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Infezioni ospedaliere chirurgiche. In Europa 1,6 casi ogni 100 interventi. In Italia incidenza più bassa rispetto alla media europea


Monitorati circa 2.500 ospedali di 13 Paesi per un totale di 1,2 milioni di interventi. In tutto poco meno di 20mila casi di infezione con una percentuale variabile dallo 0,6% per la chirurgia della protesi del ginocchio al 9,5% per la chirurgia del colon aperto. Sotto osservazione nove tipi di procedure chirurgiche: innesto di bypass coronarico, colecistectomia a cielo aperto e laparoscopica, chirurgia del colon a cielo aperto e laparoscopica, taglio cesareo, protesi dell'anca, protesi del ginocchio e laminectomia. La situazione italiana migliore o in media per tutti gli indicatori. IL RAPPORTO.

09 MAG -

Tra il 2018 e il 2020, sono state segnalate quasi 20.000 infezioni del sito chirurgico (SSIs) su un totale di oltre 1,2 milioni di interventi chirurgici in 13 paesi UE/SEE che partecipano alla sorveglianza sulle SSIs coordinata dall'ECDC e che ha monitorato oltre 2.500 ospedali che fanno parte di questa rete di sorveglianza. L’incidenza è quindi di circa 1,6 casi ogni cento interventi.



Le SSIs sono tra le più comuni infezioni nosocomiali acquisite dai pazienti durante la loro degenza in ospedale o in altre strutture sanitarie.

Le SSIs sono associate a degenze ospedaliere postoperatorie più lunghe, possono richiedere ulteriori procedure chirurgiche, possono richiedere cure intensive e possono comportare una maggiore morbilità e mortalità.

Il protocollo dell'ECDC per la sorveglianza delle SSIs comprende nove tipi di procedure chirurgiche: innesto di bypass coronarico, colecistectomia a cielo aperto e laparoscopica, chirurgia del colon a cielo aperto e laparoscopica, taglio cesareo, protesi dell'anca, protesi del ginocchio e laminectomia.

La percentuale di SSIs variava a seconda del tipo di procedura chirurgica, variando dallo 0,6% per la chirurgia della protesi del ginocchio al 9,5% per la chirurgia del colon aperto.

Quasi un terzo di tutte le SSIs sono state diagnosticate negli ospedali, mentre la metà è stata rilevata dopo la dimissione dall'ospedale.

Per il restante 20% circa delle SSIs, la data di dimissione era sconosciuta e non è stato possibile stabilire il luogo di rilevamento delle SSIs.

Complessivamente, le specie Enterococcus (17,6%), Escherichia coli (17,2%) e Staphylococcus aureus (15,2%) sono stati i microrganismi più frequentemente riportati che causano le SSIs.

Il numero di paesi UE/SEE partecipanti è rimasto lo stesso nel 2018-2019 rispetto al 2017, ma sia il numero di paesi segnalanti che il numero di procedure chirurgiche segnalate sono diminuiti nel 2020.

Questo perché la pandemia di COVID-19 ha influenzato la raccolta di dati come è accaduto anche per altre attività di sorveglianza della salute pubblica in tutti i paesi dell'UE/SEE.

In proposito l’Ecd rileva che il fatto che non tutti i paesi UE/SEE partecipino a questo sistema di sorveglianza limita la rappresentatività dei risultati.

Tuttavia, osserva sempre l’Ecdc, la sorveglianza rimane una componente chiave nella prevenzione delle infezioni nosocomiali e uno strumento prezioso per monitorare l'efficacia delle misure di prevenzione e controllo.

I dati italiani a confronto con gli altri Paesi monitorati
Complessivamente l’Italia presenta una situazione migliore rispetto alla media per otto indicatori, mentre per quello della chirurgia della protesi del ginocchio, è in perfetta media europea, come si può riscontrare dalle tabelle seguenti del rapporto Ecd.

In Italia si rileva una media di 1,2 casi di infezione su 100 interventi chirurgici effettuati a fronte della media europea di 1,6 casi.











09 maggio 2023
© Riproduzione riservata

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