve essere sostenuto”.

21 dicembre 2021
© Riproduzione riservata


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