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Una donna su sei partorisce con il Covid e sei su dieci non erano vaccinate al momento del parto. I dati di 12 ospedali “sentinella” della Fiaso


“La presenza di pazienti gravide positive - sottolinea Fiaso - pone un problema dal punto di vista gestionale: a differenza di tante altre condizioni di positività che possono essere gestite in reparti multidiscliplinari, una partoriente positiva al Covid va ricoverata nei reparti di Ostetricia e questo impone la duplicazione dei percorsi per l’assistenza di pazienti negative e positive, che devono essere separate, con il conseguente raddoppio delle risorse necessario”.

27 GEN - Una donna in gravidanza su sei partorisce con il Covid. È la rilevazione Fiaso fatta attraverso il network degli ospedali sentinella che monitorano l’andamento della curva pandemica.
 
Ad analizzare i dati relativi alle gravide ricoverate nelle aree Covid dei reparti di Ginecologia e Ostetricia sono stati 12 ospedali aderenti alla rete sentinella.
 
Su un totale di 404 parti eseguiti nelle 12 strutture sanitarie nella settimana dal 18 al 25 gennaio, 65 sono avvenuti in area Covid. Complessivamente, dunque, il 16% delle gravide ha contratto l’infezione da Sars-Cov-2 e ha partorito con il Covid.
 
Tra le donne risultate positive al momento del parto, il 60% non era vaccinato e il 5% aveva sviluppato sintomi respiratori e polmonari tipici della malattia da Covid. Un solo neonato, figlio di una non vaccinata, ha contratto l’infezione.
 
Complessivamente, inoltre, è stata analizzata la condizione vaccinale di tutte le partorienti, sia le donne positive al virus sia le donne senza infezione: la percentuale delle vaccinate era solo del 53%.
 
Di contro, questo significa che il 47% delle donne in attesa e in procinto di partorire non aveva ancora fatto la profilassi vaccinale contro il virus Sars-Cov-2, “nonostante - ricorda Fiaso - sia raccomandato dal Ministero della Salute e dalle società scientifiche dei ginecologi e dei pediatri”.
 
“Una donna incinta su due non è vaccinata e il rischio, con l’ampia circolazione della variante Omicron, di contrarre l’infezione da Sars-Cov-2 durante i nove mesi, nei quali la donna è più suscettibile, è altissimo e può generare complicanze nella gravidanza, per la salute della donna e del bambino. È necessario insistere sulla necessità di vaccinarsi in gravidanza per prevenire l’infezione e minimizzare il rischio di complicanze; in questo il ruolo dei ginecologi è fondamentale per fugare le paure di una donna in attesa”, dichiara Giovanni Migliore, presidente Fiaso.
 
“La presenza di pazienti gravide positive - aggiunge la Fiaso - pone un problema dal punto di vista gestionale: a differenza di tante altre condizioni di positività che possono essere gestite in reparti multidiscliplinari, una partoriente positiva al Covid va ricoverata nei reparti di Ostetricia e questo impone la duplicazione dei percorsi per l’assistenza di pazienti negative e positive, che devono essere separate, con il conseguente raddoppio delle risorse necessario. È un impegno importante e ulteriore per le aziende sanitarie e ospedaliere che da due anni sono in prima linea nell’emergenza. Occorre rivolgere ancora una volta un appello alla vaccinazione a tutte le donne incinte che ancora non hanno aderito alla campagna”.
 

27 gennaio 2022
© Riproduzione riservata


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